Il sentire e la ragione

Sentire… tutti sentono. Chiunque sente qualcosa. Ovviamente non parlo delle orecchie, ma della sensibilità, della capacità di cogliere qualcosa al di là dei sensi fisici.
Il sentire è l’unica cosa che a volte rimane a guidarci, quando ci perdiamo nelle tenebre della ragione mendace.
Ma, come la mente, a volte, mente ed altre dice la verità, così il sentire a volte ce la racconta anche lui.
Occorre distinguere tra ciò che davvero si sente e la semplice manifestazione di un bisogno, primario o meno.
Per fare questo occorre esercitare il sentire esattamente come faremmo con un muscolo.
Non servono palestre particolari. Basta un po’ di umiltà e un po’ di sfacciataggine, il tutto mescolato ad una congrua dose di silenzio.
Innanzitutto occorre accorgersi che si sente qualcosa. Bisogna fare attenzione a quello che accade al nostro interno, alle nostre reazioni emotive, alle variazioni che accadono negli strati meno superficiali, anche se non ancora profondi, di noi stessi.
Ovviamente, fintanto che la nostra mente produrrà un gran casino di pensieri, sensazioni più o meno sballate e chiacchericci vari, non sarà facile.
Perciò occorre il silenzio. Ho scritto alcuni post sull’argomento, per cui non ci torno sopra.
Diciamo però che il silenzio, più è profondo e più permette ad un sentire vero di farsi cogliere dalla nostra attenzione.
Una volta individuata questa nuova “voce” al nostro interno, occorrerà esercitarla. Quindi permanere in una condizione di ascolto il più spesso possibile.
All’inizio è tutt’altro che facile; ci dimenticheremo spessissimo di ascoltare, quando ce ne ricorderemo non riusciremo a fare sufficiente silenzio… e così via.
Ma se non ci arrenderemo, arriveremo a lasciare qualche spazio in più alla nostra sensibilità.
Solitamente la prima occasione in cui questa sensibilità si fa “sentire” è nel rapporto con le altre persone.
Inizieremo a percepire qualcosa, come un sapore che va oltre le parole. Potrà essere un misto, all’inizio. Segnali che arrivano dal linguaggio corporale, minime variazioni colte inconsciamente.
Però inizieremo a stabilire un contatto divero con chi ci sta di fronte. Più facile con le persone che ci stanno vicine, da un lato, più facilmente meccanico dall’altro.
Un sistema però, per addestrare questo nuovo modo di percepire, c’è! La buona notizia è che non è difficile, la cattiva è che… all’inizio ci vorrà tanta… tanta pazienza.
Io uso questo modo: nel momento in cui percepisco qualcosa che va al di la’ delle parole, quando la situazione lo consente, chiedo conferma a voce.
Chiarisco con un esempio: poniamo il caso che rilevi una condizione di disagio nella mia compagna. Attendo qualche secondo, ascoltando quella sensazione.
Quando la percezione raggiunge un punto consolidato nella mia sensibilità, al punto da poter essere razionalizzata ed espressa a parole, chiedo all’interessata conferma di ciò che ho percepito.
Come detto prima, ci vuole pazienza perchè le persone, giustamente aggiungo, non sempre sono disposte a confermare quella che, molto spesso, verrà percepita come un’indebita intromissione nella loro sfera privata.
Tuttavia, se avrete la fortuna di incontrare qualcuno disposto ad aiutarvi in questo, avrete la possibilità di accedere ad uno spazio di esperienza davvero incredibile.
Molto, molto più vasto di quanto si immagini normalmente.
Attenzione però ad usare sempre la ragione, in coppia con il sentire. Servono entrambe, opportunamente coordinate, per non prendere delle cantonate colossali.
Ma in ogni caso, questo sistema vi farà crescere molto più velocemente di altri; perchè le cantonate sono colossali, è vero, ma anche le scoperte.
Soprattutto su chi siamo veramente.
“Come detto prima, ci vuole pazienza perchè le persone, giustamente aggiungo, non sempre sono disposte a confermare quella che, molto spesso, verrà percepita come un’indebita intromissione nella loro sfera privata.”: sono d’accordo. Per questo spesso un po’ si mente, per preservare questa sfera intima, e trovo non ci sia niente di male.
Interessante il tuo commento.
Certe volte mi cascano le palle a terra, giuro!
Meno male che sono vaccinato!
Franz, meno male che sei vaccinato! :muah:
Un bellissimo post, ne farò tesoro! :bye:
Certo che sei veramente arguta, primularossa. Franz ha scritto un articolo “pratico”, interessante, che aiuta a capire una cosa sconosciuta come il sentire e a te l’unico commento che viene da scrivere è sull’unica frase che non ha la minima importanza?
Beh… complimenti!
Forse ti conviene ricominciare dal motto del blog e… farti venire un dubbio!
Anzi, più che un dubbio, direi una certezza. :suicide:
ohhhh…che bella ventata di ossigeno puro!..
aria fresca , Franz.. 😉
sono reduce da uno “scontro” (non) dialettico sul tema spiritualità-scienza..e per avere detto cose simili alle tue, sono stato aggredito da persone con una reattività ed emotività da stadio, che però si definiscono “razionali” e “scientifiche”!..
discutevano dell’ “idea di Dio” come se fosse un teorema da dimostrare..e dissi che occorreva spegnere lo strumento “mente” per un attimo e affinare il “sentire”…poichè se si voleva cogliere qualcosa che ordinarimaente non si coglie bisogna anche capire come fare… forse “Dio” (e proposi anche di togliere di mezzo la parola se disturbava..perchè non era importante…origine..connessione…realtà più profonda ecc) ..dicevo, forse “Dio” non è un concetto su cui fare bei castelli concettuali, ma un'”esperienza” e solo sulla base di questa aveva senso trovare parole e concetti…altrimenti sarebbe stato come parlare di “orgasmo” senza scopare o fare teoremi sul surf senza immergersi nel mare!..occorre “sentire”..
ecco per aver detto questo ..queste persone razionali mi hanno aggredito che neanche
gli inquisitori di Giordan Bruno (dando a me perlatro dell’intollerante!..sigh..)
il sentire…allineato con la ragione… la triade mente-cuore-corpo allineati…
questo costituisce un essere umano completo ..
e consente di scoprire “altro” e “oltre”…perchè le funzioni armonizzate non si ingolfano a vicenda… e forse appare quello spazio del silenzio, da te ben descritto!..
bell’articolo davvero…:)
Ti ringrazio, Roberto. Capisco quello che si può provare in discussioni come quella di cui parli. Per molto tempo ho commesso l’errore di imbarcarmi in queste cose, fino a che non ho compreso che… è tempo perso. Cercare di far cambiare idea alle persone è cosa che, almeno secondo me, va fatto solo in caso di emergenza.
A gente come quella che, evidentemente, hai incontrato tu… nemmeno in casi di emergenza.
Si tratta di persone che non hanno alcun desiderio di confrontarsi, ma solo di dimostrare che solo loro hanno ragione. Quindi non ascoltano mai. In più, mediamente, hanno uno straordinario amore per la propria voce, ergo… chi te lo fa fare?
Che stiano nel loro brodo, nella loro ignoranza! Quando poi accadrà, se accadrà, che si troveranno in una condizione per cui realizzeranno di aver vissuto un’intera vita inutilmente… beh, come dire… cazzi loro!
Il mondo è pieno di persone disposte al confronto e al dialogo, che possono darci tantissimo e che hanno un grande desiderio di cambiamento.
Perchè perdere tempo con degli idioti?
Ciao e buona giornata! :bye:
…mi son permesso di segnalare questo articolo ad un paio di persone che, in quella discussione, manifestarono sensibilità e lucidità….(spero non ti dispiaccia ), credo che le “good vibrations” debbano circolare 😉
ciao e buona giornata ! :bye:
E perchè mai dovrebbe dispiacermi? Questo è un blog, dunque non di certo un circolo privato, ti pare?
Quindi grazie mille e… buon fine settimana!
Buon giorno Franz :bye:
Allora si potrebbe dire che “sentire” è un fatto di pelle più che di orecchie? Percepire con tutti sensi del corpo, più quella vocina che ogni tanto fa capolino dentro di noi, e che tramite sensazioni piacevoli e spiacevoli, tenta di comunicare qualcosa (almeno credo) e che puntualmente viene ignorata (e puntualmente ha ragione, ma non te ne accorgi o quando te ne accorgi è troppo tardi) anzichè concentrare solo le orecchie e la mente ad udire le parole?
Credo che il sentire vero sia qualcosa di ancora più profondo rispetto a quella “vocina” di cui parli, che per quanto mi riguarda corrisponde all’istinto.
L’istinto credo si possa definire come qualcosa di anche molto profondo, ma che ancora non è il sentire.
Per quello che intendo io il sentire è un atto di competenza del cuore (non in senso romantico).
Il fatto che tu definisca “una questione di pelle” è senz’altro particolare. La pelle di fatto è l’interfaccia tra l’interno e l’esterno di un essere umano.
CIò che si sente “a pelle” credo sia qualcosa che ha senz’altro a che vedere con la sensibilità, ma quest’ultima è strumentale alla manifestazione di un sentire, quando rivolta all’esterno, e all’ascolto dello stesso quando rivolta al mondo interiore.
Oh… attenzione… questa è solo la mia opinione, vorrei fosse chiaro. Non posso garantirne l’esattezza.
Si tratta solo di ciò che ho compreso.
Trovo interessanti e significativi tutti i contenuti di questo articolo.
Ma in particolar modo l’osservazione del fatto che il sentire debba essere usato in coppia con la ragione.
Questo rende il tutto molto equilibrato (e dimostra che chi scrive “sa” quello che dice, il che purtroppo di questi tempi è cosa rara!).
Di solito, sull’argomento “sentire” escono fuori le solite meccaniche due fazioni:
o: “il sentire è inutile, solo la razionalità permette di conoscere la realtà” (e spesso per razionalità s’intende una serie di dati supportati da presupposti totalmente irragionevoli)
o: “Non pensare troppo! Conta soltanto ciò che senti! sii spontaneo!!” (giustificando così ogni azione e confondendo, quasi sempre, l’impulsività, meccanica e condizionata, con la spontaneità che invece è una meta ambiziosa)
Tutto, secondo me, si gioca sul fattore “consapevolezza”.
Essere presenti a se stessi permette di fare esperienza delle tante e variegate fluttuazioni emotivo-mentali che attraversano la propria mente, per riuscire così, nel tempo, a discernere le differenze e quindi creare anche un data-base più complesso delle possibili variazioni e caratteristiche del mondo diciamo “sottile”.
Allenare la presenza a noi stessi e la “raffinatezza percettiva” nei nostri confronti ci permette di essere quasi già pronti per spostarle (presenza e percezione) nel mondo esterno, negli altri, e migliorare ancora e più velocemente (visto che ormai siamo abbastanza consapevoli di ciò che al nostro interno favorisce la “visione” e ciò che invece la distorce)
E poi, un giorno, potremmo guardare una persona negli occhi e dirle, con sincerità,
“IO TI VEDO”
(Si lo so, è una citazione abbastanza ovvia….però mi piace!) 🙄
Sarà anche ovvia, ma il saluto degli indigeni di Avatar è per me il saluto più bello che un essere umano possa sentirsi rivolgere, e rivolgere a qualcun altro!
Due anni di allenamento intensivo e comincio appena a “vederci” qualcosa… ma che soddisfazione!
Giovedì allenamento a Torino di fronte alla Sindone, vediamo un po’ cos’ha da raccontare il famoso lino 😉
Un’abbraccio, Layla.
Ricordati solo di una cosa: se vedi… allora sei vista!
da scolpire sulla pietra ! 😉