Sonno e presenza.
Poche sere fa sono andato a letto piuttosto tardi, come ormai mi accade sempre più spesso.
Ero molto stanco, ma qualcosa è stato diverso dal solito.
Mentre rilassavo il corpo cercando di sciogliere consapevolmente tutte le contratture, mi sono addormentato. Tuttavia, mentre questo accadeva, ho avuto la fortuna di.. rimanere presente.
E’ stato molto interessante osservare come, allo stesso modo che in un computer allo spegnimento, le varie funzioni intellettive si disabilitavano in serie.
Il primo pezzo a partire è stato il pensiero meccanico. La vocalizzazione interna se ne è andata a quel paese, dissolvendosi in una serie di pensieri sconnessi, come un sacchetto pieno di borotalco che esploda per aria.
Subito dopo è stato il turno delle facoltà motorie volontarie. Non solo non era più possibile un movimento volontario, ma la stessa informazione su come generarlo si era persa. Praticamente non avevo più idea di come si facesse a muovere un braccio.
Poi si sono spente le emozioni meccaniche. Una serie di piccoli lampi di emozioni indifferenziate e puf! Il vuoto!
A quel punto rimaneva ben poco. O molto, a seconda del punto di vista. Ho potuto sperimentare una condizione di lucidità sicuramente molto particolare, in una situazione di silenzio incredibile.
Niente pensieri, nessun movimento, solo alcune, rade emozioni molto sottili rimanevano a perturbare una “stazione” altrimenti estremamente calma.
Poi la mia compagna mi ha chiesto qualcosa, che non ho capito e, con mia grande sorpresa… mi sono sentito risponderle. A tono e anche con una discreta coerenza.
Ma io non l’avevo fatto.
Dunque, chi o cosa stava rispondendo? Con sorpresa mi sono reso conto che quello che stava rispondendo era una sorta di simulacro, una specie di Franz virtuale. Una serie di reazioni meccaniche messe in pista da una parte del cervello che non si era ancora spenta.
Per dirla in termini informatici, c’erano delle routine secondarie ancora attive, sopravvissute per qualche motivo allo spegnimento del sistema.
Non c’era stato alcun intervento cosciente da parte di quella persona che in quel momento stava osservando tutto quello che accadeva, la cui attenzione si è immediatamente concentrata su ciò che stava succedendo in modo così bizzarramente indipendente.
E’ stato come osservare l’attività automatica della corteccia cerebrale da un punto di vista diverso, più interno.
Dopo qualche istante mi sono reso conto che mi stavo come allontanando, e ho “visto” arrivare il sonno completo. Poi non ho altri ricordi.
Ma questa mattina, al risveglio, il ricordo di ciò cui avevo assistito era ancora vivo, e ho chiesto alla mia compagna cosa mi avesse chiesto e cosa le avessi risposto.
Quello che mi ha riferito sulla mia risposta combaciava perfettamente con ciò che ricordavo di “essermi sentito dire” (come diventa inutile la lingua italiana in questi casi!)
Un episodio divertente, se vogliamo, ma che mi ha spiegato alcuni interessanti aspetti inerenti la personalità, quel guazzabuglio di cazzate che ci ostiniamo a definire “noi stessi”.
WOW…alla faccia dell’episodio “divertente” 😀
…ci mancava poco che prendessi il Volo… 😉
a me sta capitando da sveglio…
Ciao Franz, ti chiedo qualcosa che non ha nulla a che vedere con questo articolo.
Tempo fà ho letto un libro che si chiama il sole e la folgore, cita fra i tanti personaggi un certo Discepolo Solare Francesco e Luisella della Dimensione Lunare.
Ma per caso per caso sei tu? E magari se sei tu il libro che hai scritto Kesa è riferito
a questa storia? Pura curiosità la mia. Magari il libro che stai scrivendo Guardiano è riferito alla tradizione Sufi?
Ciao
Non sono io, il libro Kesa non ha nulla a che vedere con quella storia e Guardiani non non ha riferimenti alla tradizione Sufi se non in un passaggio, verso la fine…
Buona domenica! :bye: