Consapevolezza: passaggio al limite e sforzo
Ci siamo lasciati esplorando il concetto di cosa potrebbe accadere con un numero infinito di “fotogrammi” da parte della nostra consapevolezza.
Il risultato è l’annullamento del tempo, ovvero la presa di coscienza istantanea della realtà per quello che è, anche se sarebbe meglio dire “per quello che possiamo cogliere”. L’osservazione non dipende infatti solo dai sensi, per quanto raffinati, ma questo è meglio riservarlo ad altro momento.
Ciò su cui desidero porre l’accento è quel misterioso passaggio che occorre fare per passare da un numero altissimo di osservazioni, di fotogrammi per così dire, ad un numero infinito.
Questo è un aspetto che per la mente non è possibile cogliere. La mente ordinaria è infatti legata alla sua struttura organica, ovvero il cervello. Per sua natura quindi non può esulare da una logica binaria e, pertanto, limitata a funzionalità di percezione “discreta”, ovvero non continua.
Se volete la prova, provata a pensare al concetto di infinito. Non riuscirete a concepirlo. Arriverete fino ad un certo punto, ma poi la percezione esatta inizierà a sfuggirvi di mano come un pesce che scivola dalla stretta del pescatore.
Occorre un altro strumento, non limitato a parametri duali, per concepire qualcosa di realmente continuo. Una mente non ordinaria o, se vogliamo, non ordinariamente sperimentabile.
La matematica però, proprio per ovviare a questo, ci viene in aiuto. Come ho detto già molte volte, lo strumento principe è quello del calcolo integrale, o meglio, quello del passaggio al limite.
Nel caso più becero, il calcolo integrale serve per calcolare l’area di una parte di spazio circoscritta da una funzione continua. Per fare un esempio un po’ meno oscuro, supponiamo di avere il disegno di una parabola. Per calcolarne l’area compresa in un certo intervallo, possiamo iniziare con il sovrapporre alla superficie oggetto del calcolo delle mattonelle, la cui area è nota, e che, approssimativamente, ricoprono l’area in questione.
Se uno dei lati delle mattonelle è costante, nel nostro esempio quello alla base della mattonella, più piccolo sarà il lato e più l’area calcolata sommando le aree di tutte le mattonelle sarà vicina a quella che vogliamo trovare. Ma vicina non significa coincidente.
Possiamo dire che, quando il lato base delle mattonelle sarà uguale a zero, allora l’area totale delle infinite mattonelle coinciderà perfettamente con quella che vogliamo calcolare.
Capite l’analogia? Infinite mattonelle = infiniti fotogrammi e base delle mattonelle nulla = tempo fermo.
Ma, come per il calcolo matematico ci occorre un algoritmo, un sistema per simulare una dimensione nulla e un numero infinito di mattonelle, ovvero il passaggio al limite, per la consapevolezza ci occorre un passaggio DEL limite,
Superare un limite (non uno oggettivo, ma uno di quelli soggettivi, quelli illusori proposti dalla mente) implica passare dal mondo del discreto (le mattonelle) al mondo del continuo (la parabola).
Nella vita quindi, lo sforzo necessario a superare un limite, per quanto apparente e arduo esso sembri, porterà ad allontanare lo sguardo dal tavolo, ad allargare la visione, ovvero a percepire uno spazio più vasto in cui esperire.
Ogni sforzo di questo tipo ci porta un passo più lontani da una visione soggettiva, ed un passo più vicini a quella visione “in continuo” della curva della vita.
Ma attenzione: ogni sforzo ci porta in alto, è vero, ma non dura per sempre. Se lo lasciamo marcire e non ci diamo subito una spinta verso il livello superiore, torneremo inesorabilmente a planare verso terra.
Esiste una sorta di “velocità di fuga” dall’illusione. Una velocità sotto la quale, per quanto ci si sforzi, prima o poi si tornerà al punto di partenza.
Ecco che compare un’altra rottura di palle: la legge dell’ottava.
- Continua -
Sempre meglio 🙂 .
Ma grassssie!!! :bye:
Franz, interessantissimi questi post e anche il linguaggio è ineccepibile: complimenti!
:hat:
…alla facciaccia di chi afferma che la vita è esattamente come la vedi e “dietro” non c’è niente :unbelieve:
…tutto molto sciamanico,complimenti …superare il limite è la chiave per guardare oltre il nostro tavolo dimensionale, oltre il limite della fatica per esempio ‚oppure della logica …è così? saluti
Ciao Toni.
Si, potremmo anche dire così. In realtà è più lo sforzo impiegato che produce l’ampliamento della visione, cosa che, di fatto, produce il superamento del limite.
Grazie del passaggio e del commento! :bye: