Mi è venuto un dubbio: qual’è la cosa che odiate di più?
Vietato rispondere: “Il tuo blog”!!!
Scherzi a parte, mi è capitato proprio oggi di pensare: quali sono le cose che stanno più sull’anima delle persone?
Saranno le stesse che odio anch’io… o altre?
Personalmente non ho qualcosa che odio veramente, ma molte faccio fatica a digerirle, questo si.
Non le metto in ordine, le elenco come mi vengono in mente.
La violenza su una donna: non solo sessuale o fisica: parlo di quella violenza che porta una donna a morire un po’ dentro ogni volta che le accade, anche quando fa finta di farsela piacere. Vedi il chador per intenderci.
I bigotti, intendendo con questo le persone rigide ed intransigenti sulla propria morale, qualunque origine abbia.
I moralisti: quelli che vorrebbero che tutto il mondo si comportasse secondo le loro idee “Perchè così e giusto!”
Le campane della chiesa che ti svegliano al mattino.
Quelli che ti si incollano al culo in autostrada…
E a voi? Cos’è che vi sta più sulle balle?
Tag Technorati: Violenza sulle donne, bigottismo, moralismo
Buongiorno Franz 🙂 è da un pò che non mi faccio sentire… ma leggo sempre molto attentamente le notizie provenienti dal tuo blog…
Bellissima la domanda oggi… alla quale proverò a rispondere…
Per quanto mi riguarda.… dipende un pò dalla giornata… ma se si parla di odio “generalizzato”… beh… allora odio i politici… i conduttori tv… i giornalisti… etc etc… e cioè tutte quelle persone che hanno in mano uno strumento d’impatto come la tv… e lo utilizzano solo ed esclusivamente per fini propri…
Ho letto più notizie interessanti nel tuo blog in qualche mese che in migliaia di tg.…
Buona giornata!! 🙂
Ohila, ben tornato!
La violenza, sempre in tutte le sue forme e con le sue mille maschere
Monica
Immagino che la violenza stia al primo posto, ma… mi piacerebbe sapere cosa nella violenza ti produce un problema… di fatto la violenza e la morte sono costanti della vita su questo pianeta, le troviamo ovunque in natura, nel nostro stesso corpo… cosa dunque della violenza ti produce questo sentimento?
Sei in vena di domande oggi, eh? 🙂
eccomi. La morte è una manifestazione della realtà come il dolore, la paura, la separazione, da cui si può trarre anche la forza positiva, l’energia.
Dalla violenza, che crea sempre una relazione squilibrata tra due posizioni, rendendone una maggiore e una minore, viene fuori l’ingiustizia, l’abuso, la menzogna, l’obbedienza cieca e il vittimismo. Quando c’è un conflitto tra due posizioni la nonviolenza è l’unica soluzione creativa in cui ci vuole forza e coraggio, che ti porta le due parti all’equivalenza senza azzerarne le disparità.
Monica
Urka! Questa mi è piaciuta!
Si, oggi ero in vena di domande, hai ragione… ma perchè mi sono reso conto che mi piacerebbe molto che questo blog divenisse un punto in cui le persone possono trovarsi a parlare di qualcosa che non siano le tette della tipa del grande fratello, e magari confrontarsi, come nel caso dell’articolo di Sting sul lavoro, senza temere qualche giudizio idiota. E devo dire che la possibilità sembra esserci.
La violenza, dici tu, crea una relazione squilibrata. Premesso che non mi reputo una persona violenta, credo di aver compreso che la violenza è tale solo fino a quando la si guarda in un dato modo. Alla fine anche la morte, che tu stessa ammetti come manifestazione della realtà, è una cosa di una violenza inaudita, terminale.
ma l’aspetto che più mi interessa nella tua risposta è quello che porta all’ingiustizia. Al concetto di giusto e ingiusto. E allora (scusa, ma sono in vena di domande ancora, ma non per una provocazione, è che proprio sono alla ricerca di una comprensione), mi puoi definire questa differenza, tra ciò che è giusto e ciò che non lo è?
Giuro che non è una domanda retorica!
“Premesso che non mi reputo una persona violenta, credo di aver compreso che la violenza è tale solo fino a quando la si guarda in un dato modo.”
Premesso che mi sento ancora lontana dal poter affermare di non essere una persona violenta, credo che la violenza sia tale quando la sento, la percepisco, la annuso, la ascolto come tale, quindi per parlare di me quando mi sento in una posizione minore (es.talvolta col capoufficio che urla di aver sempre ragione) o maggiore (se rimprovero il mio bambino per non aver fatto cosa gli avevo chiesto). mi piace questa cosa del Maggiore e del Minore, ma non è mia ma di Pat Patfoort.
Dopo Platone, Aristotele, i giunaturalisti, e la filosofia socialista, arrivo io e ti risolvo il dubbio sulla giustizia? ci sto ancora lavorando…
Un abbraccio
Monica
ps concordo che questa linea del tuo blog è molto interessante
Ma non è che pretendessi risposte risolutive… solo sono curioso di conoscere la tua definizione… tutto qui. ma non per altro, perchè proprio mi interessa cosa pensi in merito!
Dai, così mi sento più a mio agio.
Lasciando da parte giustizia sociale, universale, etc, non ho definizioni standard, ma proprio perchè non le ho nella mia testa. Ciò che mi si presenta quando valuto giusto o ingiusto, così come bello o brutto è il più delle volte un ” giudizio” sottoposto soprattutto a variabili di tempo e di spazio.
Quello che era giusto per me a 20 anni ora non lo è più, o alcune volte solo in alcuni contesti o situazioni. Insomma è un casino…
Monica
Sai, sostanzialmente mi trovi molto d’accordo… personalmente penso che la violenza venga vista nel modo sbagliato. Chiaro che a nessuno fa piacere subire violenza, e suppongo altrettanto a pochi infliggerla, ma… il punto sta proprio nel fatto che la definizione di violenza nell’accezione emotiva che gli si da oggi è direttamente derivante dalla concezione di giusto o ingiusto, e quindi in definitiva dalla morale, che ha la pessima abitudine come dici giustamente tu, di variare anche in modo forte, a seconda del paese, del momento, della società, dell’educazione, della religione… e chi più ne ha, ne metta.
La paura…
Odi la paura? Nel senso che odi aver paura?
Oh bella, la violenza… La violenza gratuita, umiliante, portata a persone deboli, quella sì che mi fa diventare violento!!
E poi la supponenza di quelli nati con la “verità in tasca”; l’arroganza di chi è sempre due spanne sopra il mondo, quelli che sostano davanti alle porte, e quelli che in virtù di un’alto ideale (per loro) si permettono di frantumare i coglioni di tutti quelli che non la pensano come loro (clerical-oratori, campanari, processionari, Geovi, etc etc).
…Secondo voi quanta pare ha la paura in tutta questa violenza gratuita? e nel bigottismo, nel moralismo, nell’arroganza e in tutte queste manifestazioni di insensatezza umana?
Pronti… a domanda rispondo!
La paura nella violenza ha a parer mio una parte predominante, ma non come causa prima.La paura nasce dalla separazione, quella illusoria sensazione che io e te non siamo la stessa cosa. Nessuno si metterebbe a picchiare il proprio braccio per aver toccato il culo della bionda sul metrò, ma la bionda in questione ti ficca un cedro da esposizione! Qual’è la differenza? Io percepisco il braccio come me stesso, parte di me, e quindi non ne ho paura. La bionda non la pensa nello stesso modo, e percepisce la mano a cucchiaietto come collegata a un cinghiale che non si rende conto di dove si trova, e ne ha paura.
Paura… il solo vocabolo ha un suono minaccioso, pauroso, appunto.
La paura è la madre della violenza volontaria, ma non ha nulla a che vedere con il principio della violenza. O forse si?
A te la palla!
Mah… Mi sono messa in un bel guaio!!! 🙂
Provo a rispondere con ordine. La violenza c’è dovunque in natura; violento può essere un temporale, un fiume che rompe gli argini, un leone che si pappa una gazzella. Ma tutto questo ci sembra inevitabile; riteniamo che faccia parte dell’ordine naturale delle cose. Ma se la violenza è compiuta dall’essere umano, poiché ci consideriamo esseri senzienti, evoluti, questo fatto ci sconvolge la vita e lo definiamo “ingiusto”.
Ma torniamo un attimo agli animali e al fatto che tutto è cibo e sesso. Loro aggrediscono per il territorio, cioè per assicurarsi il cibo e il sesso.
Quando ero bambina mio Papà sosteneva che l’uomo è in assoluto “l’animale più feroce” perché è l’unico che può ammazzare per niente, per nessuna ragione direttamente legata alla sopravvivenza.
E dunque che cosa ci differenzia dagli animali? Sicuramente la consapevolezza di esserci e dunque anche di dover morire, di poter perdere tutto in un momento, di poter non essere amati/apprezzati/stimati quanto ci aspetteremmo…
Insomma abbiamo una gran paura. E così cerchiamo di “accumulare”, di diventare proprietari di beni, di affetti, di territorio, di potere, di altri uomini. Mentre un animale si procura giornalmente ciò di cui ha bisogno, noi cerchiamo conforto e sicurezza nell’arraffare quanto più possibile, nel cercare compensazioni di ogni genere. E tutto questo genera quel gran casino che è il mondo. E non è del tutto vero che nessuno si metterebbe a picchiare il proprio braccio: c’è gente che è di un autolesionismo incredibile.
Insomma, mi sono messa in un vero guaio, lo so!!!
Buona notte a tutti e grazie per questo bellissimo spazio di conversazione 🙂
Eh eh! Nessun guaio, suvvia!
Direi che la tua analisi mi piace molto, mi da molti spunti di lavoro. Solo su una cosa mi permetto di optare: se veramente l’essere umano avesse la consapevolezza di poter cessare la sua esistenza in un attimo… credo che la nostra vita sarebbe molto, ma molto diversa!
Buona notte anche a te! E sogni d’oro!
C’è qualcosa che mi sfugge.
Chissà che questo spazio di “chiacchiera” non mi aiuti a metterlo a fuoco…
Potremmo dire che l’universo intero è violento, ogni cosa che muore permette la vita di altri, ma in questo non c’è nulla di violento. Il leone che azzanna la gazzella alla gola è… definitivo, efficace, drastico, ma non lo trovo violento.
Mentre trovo moolto violento l’abuso, l’infierire gratuito, il compiacersi della propria forza mentre si tiene il piede calcato sul collo della vittima inerme.
Credo che la differenza la faccia il “come”, e il “perché”.
Se l’essere umano riuscisse ad essere “pulito” nell’azione, e a liberarsi dal “profitto” dei risultati, ci sarebbe forse meno violenza.
Forse la violenza è infliggere gratuitamente dolore e morte, compiacendosi dei risultati.
Ricordo che, nella Bagavad Gita, Krishna induce Arjuna a combattere, perché quello è il suo compito. Commetterebbe un errore nel sottrarsi al suo destino.
E quindi va ad ammazzare i suoi parenti!
Gesù afferma che il regno dei cieli sarà rapito dai violenti.……
Ogni secondo migliaia di cellule del mio corpo muoiono, mi nutro e uccido.
Un bel rebus, un bel tema di riflessione.
Ci provo…
La violenza non è negabile, a quanto vedo dai vari commenti, come “grandezza” oggettiva, come cosa che esiste, nonostante quello che si possa pensare. Sempre deducendo dai commenti, a quanto pare il prblema si presenta quando a fare le spese di una violenza è un inerme (compresi noi) o comunque qualcuno che soccombe.
Ma allora, il problema della violenza.… sta nella violenza, o in quei motivi che la generano e che noi possiamo ritenere giusti o sbagliati a seconda della nostra formazione morale, sociale e via dicendo?
Un bel rebus, davvero!!!
A proposito di consapevolezza di morire: c’è gente che, proprio perché comprende che la vita ha una data di scadenza, decide deliberatamente di non rinunciare a nulla e questo la trasforma in specie di mostri disponibili a qualsiasi meschinità e atrocità, pur di ottenere tutto e subito. Mira al profitto dei risultati dunque!
Ma un leone non mira al profitto? Se gli scappa di sotto il naso il cibo della giornata si incazzerà anche lui, un pochino. Ma si limiterà a starsene sdraiato all’ombra di un albero aspettando il giorno successivo.
Tuttavia… supponiamo che un giorno quel leone capisca che potrebbe morire per mancanza di cibo; che potrebbe ammalarsi, invecchiare perdendo il suo ruolo di maschio dominante (e che verrà sostituito da un maschio più giovane, più forte e più bello di lui!); capisce che un’alluvione o la siccità potrebbe costringerlo a trovare altri luoghi dove vivere, meno ostili, capisce insomma che la vita è impermanente. Io credo che improvvisamente gli verrebbe una gran paura! Allora cercherà di compensare questa paura, con ogni mezzo. Cercherà riparo dalle intemperie, troverà dei meccanismi di potere che gli permettano di governare il più a lungo possibile, di tenersi per sè la sua compagna a costo di costringerla a stare con lui; imparerà ad uccidere non una gazzella ma cento; dovrà usare l’ingegno per capire come conservarne la carne. Cercherà di accumulare, come una specie di Paperon de Paperoni che riempie il suo deposito di denaro (che si è procurato con ogni mezzo lecito e meno lecito) pur di percepire una sorta di sicurezza. Fittizia fin che volete ma è innegabile che Bill Gates possa concedersi una vita migliore del poveraccio che vive nelle favelas.
Quel leone compirà degli abusi; infierirà gratuitamente, si compiacerà della propria forza mentre tiene la zampa calcata sul collo della vittima inerme.
Altri leoni faranno come lui, scoppieranno guerre, ci sarà un escalation di violenza che raggiungerà livelli inauditi.
Non so, forse tutta questa follia collettiva, questa violenza che noi in queste nostre conversazioni stiamo definendo gratuita e ingiusta, è uno scotto evolutivo da pagare. Più consapevolezza – più paura – più violenza…
Questo fino a quando questa consapevolezza terrorizzante dovuta al fatto che tutto si trasforma e che qualcosa in ogni momento potrebbe sconvolgere l’esistenza del povero leone non farà un altro salto evolutivo.
Può d’arsi che un leone più saggio degli altri cominci a capire che tutto quel bisogno irrazionale, convulso, parossistico di accumulare, compiuto nel tentativo di attenuare la paura della perdita, è solo uno sforzo inutile che produce solo ulteriore sofferenza.
Che fareste voi se foste quel leone?
Nascondereste la testa sotto la sabbia per non vedere? (questo per altro è il rischio di una certa idea bigotta di pacifismo). Vi rinchiudereste in un eremo lontani dal mondo e dalle sue folli dinamiche cercando il significato ultimo della vita? Sareste presi da una noia irrefrenabile perché vivete in un mondo che perde tempo a urlare, sbraitare, sbranarsi, uccidersi, torturare, stuprare, guerreggiare, buttare bombe e via dicendo consapevoli che tutto questo è solo una gran perdita di tempo? Cerchereste di ricavarvi spazi di piacere prendendovi dalla vita il meglio che potete – possibilmente senza abusi – lasciando che il mondo si impicchi?
Oppure combattete la vostra battaglia, forse non necessariamente eroica come quella di Arjuna, ma giornaliera e costane per cercare di spostare qualcosa nella mente di chi vi circonda, di fare un briciolo di luce…
Insomma voi cosa fareste? Ve lo domando perché, facendo qualcosa, si rischia anche di girare a vuoto, di non avere strumenti/mezzi/armi adeguati per agire in modo costruttivo, per spostare qualcosa davvero. Si rischia di finire nella mischia intrappolati nelle stesse dinamiche distruttive, e magari, nella sensazione di impotenza, si può essere presi da rabbia e sconforto trovandosi così su una china discendente…
Quindi, ancora una volta, molto importante è il “come” e non solo il “che cosa”.
Non fatemi più domande ve ne prego altrimenti poi vi tocca sciropparvi questi vaneggiamenti!!!
Oppure potreste domandarci che cosa amiamo di più della vita… Non riesco a immaginare come risponderebbe Umberto Veronesi 🙂
Mah, guarda Valeria, per profitto non intendo la soddisfazione dei bisogni primari, quindi il leone sarebbe violento solo se uccidesse cento gazzelle ( non una, per soddisfare la fame) e ne accumulasse la carne, se costringesse con la forza la leonessa a stare con lui, se facesse la guerra agli altri leoni per il predominio di un territorio più grande di quel che gli serve e può gestire. Come l’essere umano.
Credo che l’equazione (+ paura = + violenza) sia esatta, la consapevolezza non c’entra con la violenza. Del resto se REALIZZI che la tua vita può finire… ADESSO, ti assicuro che guarderai la vita di tutti con più compassione e rispetto.
Bill Gates ha sicuramente mooolte più possibilità, di me (credo anche di te…) ma sei certa che sappia come trasformarle in una vita migliore?
E poi cos’è “migliore”? (mi spiace, una domanda per te!)
Il 90% a cui si chiede cosa farebbe se vincesse alla lotteria, risponde che cambierebbe la macchina e la casa… sai che miglioramento di vita!!
Intendo dire che dopo 15 giorni (o 40, o 200 non importa) si tornerebbe ad essere vuoti come prima, ma con più roba intorno, se non si è in grado di cogliere una “possibilità” di utilizzare il denaro.
Certo una possibilità è mettersi in un angolo e lasciare che il mondo isterico ti passi a lato, possibilmente senza schiacciarti i piedi, ma io credo in una cura, non una battaglia, “omeopatica” per questo pianeta. Dove il singolo è una molecola di CH1000, che trasforma, cominciando da sé stesso, il nero in grigio e poi in bianco, dando il via ad una riconversione delle cause. Certo non vedrà il risultato, continuerà ad essere circondato da violenza, arroganza, paura. Bisogna crederci e pensare che possiamo fare la nostra parte anche in un processo che dura un tempo che non è quello della nostra limitata vita.
Ti auguro una dolce notte.
Cavoli! Devo decisamente imparare a esprimermi un po’ meglio, del resto non è facile farsi capire in poche righe quando si affrontano temi come questi.
Intendevo anch’io che il “profitto” diventa un atto di violenza ingiusta e ingiustificabile quando è finalizzato ad accumulare e non a procurarsi il necessario per vivere.
Leggo che anche tu ritieni valida l’equazione +paura=+violenza (e comunque + sofferenza!).
Ma qual’è l’origine della paura? da dove nasce? Secondo me dal fatto di renderci conto di essere qui in transito, venuti non si sa da dove e non si sa perché per andare non si sa dove. Nasce dalla consapevolezza della provvisorietà non solo della vita stessa ma anche di tutto quello che ci circonda e che riteniamo ci “appartenga”.
Ognuno ha le sue paure, chi di finire sul lastrico, chi di non essere amato, chi di perdere i figli e le persone che ama, chi di subire ingiustizie dal prossimo, altri delle malattie… La paura di morire immagino sia la più diffusa! Non per questo reagiamo tutti con violenza o aggressività a queste paure, per fortuna non siamo tutti uguali…
Ma credo davvero che questa spirale “male di vivere – aggressività” dipenda in gran parte dal rapporto “coscienza di sé/ paura della perdita / attaccamenti / ricerca di sicurezza (anche se fittizia) / arraffare tutto anche con l’uso della forza / conseguente compensazione della paura (seppure effimera)”…
Riconosco che il rischio di questa visione è quello di giustificare tutto: qualcuno potrebbe sentirsi legittimato nel compiere piccole o grandi ingiustizie, qualcuno che non capisce quanto tutto questo porti solo ad altra sofferenza e non solo nel mondo ma anche in sé stesso.
Ciao Sting, a presto 🙂
P.S.: bellissima la visione della cura omeopatica…
P.S.: visto che me lo domandi: cos’è migliore? Purtroppo, o per fortuna, ciò che per me è migliore non si può comperare. Gli affetti, la salute, la conoscenza… Cose di questo genere che non si trovano sulle banacarelle di un mercato. Smack!