I sussurri del Lama: avidità e bisogno
Il Buddha praticava la via della povertà, non nell’ottica di un atteggiamento morale, quanto in quella del distacco dai bisogni materiali.
Oggi questo suo messaggio ritengo debba essere visto con gli occhi di questa epoca. Sono cambiati i bisogni e le regole, e così dovrebbe essere per l’insegnamento.
Certamente, se tutti gli uomni abbracciassero improvvisamente una visione monacale della vita, le stesse regole dovrebbero essere ampiamente riscritte e gli stessi bisogni massimamente ridimensionati ma una simile evenienza è tanto lontana quanto improbabile.
La libertà dal bisogno umano, anticamera per la realizzazione della proprio buddhità, non si può raggiungere in un solo istante ma, ugualmente, l’uomo saggio potrebbe iniziare dal distacco da certa avidità che oggi viene confusa con il bisogno.
Se, ad esempio, abbisogno di un mezzo per spostarmi, posso decidere se davvero mi serve un’auto, o un treno o un autobus. E se ho bisogno di un’auto, non necessariamente deve questa essere la più moderna, la più costosa o la più lussuosa.
Ciò che mi serve è un’auto. Solamente questo. Avere un tetto sulla testa non implica obbligatoriamente possedere un palazzo, così come per non avere freddo non è necessario vestirsi da Harrod’s.
Ciò che avvelena la mente è l’avidità, non il bisogno. Dal bisogno e dall’identificazione in esso non è già semplice liberarsi, ma l’avidità rende questo compito ancora più arduo.
L’avidità rende l’uomo ladro, anche quando non se ne rende conto; l’avidità mette nelle mani dei potenti lo strumento di controllo più grande, ossia il debito.
L’intera economia mondiale si regge oggi sulla presenza del debito. Interi governi sopravvivono utilizzando il debito come valuta. Una popolazione indebitata sarà meno libera di fare, pensare, crescere, realizzare.
Occorre quindi innanzitutto liberarsi dall’avidità, prima ancora che dai bisogni e, per farlo, occorre riconoscerla e stanarla, in ogni angolo della nostra vita.
Non sempre infatti questa dannazione si manifesta nel campo del denaro. L’uomo avido lo è in tutto: nell’attribuirsi i meriti anche quando non suoi, nel pretendere la paternità di idee, valori e concetti che egli stesso ha preso da altri o in casa d’altri, nel non riconoscere il merito di chi lo aiuta, nel non dare valore all’operato di chi lo circonda.
L’avidità affonda le sue radici nell’ego più profondo, e per questo è spesso la più grande rovina dei più grandi uomini.
.…abbiamo bisogno di riempirci continuamente di qualcosa.….
è un cibarsi continuo.…
paura di sentirsi vuoti.…di non percepirci.…
bisogno di trovare tranquillanti…a questa solitudine che ci attanaglia perchè siamo orfani di noi stessi.…
ma se riuscissimo a trasformare questo BISOGNO.…in DESIDERIO di riempirci di Luce.…e di bellezza.…
un anelito a qualcosa di elevato.…qui nella bellezza della materia e nelle sue sfacettature.…
e per un attimo alzare gli occhi al cielo.…non più gobbi dalla pesantezza di tutti i giorni.…
e sentire che soli non siamo mai stati.…
potremo fare un salto.…
non credo in questa epoca in una via di povertà e ascetismo.…bensì di trasformazione.…una via tantrica.…
grazie Lama…
Ciao !
Beh io desidero un auto potente per potere godere della velocità non per avidità…
per quanto riguarda l’avidità dell’uomo comune mi trovo in linea con Te: un esempio secondo me piuttosto significativo di questo, può essere scovato nella memoria sociale del periodo che ha visto il passaggio dalla lira all’euro che ha generato un impoverimento ulteriore della gente per via del fatto che tutti i commercianti hanno raddoppiato i prezzi degli articolo dimezzamdo in tal modo il potere di acquiisto della moneta e quindi dimezzando stipendi e salari che con la lira avevano il doppio del peso, generando in tal modo tanti nuovi poveri…
Secondo me è possibile che una seria vita di ricerca spirituale possa essere affiancata da una scala di valori: dal più importante a seguire fino al meno importante, talmente meno importante che anche se non lo realizziamo ce ne freghiamo del tutto: tipo un’auto potente e veloce che in confronto alla Buddità conta come un pisello secco in confronto alla Potenza di un Cosmo in espansione… ma nonostante Ciò se l’auto dovesse arrivare beh meglio ancora, ma se non arriva: chissenefrega! Perchè Buddità significa Libertà…Libertà dalla brama del possesso materiale, anche.
Ciao Stupendi Franz LamaT BluShaft !
Fede