Fusione nucleare con il laser: possibile. Ma anche utile? By – Ilia

In un articolo su Repubblica, viene descritto un nuovo esperimento che ha lo scopo di ottenere energia da un processo di fusione nucleare controllata.
Quello che si cerca di fare cioè è riprodurre i processi che normalmente avvengono nel cuore di una stella, e che ne consentono la vita.
Nello specifico quello che si tenta di fare è di fondere due isotopi dell’idrogeno, il deuterio e il trizio in un singolo atomo di elio, fusione che porta alla produzione finale di energia in eccesso.
La massa iniziale della fusione è infatti superiore a quella finale, e quella che manca viene trasformata in energia secondo la famosa equazione di Einstein, E= mc^2.
Questa reazione richiede però per aver luogo, temperature di centinaia di milioni di gradi, temperature che, se comuni all’interno di una stella, non sono di certo facili da ottenere e soprattutto da controllare in un laboratorio.

Benchè le basi teoriche di tutto questo siano note da tempo infatti, il problema è la tecnologia necessaria per il controllo del processo in ambito civile (in quello militare non c’è problema; nessuno vuole controllare alcunchè, e il risultato si chiama infatti “Bomba ad idrogeno“).

Nell’esperimento citato nell’articolo si parla di un sistema che dovrebbe ottenere le enormi temperature necessarie tramite due centinaia di fasci laser iperpotenti. Se l’energia ottenuta in uscita dal processo superasse quella utilizzata in entrata per realizzarlo ci sarebbe un guadagno netto senza scorie. L’autore dell’articolo sembra essere rimasto così affascinato da ipotizzare, insieme agli scienziati, la possibilità che tale ricerca possa portare nel prossimo futuro (10 anni circa) alla costruzione di centrali in grado di produrre energia di questo tipo in giro per il mondo.

Premesso che, come fisico, ritengo che esperimenti di questo tipo abbiano sempre una loro importanza intrinseca e ne appoggerei quindi convintamente il finanziamento, sono però anche molto scettico sulla riproducibilità di tali processi su larga scala, per due motivi.

Il primo è che per rendere la cosa interessante dal punto di vista dell’uso civile, il vantaggio di energia dovrebbe essere molto elevato, e questo non è così scontato vista l’enorme quantità di energia che bisogna spendere per alimentare i fasci laser più la complessa struttura che deve tenere sotto controllo tutto il processo (nell’articolo l’impianto è paragonato in dimensioni a 3 grandi campi da football).

Il secondo è che, pur ammettendo che si riesca a realizzare e controllare il processo di fusione, e a renderlo così efficiente da diventare interessante il suo utilizzo per produrre energia ad uso civile, sorgerebbe ilcentrale-eolica-offshoreproblema della sicurezza.

Siamo sicuri che saremmo disposti a costruire nei pressi delle nostre città tanti “piccoli” impianti di fusione nucleare, che nel caso di un guasto si trasformerebbero in potenti Bombe H?
Teniamo conto che qui non si parla di processi come quelli delle normali centrali oggi esistenti, in cui si raggiungono temperature di alcune centinaia di gradi, fino ad un massimo di 1600.
Nella fusione nucleare si parla di centinaia di milioni di gradi! Se qualcosa va storto ed il processo sfugge al controllo, non vedo come si potrebbe intervenire per fermarlo.

In più, per quanto concerne l’articolo, vi si accenna alle fonti energetiche rinnovabili (solari, eoliche, idro e geotermiche) con incredibile superficialità, dando per scontato che si tratti di sistemi interessanti ma comunque non efficienti.

Ma siamo sicuri? Quanti soldi vengono spesi per la ricerca sull’utilizzo di queste fonti che come la fusione nucleare sono pulite ma in più anche sicure, affinché il loro utilizzo diventi efficiente? E comunque, anche utilizzando oggi queste fonti su larga scala, semplicemente con la tecnologia attuale, si potrebbero risparmiare enormi quantità di quell’energia che continuiamo a produrre con i combustibili fossili come il petrolio, con il conseguente inquinamento.

Il problema non è forse che queste fonti energetiche sono difficili da monopolizzare, così da poterci speculare sopra? Come si può vendere l’energia termica o quella solare?
Fatto l’investimento iniziale per costruire l’impianto, il resto è gratis, non si può ne monopolizzare ne commercializzare.

E’ naturale che la maggior parte delle persone che leggono articoli come quello in questione non possano fare le debite considerazioni, non essendo degli esperti di fisica. A questo dovrebbero pensare appunto i giornalisti, cercando di creare quel “trait d’union” tra la comunità scientifica specializzata e il resto del genere umano, affinché l’essere uno scienziato non sia far parte di una casta estranea alla società, che si occupa di cose ritenute incomprensibili e spesso inutili.

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1 Commento
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Sting

Concordo riguardo alla ricerca del monopolio da gestire in un ottica di massimizzazione del guadagno.
Purtroppo questa è la mentalità che ha dato origine e linfa vitale al capitalismo, che in quanto sistema ad esapnsione continua, non può che produrre squilibri, che vengono ciclicamente livellati da crisi e guerre più o meno mondiali.
Questa mentalità si riflette anche sulle necessità energetiche, economiche, alimentari etc. Il 20% del mondo consuma come un’intero sistema solare, affamando, tra l’altro, il restate 80%.
L’universo funziona secondo un ritmo ciclico periodico, non è possibile continuare ad inspirare e basta, così come non è possibile continuare sempre a guadagnare, o a mangiare.
E poi, è proprio indispensabile andare da Milano a New York in 4 ore, perchè “il tempo è denaro”; perchè si deve “essere sempre connessi”; perchè i 19° C in estate devono diventare 28° C in inverno, nei nostri locali climatizzati?
Se non si volessei vivere al di sopra delle possibilità, i consumi sarebbero tranquillamente soddisfatti da fonti naturali, magari con piccole integrazioni, nulla di più. Ben venga la ricerca, ma forse è meglio cercare il modo di utilizzare intelligentemente quel che c’è, piuttosto che voler creare soli in garage, senza la testa e gli strumenti per gestirli.