Il volo di un gabbiano: quando tutto era straordinario.By Valeria
Dai giardini di San Giuliano si può osservare quella parte di laguna che si estende fra Mestre e Venezia. È davvero un bel colpo d’occhio!
Da lì un giorno osservavo il volo di un gabbiano; quanta eleganza in quel battito d’ali! Ma soprattutto quanta concentrazione in quel gesto, quanta attenzione nello scivolare sulle correnti d’aria, nel cogliere la corrente ascensionale per librarsi ancora più in alto, ancora più su, per poi discendere con un’ampia virata e planare con millimetrica precisione su un palo di ormeggio delle barche.
Ho osservato a lungo quel volo mentre sullo sfondo, ogni tanto, passava un aereo diretto all’aeroporto Marco Polo.
Quel gabbiano non sa nulla di ingegneria aeronautica, non possiede alcun brevetto da pilota, si affida integralmente al suo istinto. E non sbaglia una manovra.
Ho provato ad immaginare quale profondo piacere può produrre il volo senza altre ragioni che il volo stesso. Senza alcuna dispersione.
L’essere umano, con tutti i suoi titoli di studio, con le letture di una vita, con la sua mente raffinata ed evoluta, inciampa, cade, non sa stare in equilibrio, si confonde, si agita.
Ma soprattutto perde, in età adulta, la capacità di diventare l’azione stessa, di ricercare il piacere nella precisione del movimento, nell’ascolto, nell’osservazione.
Egli si muove per uscire di casa, ma con la mente non è lì, con la mente non sta aprendo la porta di casa sua, non la sta richiudendo alle sue spalle; egli con la mente è già fuori, è già arrivato sul posto di lavoro; con la mente è già assorbito in tutti i casini che troverà in ufficio o dalle belle gambe della collega.
Egli si lascia trascinare dalla corrente dei suoi pensieri e delle sue emozioni confuse. Cerca di fare ordine con la mente, cerca un filo logico che lo aiuti a ricomporre la sua vita eppure, più cerca di fare il punto, più scende nel dettaglio e più perde la visione d’insieme. Si perde nelle vibrazioni dei suoi pensieri, si perde in un continuo rimuginare sé stesso, e sé stesso in rapporto agli altri.
Qualcuno ricorda quanto erano intense le sue giornate quand’era bambino? Ricorda quell’instancabile piacere che una corsa gli sapeva procurare? Ricorda quanto era sudato e quanta sete aveva e quanto tutto questo non avesse alcuna importanza? Quanto più importante fosse continuare quella corsa, ascoltare il suono dei propri passi sulla superficie erbosa, il respiro un po’ affannoso ma regolare, il battito cardiaco accelerato, il corpo leggero e forte, la sensazione di potenza, l’aria accarezzargli il viso, la gioia incontenibile?
Ricordate tutto questo? Non era straordinario?
Anche Ambrogio Fogar adorava osservare i gabbiani e ne faceva la metafora della sua triste situazione.
Si, mi ricordo che ne parlò in una struggente intervista radiofonica rilasciata dopo l’incidente. Credo che sia stata l’ultima volta in cui si è sentita la sua voce.
Questo tuo bell’articolo, Vale, mi porta, con la memoria emotiva al luglio del 1981 quando mi capitò tra le mani ‘il gabbiano Johnatan Livingstone’ che lessi a ciclo continuo per 3/4 volte nello stesso giorno e, un paio d’anni dopo a Londra, mi feci tatuare sull’inguine sinistro (un dolore atroce mentre lo batteva: per cercare di sopportarlo meglio mi diede un tubo di gomma da mordere…) un gabbiano, appunto simbolo se vogliamo, di tutti i ricercatori della verità che come Johnatan, vanno oltre la legge del bisogno e, nelle pieghe di un possente Desiderio arrivano a volare altoalto fino a sfiorare il Divino…
Ellamadonna!!!! Come sei poetico! Bello!
Si ma, perbacco! davvero una bella poesia!!! Grazie infinite per i vostri commenti :smirk:
Grazie Franz, insostiutuibile Amico e serissimo ricercatore della Verità…
Consiglio molto calorosamente il libro summenzionato perchè è magico davvero!! E inequivocabilmente poetico (quando si parla di divino è difficile non esprimersi in termini poetici: la storia ci insegna che i più grandi poeti erano anche i più grandi visionari: conosciuti e misconosciuti)
Se qualcuno non ha letto il Gabbiano Johnathan Livingston farà meglio a farlo. E subito, anche! :cuss:
Eh si, per un vero ricercatore della verità che bazzica su questo pianeta, questo libro può dare davvero molto.
Lo lessi a 17 anni e ora ne ho un “po’” di più (solo pochi eh!)… E’ trascorso così tanto tempo che forse è il caso che mi decida a rileggerlo: ho ricordi piuttosto vaghi e confusi :beer:
il Gabbiano Johnathan Livingston.…una pietra miliare sicuramente…
Idealmente l’atteggiamento di un bambino…dovrebbe essere spensierato…gioioso, nell’azione…non si preoccupa di nulla e viene assorbito totalmente dal gioco che sta facendo…etc..
quando sento parlare di queste cose…è come se un miraggio apparisse all’orizzonte…o la mistica isola di avalon in messo alla nebbia che affiora…
Se si osservano i bambini di adesso…ed attualmente sto vivendo in mezzo ad essi…si osserva una fragilità mostruosa…una vuotezza preoccupante…nulla sembra appassionarli…come se da un lato avessero tutto…ma non sapessero cosa farsene.…ed allora scatta l’immobilismo di fronte ad una società che molto spesso sfodera cromatismi complessi ed aggressivi verso i quali noi tutti siamo sguarniti.…
preoccupante anche l’atteggiamento dei genitori…che di fronte a questo sono sempre più iperprotettivi ed asfissianti…anch’essi imprigionati nelle loro fragilità che trasferiscono interamente alla prole…
ed allora torno al concetto principale del miraggio nell’oasi nel deserto…e forse quei tempi ideali fanciulleschi, dove la rinascita economica del dopo guerra pompava i cuori colmi di speranza.…e di vane illusioni di chi identifica il benessere economico con la felicità…ma invece nasconde solo un appagamento superficiale ai bisogni dell’uomo…che soddisfatti i tali si sente in pace col mondo e con se stesso…
ora quei tempi non vi sono più…
ed i bambini di oggi ne sono i tremendi testimoni…
Ma vi è la possibilità di risalire il fiume…
fino alla sorgente dove l’acqua è più pulita…
e dove vi sono ancora splendidi uccelli che vivono in libertà esprimendo la propria bellezza…
dove la natura rigogliosa è l’arredamento ideale e maestoso…
un luogo dove l’armonia è di casa…
un luogo che in profondità è all’interno di ognuno di noi…
Ciao Valeria, devo dire che leggere il tuo post mi ha emozionato.
Da qualche tempo, infatti, mi ritornano spesso alla memoria quei momenti in cui, da bambino, godevo del sentire il corpo portato al massimo, durante la corsa, o in un gioco.
Di come il tempo, la fame, il freddo, la stanchezza, e neanche i.. bisogno corporali, riuscissero a distogliermi dal terminare un gioco!
Da adulto, tutto dimenticato. Nessuna intensità, nessuna passione. Ma tutto da riconquistare. Con consapevolezza. Presenza, Intensità, Assolutezza dei gesti, Assenza di scopo, ricerca della Perfezione. Essenzialità e come via di ricongiungimento all’Essenza.
Non è per fare il poeta (la Poesia è già nella Manifestazione), ma la maestosità di una rosa, il come senza ostentazione esprima leggi divine, solo con il proprio “stare”, dovrebbe fare riflettere tutti.
Da qualche tempo eh? Non mi sembra un buon segno, sai… ad una certa età si ricordano gli eventi lontani e si dimentica il pranzo di ieri!
Dai che scherzo!!!
Grazie per questo commento che ha emozionato me :smirk: