Ricerca della verità: cos’è la vibrazione 3
Proseguendo la dissertazione sull’energia come costituente fondamentale, anche se variegatamente addensato, dell’universo, il passo successivo è quello di vedere se per caso non esista allora una qualche logica, in tutte quelle dichiarazioni, osservazioni e soprattutto in tanta, tanta letteratura, che da parecchio tempo (stiamo parlando di decine di migliaia di anni), vanno gridando questo principio, che solo ora la nostra sedicente scienza sta iniziando ad intuire, ovvero che c’è molto di più nell’universo di quanto l’uomo non solo è in frado di percepire, ma addirittura di immaginare.
E questa è la brutta notizia (si fa per dire: per uno che ama la ricerca trattasi di manna a tutti gli effetti!).
La buona notizia è che, nonostante quanto la comunità scientifica abbia tentato di fare per convincere tutti del contrario, esistono strumenti e metodi per poter percepire ciò di cui fino a ieri non potevamo neppure supporre l’esistenza.
Incidentalmente, questa “energia oscura” (nel senso di non visibile, ma per ora senza collegamenti con quella di recente scoperta), se ne riusciamo ad ammettere l’esistenza, riesce a spiegare come mai cose come l’agopuntura e l’omeopatia hanno un effetto reale, concreto, e che sempre più persone stanno iniziando a sperimentare.
Sempre incidentalmente, ragionando in questi termini, riusciamo a spiegare stranezze scientifiche come la duplice natura della luce, o l’ubiquità dei fotoni. O per spingerci ancora di più nel campo della fisica di frontiera (nemmeno poi così tanto spinta: già Einstein ne parlava), riusciamo a dare un senso a quel fenomeno detto “Entanglement” (volgarmente: accoppiamento), a causa del quale in alcune classi subatomiche sembra esista un’unità per coppie tale per cui quello che succede ad una particella si trasmette istantaneamente e senza variazioni di sorta alla “sorella”.
E’ semplicemente una questione di vibrazione. Ecco. Ci siamo arrivati a questo diavolo di termine. Normalmente la parola vibrazione fa venire in mente qualcosa di oscillante in modo rapido ed alternato attorno ad un centro di equilibrio.
E non è che la faccenda sia così sbagliata. Solo è un poco restrittiva. Non è neppure facile parlare del senso peculiare in cui occorre intendere questo termine nel contesto di nostro interesse.
Vibrare infatti implica in genere un concetto di spazio (quello in cui la “cosa” che stiamo osservando vibra, appunto), e questo è qualcosa di cui dobbiamo liberarci in fretta, dato che lo spazio, come lo intendiamo noi, è completamente fuorviante.
Nel senso comune infatti, lo spazio viene inteso come distanza, e da’ quindi un senso di separazione. Se vogliamo cominciare a parlare un’altra lingua, occorre che utilizziamo questo concetto nel senso di territorio; lo “spazio” in cui accade qualcosa.
Ecco allora che possiamo iniziare a parlare per esempio di “spazio di esperienza”, come nominato in qualche post tempo addietro.
Il termine “spazio” in questo caso fa riferimento ai limiti entro cui l’esperienza in questione può avere luogo.
La vibrazione, per gli scopi di questa serie di post, dovrebbe essere intesa come lo spazio in cui si esplica una particolare natura di energia.
Per esempio: la radiazione luminosa, ovvero quell’energia la cui frequenza varia tra un limite inferiore ed uno superiore fuori dai quali non è più visibile, ha un suo spazio di esistenza, che gli uomini definiscono “luce”.
La vibrazione, nel senso più semplice, è quell’attributo che definisce il colore che gli uomini percepiscono. La frequenza appunto, che guarda caso è definita come numero di oscillazioni nell’unità di tempo.
Ma… c’è molto altro. La vibrazione della luce può arrivarci addosso e produrre in noi diversi effetti: calore, piacere, ustione, dolore. Dipende da come ci arriva, ed a quale frequenza. Con quale vibrazione, in altre parole.
Continua
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