Ratzinger, omosessualità e morale
Cito testualmente dall’articolo del Corriere un’affermazione tratta dal libro di Ratzinger:
“L’omosessualità è una grande prova di fronte alla quale una persona può trovarsi così come una persona può dovere sopportare altre prove ma non per questo diviene moralmente giusta”.
Moralmente giusta? Ma che cazzo dice? Cos’ha a che vedere la morale con l’orientamento sessuale?
Può essere gradevole o sgradevole o altro, ma “moralmente giusta” è un’espressione che la dice lunga, veramente lunga, su quale sia la visione abissalmente medievale della Chiesa sull’omosessualità, che viene equiparata da questa frase ad un atteggiamento o una scelta di vita, quando invece è un’attributo della personalità.
Una scelta politica, una scelta di vita, un’azione delittuosa potrebbero al limite essere moralmente discutibili (non giuste o ingiuste) ma la tendenza sessuale non è qualcosa sui cui si possa decidere, nel 99,99% dei casi.
Di questo passo allora perchè non definire moralmente ingiusti anche il colore della pelle, dei capelli o degli occhi?
E si che questo papa mi risulta essere un uomo di cultura, che dovrebbe quindi avere perfettamente chiaro il valore del tutto aleatorio della morale nella società, oltre all’origine “fisiologica” dell’omosessualità.
Ma evidentemente la chiesa pensa che la propria morale, ovviamente ritenuta di origine divina, sia quella infallibile, eterna ed oggettiva delle alte sfere celesti, come se Dio fosse un moralista che, evidentemente, si dev’essere distratto quando ha creato l’omosessualità.
La tesi di Ratzinger fa acqua da tutte le parti: Caritas, Logos, Mens… tutte parole che in duemila anni hanno perso completamente il loro significato.
Fermo restando il diritto di Joseph Ratzinger di esprimere le proprie idee, il ruolo del Papa, purtroppo è ancora in grado di generare una corrente di pensiero, per quanto sballato, nella gente, ma soprattutto nella classe politica, che a quanto pare ha la spiccata tendenza a dar seguito alle sue parole come fossero oro colato.
Questo è veramente “moralmente ingiusto”, anzi, inaccettabile.
Perdonami, ma un uomo di cultura non sparerebbe boiate simili.…
beh..a parte il fatto che un Papa cosi “scheccante” non si era mai visto (e parlo di atteggiamento e movenze proprio da “checca”..non da “omosessuale” – che potrebbe non avere alcuna caratteristica di “riconoscibilità” ‚mentre la checca sì, perchè esteriorizza vistosamente – e non me ne vogliano i cattolici, ma non ho alcuna voglia di essere politically correct, visto che per prima la Chiesa non lo è,) a parte il fatto che l’ipocrisia del vaticano sul tema raggiunge livelli pazzeschi, visto e considerato che l’omosessualità è lo sport più diffuso tra seminaristi e affini – egrazie’o cazz..metti dei 13enni in fase ormonale solo con i maschi e con preti maschi(spesso manipolatori) , dove cazzo devono andare gli ormoni secondo voi?? – e, a quanto si narra, anche all’interno del Vaticano (e lo so per certo)..
metti che proprio sul rapporto di J. Ratz con il “bel Padre George” circolano un bel pò di voci..
ma se anche tutto questo non contasse nulla, e fossero solo “cattiverie” o gossip e ci dovessimo confrontare con il livello “intellettuale” e “religioso” della questione… a monte, come può capire di sessualità chi non la pratica o non l’ha mai praticata?? è come se io facessi conferenze sull’immersione da sub senza essere mai sceso a fondo in vita mia..
e ancora e sopratutto, cazzo c’entra la morale?.… quale morale? quella che riguarda i costumi e i comportamenti sociali, quella relativa al bene e al male??.. fino a prova contraria l’omosessualità riguarda la sfera del piacere e non ha nulla di sociale, se non per il fatto che non porta alla procreazione e quindi all’allargamento della società..ma su questo argomento la chiesa dovrebbe stare zitta, visto che i preti non trombano proprio (dicono eh..)e cmq non mettono al mondo pargoli, quindi sono socialmente sterili..
morale interiore? cioè verso se stessi… beh…si dovrebbe dimostrare che l’omosessuale si fa del male, ma sembra che quella sia la sua espressione di piacere! cioè l’esatto opposto…inoltre, l’omosessualità non è – come ha ribadito franz- una SCELTA. e’ una manifestazione del proprio essere (perlomeno del proprio essere così com’è in quel momento.). una riflessione seria sulla sessualità e sull’identità sessuale richiede basi molto più serie che queste banalità sulla morale giusta..
quella dei preti è una sessualità contro natura, nel senso più realistico dell’espressione. l’astinenza sessuale nasceva in tempi antichi da conoscenze ben precise sulla sublimazione dell’energia per raffinarla ed elevarla verso l’alto, e questo è un fatto “tecnico”..non morale,..tutte cose che la chiesa ha dimenticato a quanto pare…e il risultato è appunto una sessualità castrata e non una sessualità sublimata ed elevata.
l’omosessualità riguarda la sfera del sentire privato e personale (ossia..“sono cazzi loro”).. si può riflettere in genere sul concetto di “integrazione interiore”, del maschile e femminile in ognuno di noi, del rapporto corpo-mente-emozioni ecc.. ma questo riguarda tutti, non solo gli omosessuali; è una riflessione che si pone su altri livelli che non la morale.
Popolazione Mondiale – Politica – Virgilio NotizieOK
La libertà della confessione di fede è, per me, un diritto inalienabile , sempre se il messaggio non è violento. Però il cattolico in Italia deve tollerare le idee non violente che hanno pari dignità della fede religiosa, almeno a livello soggettivo. La maggioranza cattolica non può legiferare anche su aspetti e convinzioni personali che non obbligano nessuno all’emulazione. Non ci si può scandalizzare dei poteri teocratici in altri stati, quando non si rinuncia alla spinta teocratica nella propria nazione a maggioranza cattolica dove si mette continuamente in discussione la laicità dello stato con un pseudoscentificismo che non ha logica, se non un substrato fideistico e misterico. Da buon cristiano sono sempre disponibile a difendere la libertà di confessione di una religione non violenta e di tutte le idee non violente anche quelle che non condivido.