Gli animali non hanno coscienza della propria morte. Provate a dirlo a un maiale…
Leggo questo articolo su “La Stampa”, in cui Danilo Mariani, etologo, afferma che gli animali non hanno coscienza della possibilità di morire.
Avete mai visto un maiale che viene portato al macello? No? Beh… vi sconsiglio l’esperienza.
Perchè questi animali, quando vengono portati alla loro ultima destinazione, spesso gridano.
Si, gridano. In un modo che ti lascia assolutamente inorridito. Perchè a quel punto ti arriva addosso qualcosa e anche qualcosa di forte: l’angoscia di un essere vivente che sa perfettamente cosa lo aspetta. Potete leggere la descrizione di come avviene questa macellazione qui, se avete lo stomaco forte.
Vaglielo a dire a uno di questi animali che “non ha coscienza della morte”.
Però secondo me qualcosa di vero c’è in quello che dice Mariani.
Mi rifaccio alla famosa poesia di D.H. Lawrence, diventata famosa grazie alla menzione in Soldato Jane:
Mai mi fu dato di vedere un animale in cordoglio di se’.
L’uccelletto cadrà morto di gelo giù dal ramo senza aver mai provato pena per se’ stesso.
Credo che se Mariani avesse modificato la sua tesi in:
Gli animali non vivono una vita intera nella paura della propria morte.
Avrebbe detto una frase senz’altro più vera e magari avrebbe fatto pensare un po’ più di persone.
Mia opinione, ovvio.
…non mi ricordo chi mi fece notare ciò: quando appunto gli animali arrivano dal boia, hanno una paura fottuta (…) e infatti noi mangiamo carne e paura!!!…
Fortuna che e’ un etologo, e’ incredibile che ci siano itellettuali cosi’ avulsi dalla realta’ che li circonda, basterebbe un po’ piu’ di osservazione. La gente comune e’ molto piu’ sensibile e attenta di questo personaggio arrogante.
Vi consiglio di leggervi questo libro, magari consigliatelo anche all’ ”etologo”.…
http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/scienza_e_tecnologia/animali/animali/animali.html
ciao a tutti!!
Io non credo che avere coscienza e avere istinto – che in questo caso fa avvertire la vicinanza di un pericolo – siano la stessa cosa. Forse la differenza, pure sottile, si gioca proprio su questi diversi termini.
Detto questo, trovo agghiacciante la pratica della macellazione. Ma al mondo ci siamo anche noi carnivori… si prova a far spazio per tutti, pur nel rispetto degli animali e del loro istinto.
Ma quale rispetto: vengono “allevati” in condizioni da lager e uccisi senza un atomo di pietà…
Forse un anno fa vidi un documentario sul trattamento riservato alle oche (sigh!) che devono fornire i palati umani del loro spalmevole fegato: le poverette sono costrette all’immobilità da una gabbia che gli fascia il corpo e un siringone-imbuto di plastica inietta schifezze inverosimili direttamente nello stomaco passando per la bocca: questo per far ingrossare il fegato e quindi per avere più merce da vendere!!!!! Ti richiedo dunque: dov’è il rispetto in tutto ciò???!!!!!!!
Non c’è, com’è ovvio. Il mio commento – in cui dico anche che trovo agghiacciante la pratica della macellazione – era relativo alla distinzione fra coscienza e istinto. Il rispetto, fra uomini e simili e fra uomini e animali, lo desidero ma non sempre lo trovo. A volte, nemmeno nelle parole forti di chi non si fa venire un dubbio. In entrambe le direzioni, però.
Vorrei dirti che i punti esclamativi e quelli di domanda che ho posto alla fine del mio commento sono indicativi della mia silenziosa rabbia verso chi non rispetta niente e nessuno…
Buonanotte
Al di la’ del fatto che uno sia vegetariano o meno, dire che l’animale non e’ cosciente della possibilita’ di morire, mi sembra una fesseria grande come una casa. A mio avviso anche gli animali hanno una coscienza, chiaramente non evoluta come quella umana e probabilmente molto piu’ condizionata dall’istinto, ma esiste.
Forse negli animali piu’ piccoli, che ne so tipo gli insetti, forse non esiste neanche in una forma piu’ grossolana, li’ magari il tutto e’ veramente quasi o completamente istintivo. In animali piu’ complessi, che ne so tipo i mammiferi, una sorta di coscienza credo che ci sia, anche se magari poco raffinata.
Concordo pienamente con questo tuo sentire…
:coffee:
Parole, parole, parole; cantava la grande Mina.
Per ognuno di noi coscienza, morte, consapevolezza, intelletto, hanno mille significati diversi anche in funzione dell’attimo esperienziale che viviamo.
Certo la parola “morte” ha un significato molto diverso se siamo davanti al pc a leggere un blog, o mentre una tigre sta posando i suoi canini sulla nostra gola…
E che dire se parliamo della “coscienza” di un’animale, o di una pianta.
Tra l’altro travisiamo spesso cause ed effetti e cito Sri Aurobindo, certo più autorevole di me, che scrive:
“Il nostro linguaggio è veramente giustificato dalla realtà che osserviamo nell’universo o non è dovuto soltanto alla nostra inveterata abitudine di attribuire ad ogni cosa caratteristiche umane e di considerare intelligenti processi che non lo sono, (…) che si verificano solo perchè ciò è nella loro natura, e non perchè esista qualche atto di volontà, e creano questo meraviglioso universo ordinato per qualche necessità cieca e bruta, di natura ed origine inconcepibile per esseri intelligenti?”
Quando disquisisce sulla “intelligenza” della Natura, del viticcio che procede dritto verso il ramo e poi modifica il suo procedere avvolgendosi su di esso. E’ intelligente?
E poi: possiamo definire non-coscienti, non-vivi, non- intelligenti, alberi e rocce, solo perchè non abbiamo “evidenze esteriori” da noi riconoscibili? E un uomo in coma, o immerso in un sonno profondo, cosa esprime esteriormente?
Una cosa è certa, indipendentemente dalle cause, il mondo animale pone in atto strategie per evitare la morte, quindi ne è, in qualche modo “al corrente”.
Concludendo una esperienza diretta: quando brandite con fare minaccioso la paletta, le mosche (che non sono dei laureati…), magicamente spariscono dalla nostra portata.
Miracolo? Consapevolezza? Istinto di sopravvivenza? Intelligenza? Fate vobis.
P.S. concordo pienamente con il suggerimento di Franz, quanta paura “inutile” ci fotte attimi di vita…
‘La paura regge interamente le sorti di questo mondo’…
O. O.
Per lavoro ho avuto la possibilità di avvicinarmi ai maiali 😀
Vi assicuro che sono tra gli animali più sensibili ed intelligenti che esistano… forse anche superiori ai cani… e vi assicuro che sanno a cosa vanno incontro.… ve l assicuro… Non potrò mai dimenticare i suoni che emettevono quando venivano portati nel macello.…
Buon inizio settimana Franz… a te ed ai tuoi ospiti 🙂
Ululati lancinanti che possono spaccare il cuore di una persona sensibile che ne fa testimonianza…
Grazie Giuliano. Sia del commento che degli auguri. Ricambio.
Tutto vero: quelle urla le ho sentite anch’io e sono, come le pratiche di macellazione – mi ripeto, ché sembra io sappia dir solo ‘fesserie’ – agghiaccianti e indimenticabili. Poi, però, ridiamo tutti dei video di Youtube chiamando ‘indemoniato’ un gatto spaventato a morte, tanto per fare un esempio. O annusiamo con gioiosa anticipazione il profumo di salsiccia e costolette, o mangiamo il tonno che mica è come il maiale…
Io no ho, come sembra molti possiedano, la verità in tasca; avevo semplicemente espresso un dubbio sull’interpretazione di ‘istinto’ e ‘coscienza’. Non ho la verità in tasca ma so capire quando non c’è terreno fertile per un sereno confronto. E in un blog come questo, interessante e profondo, salta particolarmente agli occhi.
Quieti saluti a tutti.
Il problema qui è dato dall’uso del termine “coscienza”. Se usassimo consapevolezza forse sarebbe più chiaro o forse no.
Comunque quella di Albamarina non è una fesseria. E’ più che lecito quanto dice. E’ proprio la tesi che espongo nel post. Ma la differenza non è dovuta alla “coscienza”, quanto alla percezione. Nell’uomo come nell’animale la paura della morte è insita nel DNA. Solo che gli animali rispondono istintivamente ad essa, mentre l’uomo ha fatto di questa paura una vera arte sopraffina.
Alla fine però la consapevolezza della fine è uguale per tutti. Specie quando qualcuno sta per appenderti per i piedi e sgozzarti. Il terrore di una fine di questo tipo credo sia uguale per qualunque specie più o meno senziente.
Il discorso è diverso: il maiale non ha paura della morte in sè, ma di quello che succederà al macello, evento con poche possibilità di essere definito dal maiale nello stesso modo in cui noi descriviamo la morte.
Vi faccio un esempio: il bambino piange quando vede il genitore arrabbiato, ma non ha paura della “morte”, lo stesso è per il maiale che, avendo una percezione del linguaggio corporeo di gran lunga migliore rispetto a quella umana, legge in chi lo porta al macello la volontà di fargli male, non propriamente di ucciderlo.
Poi comunque questo accade subito prima della morte, pensate che un qualsiasi animale si faccia problemi come i nostri pensando alla morte per tutto l’arco della propria vita? Pensate che probabilmente la nostra è l’unica specie ad eseguire cerimonie funebri ad esempio (e se ce ne sono altre sono comunque primati, molto vicini a noi nella scala evolutiva.
La vita animale è una vita che non conosce la morte, perchè questo è un concetto molto complesso per cervelli anche poco più piccoli del nostro, la consapevolezza della morte è una “conquista” puramente umana, una conquista che avremmo fatto meglio a non ottenere.
Ma cosa stai dicendo? e come fai a porre la distinzione tra “fare del male” e uccidere? dall’alto di cosa credi di sapere cosa pensano e provano gli animali? più una persona è intelligente (per esempio Leonardo da Vinci ed Einstein), più capisce che non siamo distaccati dalla natura, che è solo “un’illusione ottica della nostra coscienza”…è assurdo, perchè se gli altri animali-spesso dimentichiamo di essere ANIMALI- non parlano con il nostro linguaggio, allora gli attribuiamo istinti a quello che è intelligenza…loro hanno tra l’altro sensi molto più estesi dei nostri, tra cui una sorta di preveggenza che hanno anche i popoli umani primitivi…cosa che nella nostra civiltà della tecnica abbiamo perso
Si gli animali possono avere coscienza della propria fine…
ma credo sia stato confuso il significato della poesia qui citata, che invece e’ piu’ profondo di quello che si puo’ intuire ad una prima lettura!
L’Uomo puo’ essere paragonato ad un animale quando si comporta come un animale e non prova pena per se stesso perche’ non pensa di aver sbagliato, dentro e’ gelido, freddo. Di fatto gli animali non provano pena per se stessi se sbagliano… Seguono la legge degli istinti che sono appunto forze della natura “bestiali”. In realta’ chi ha conosciuto e vive con gli animali sa che hanno anche la capacita’ di capire di aver fatto errori.
Il poeta vuole trasmettere due cose:
1- l’uomo piu’ diventa “animale” dentro di se regredendo da un punto di vista evolutivo e meno provera’ pena per se stesso per gli sbagli commessi.
2- l’uccelletto puo’ essere inteso come un giovane uccello, quindi un’altro senso della poesia e’ quello che solo chi muore molto giovane non provera’ pena per se stesso, perche’ piu’ si cresce e piu’ aumentano le possibilita’ di fare errori per cui proveremo pena per noi stessi.
…Altrimenti non avrebbe senso quella frase nel film “soldato jane”!
In effetti… l’ho pensato anch’io.
Secondo me gli animali sanno di dover morire.
Gli elefanti fanno veri e propri funerali.
Ma mi ha anche colpito un commento che ho letto su un altro forum: se nessuno mi avesse detto che esiste la Morte e non avessi mai visto nessuno morire, avrei creduto di essere immortale.
È vero. Anch’io non avrei mai pensato alla Morte, nemmeno lontanamente, se non avessi saputo che esistesse.
E, poi, perché molti cani (e animali in generale) hanno paura di automobili, cani più grandi etc…? A che pro? Se, come molti dicono, non sanno di dovre morire, non dovrebbero aver paura.
Infine, ho pensato anch’io agli animali nei macelli. Loro hanno paura, hanno paura della Morte. Sanno che stanno per morire.
Quindi, sì: credo proprio che gli animali abbiano la coscienza della Morte.
*Correzione: se non avessi saputo che esiste… ah, maledetta grammatica italiana!
Maledetta umanità.