Pranapanagati, questa sconosciuta signora
Inspiro.. espiro… Alla via così.
Pranapanagati è tecnicamente forse la pratica più semplice legata al respiro. Per quanto mi riguarda, dopo quasi venti anni in cui ho frequentato questa “signora” abbastanza assiduamente, mi stupisco ogni giorno delle sorprese che può regalare.
La concentrazione nelle due fasi dinamiche è fondamentale, come la regolarità e la microfissità delle pause.
Ma quando è la tecnica a prenderti la mano, allora è tutto un altro pianeta. Allora l’inspiro e l’espiro cominciano a perdere il loro significato, mentre il tempo si dimentica di passare di lì.
Avviene così che a metà di un espiro, si possa avere la sensazione che lo stesso stia proseguendo da innumerevoli anni. E’ un attimo, una sorta di “click”, uno scatto che si avverte all’interno. La qualità è la stessa dell’attimo in cui si entra nel sonno.
Per quanto attiene la mia esperienza, da quel momento in poi qualcosa cambia davvero.
Il respiro non è più “lungo”, la durata della fase respiratoria perde semplicemente significato.
L’atto diventa sottile, quasi inavvertibile. Se proprio stai a spaccare il pelo in quattro, quasi non respiri più.
Eppure, all’interno, pranapanagati “avviene” ancora. Se in quel momento ti muovi, sei rovinato. Ciononostante il corpo si muove da solo, a volte, mettendosi autonomamente nelle posizioni più assurde e meno canoniche: la testa che lentamente si reclina da un lato, le mani che si perdono (in effetti magari non sai manco più di averle) e nonostante questo, pranapanagati continua ad avvenire.
Fino ad un punto in cui anche alla signora in questione passa la voglia di avvenire.
Allora in mezzo agli occhi si apre uno spazio nel quale ti accade di infilarti, nel quale ti espandi, e il corpo che respira è molto più largo di quello seduto lì, immobile. E la mente, quella vera, si trova a toccare un altro spazio dal quale attinge saggezza e in cui conosce altre cose, difficilmente spiegabili a parole.
Eppure si tratta solo di: inspiro… espiro…
Grazie Franz, articolo importante scritto con semplicità e dolcezza.
Franz alla frase che ho riportato qui sotto al secondo inspiro ci va espiro?
Allora l’inspiro e l’inspiro cominciano a perdere il loro significato, mentre il tempo si dimentica di passare di lì.
Mea culpa, errore di battitura, prontamente sistemato. Grazie della segnalazione! :bye: