Ricerca della verità: cos’è la vibrazione 6, il suono
Come la materia è uno stato densificato di un’energia diversa, allo stesso modo molti aspetti della nostra vita e del mondo in cui viviamo sono de facto una rappresentazione simbolica densificata di altri principi, a loro volta più “sottili”.
In questa serie di articoli sulla vibrazione, ho cercato di introdurre un concetto: quello che non tutto ciò che vediamo è solo quello che sembra essere; in questo post, vorrei parlare di uno di questi aspetti, che forse è quello che ha più attinenza con il concetto di vibrazione, ovvero il suono.
Il suono è una vibrazione che si propaga in un mezzo elastico (solitamente si pensa all’aria, ma a tutti gli effetti il suono si propaga in tutti i mezzi, ovviamente con diversa capacità di penetrazione a seconda del materiale), e ha la caratteristica fisica di non potersi propagare nel vuoto.
Il fatto è che un suono non è altro che la rappresentazione densa di un’altro tipo di vibrazione, quella dell’energia in senso lato.
Ma qui, sulla Terra, dove un mezzo per la propagazione lo si trova più o meno sempre, il suono ha un valore particolare, in quanto è la cosa più vicina a una vibrazione più alta che l’essere umano possa emettere in modo percepibile dagli altri. Quando parliamo, urliamo, susurriamo o cantiamo, quello che arriva all’ascoltatore, non è solo una vibrazione fisica, ma anche qualcosa d’altro.
Per questo vi è una fondamentale differenza ad esempio, tra l’ascoltare un canto in una registrazione ed essere presenti dal vivo: quando ascoltiamo una registrazione, quello che si produce è una vibrazione fisica, che evoca al nostro interno una corrispondente vibrazione emotiva per assonanza. Un po’ come se avessimo all’interno un diapason emotivo, in grado di essere messo in vibrazione da una musica o da un suono.
Quando ascoltiamo un’esecuzione dal vivo della stessa registrazione, non arriva più solo la vibrazione fisica, ma anche la vibrazione emotiva dell’esecutore. I suoni prodotti da chi esegue fanno da tramite per ciò che l’artista (se è tale) sente al suo interno.
In più, vi è l’effetto della risonanza emotiva prodotta da tutti i presenti, che agisce su di noi come una sorta di enorme risuonatore. Tante persone raccolte per ascoltare qualcuno, per il solo fatto di essere tutti lì per lo stesso motivo, produrranno mediamente la stessa emozione, e anche noi saremo in qualche modo sintonizzati sulla stessa qualità, cosa che renderà la nostra assonanza ancora più profonda (altro fattore, è la differenza tra musica e suono, che tratterò in un prossimo post).
Nonostante quello che la scienza ufficiale è disposta o meno ad ammettere, una vibrazione prodotta con cognizione di causa, può realmente trasmettere qualcosa da un essere umano all’altro. Ecco cosa fa la differenza non solo tra un artista ed un altro, ma anche ad esempio tra un buon oratore e uno cattivo, o tra un trascinatore di folle e lo scemo del villaggio.
Esiste qualcosa all’interno di chi è in grado di trascinare una massa, che lo rende efficace nell’uso del suono. Si tratta di conoscenza tecnica naturalmente, ma anche di dote innata nella capacità di trasmettere qualcosa, ovviamente sia nel bene che nel male.
Hitler era un trascinatore di folle. Anche Ghandi lo era. Ma guarda un po’ erano esattamente agli antipodi.
Una cosa però li accomunava, al di là di tutto: la capacità di far vibrare una folla intera su un unico principio, un’unica onda.
Continua
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