Jonathan Livingston: l’individuo e il gregge

Nella mia esperienza fu il primo esempio di divulgazione di argomenti inerenti la ricerca. Era il 1973, ancora sull’onda della beat generation e con i prodromi di quella che poi sarebbe divenuta la New Age. Ricordo che lo lessi tre o quattro anni dopo, quando mio padre me lo portò a casa.

Mi commossi allora, come mi commuovo oggi tutte le volte che lo leggo.

Era un romanzo breve, 103 pagine scritte grosse, eppure fece il giro del mondo, piazzandosi per anni nella classifica dei best seller, i libri più venduti, in diverse nazioni.

Intendiamoci, non che fosse il primo di quel genere, altri lo avevano preceduto, come Siddharta di Hesse o Il Piccolo Principe di Saint-Exupery. Ma Il Gabbiano Jonathan Livingston fu il più venduto, il più famoso, e il primo di una serie piuttosto corposa di romanzi che andarono ad impattare su alcune generazioni, una combinazione perfetta di tempo e contenuto, da cui il grande successo.

Moltissimi lo avranno letto, immagino, ma se cercate in giro le recensioni descrivono la trama come qualcosa che inneggia alla fiducia in se’ stessi, al non mollare mai… etc. etc.

Aspetti certamente presenti nel testo, ma che non ne costituiscono il vero Leit Motiv. Perchè in realtà Il Gabbiano è un autentico inno alla libertà di cercare, alla indefettibile certezza che esiste qualcosa di più che “passare la giornata ad azzuffarsi per un tozzo di pane”.

Ed è anche un inno alla comprensione e al muoversi verso gli altri, al condividere le proprie realizzazioni con chi sia interessato.

Ma soprattutto allo stare in piedi da soli, al non aver paura del giudizio altrui, al non ricercare sempre e solo la gratificazione e il riconoscimento da parte di chi ci circonda e ci sta a cuore.

Molti ricercatori storcono il naso davanti alla semplicità di questo libro ma, per me, Il Gabbiano fu un’autentica, meravigliosa rivelazione anche se, quando lo lessi, naturalmente non avevo le idee così chiare.

Per l’epoca in cui venne pubblicato, questo romanzo rappresentò una sintesi meravigliosa di tutti i valori e le ragioni che l’avevano prodotta.

Uno fra tutti la nascita dell’individualismo.

“Individuo” è un termine meraviglioso, perchè nell’uso e nella genesi si spiega e si palesa allo stesso tempo. Pensiamoci un po’: individuare significa, di fatto, trovare qualcosa in mezzo ad altre simili, quindi separare, in qualche modo, e rendere unica quella cosa.

Lo stesso atto dell’individuazione implica una separazione di una parte dal tutto. Ma d’altronde, individuo raccoglie in se due parti; “in” nel senso di “non” (“in” è una particella di negazione: “in” divisibile, “in” visibile, “in” afferrabile etc. etc.) e “dividuo” che proviene da “divisibile“.

Ecco che “l’individuo” diventa quella cosa intera in se’ stessa, non divisa e non divisibile.

In altre parole, tutto ciò da cui, aujourd’hui, l’uomo rifugge e da cui i governi, la società e i poteri di ogni genere, cercano di allontanarlo. Un vero individuo, da solo, diventa un pericolo mortale per qualunque potere costituito. Un gruppo di veri individui, aumenta il pericolo in modo esponenziale.

Un’intera società costituita da individui e non da pecore in gregge, potrebbe rappresentare un faro per l’intero universo. Nessun “potere” umano vorrà mai questo, quantomeno al presente stadio evolutivo.

Ecco perchè Il Gabbiano Jonathan Livingston ebbe tanto successo negli anni ’70.

Ed ecco perchè non ne avrebbe alcuno oggi.

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4 Commenti
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jackill

Sante parole!
Io l’ho letto e poi ho visto anche il film e mi sono commosso.

Pirata

film?

Franz
Reply to  Pirata

Yes, un film stupendo, girato dalla moglie di Bach, i protagonisti sono solo gabbiani, con la voce di narrazione fuori campo.
La colonna sonora è di Neil Diamond e ti assicuro che vale la pena vederlo. Comunque ne trovi diversi spezzoni su youtube, se vuoi farti un’idea.
Ciao e buon fine settimana! :bye:

Pirata

Grazie Franz, buon fine settimana anke a te!