I Cavalieri che fecero l’impresa. By Giuseppe
Un film molto particolare I Cavalieri che fecero l’impresa.
Un film con un profumo di antico e di gesta eroiche.
Ma anche un film crudo, dove solo a sprazzi si sente odore di misticismo e di poesia.
La storia è ambientata sul finire del Medio Evo (1272) prendendo spunto dal ritrovamento di quella che è considerata la più venerata reliquia del cristianesimo: la Sacra Sindone.
In questo film di Pupi Avati i protagonisti dell’impresa eroica, che ha fatto sì che i cristiani di quel tempo buio e tormentato avessero una autorevole testimonianza della storicità del Cristo, sono cinque giovani (ispirati da un vecchio monaco e dalla sua promessa al defunto re di Francia di ritrovare il Sacro sudario).
I cinque sono alcuni di buona famiglia, altri meno nobili di nascita e di stile di vita.
Eppure, spronati dall’impulso puro ed eroico dei più nobili di loro (di animo e di nascita), un giovane inglese e un francese, gli altri tre (italiani) vengono man mano infiammati, attratti dalla gloria e sospinti dalla loro follia, e si lanciano in una impresa piena di rischi e pericoli.
Partono così verso l’ignoto seguendo tracce ed indizi e, pur inseguendo un ideale nobile, in realtà si ritrovano a fare il “lavoro sporco” di dover combattere ed uccidere numerosi uomini pur di adempiere alla promessa fatta.
Ma in quei tempi, come in tutti gli altri d’altronde, gli oggetti sacri non erano cercati solo da persone animate di buone intenzioni, ma anche da uomini privi di scrupoli che miravano al potere e alla supremazia.
L’impresa riesce.
I cinque Cavalieri riportano la Sacra reliquia in Occidente, ma vengono traditi e alla fine uccisi in una imboscata da coloro che volevano sfruttare per il loro tornaconto il potere dell’Oggetto Sacro..
Però il loro sacrificio non fu vano e ottant’anni dopo a Lyres, nella diocesi di Troyes, la Sacra Sindone venne per la prima volta mostrata in pubblico, alimentando così la fede di molte persone bisognose di “prove” concrete per seguire la via della luce.
Perchè bisogna adorare dei feticci per avere fede ?
A occhio e croce credo si tratti di una moltitudine di persone con una “scorza” molto spessa, per cui non riesce a percepire il Divino in null’altro che in “simboli” esteriori (veri o falsi non importa). Che vogliamo fa’? Li vogliamo abbandona’?