Cari dipendenti… secondo voi chi paga il vostro stipendio fisso?
In questo post non parlo a tutti, ovvio. Non di certo a quelli che amano fare il proprio lavoro, e neppure a quelli che prestano onestamente la propria opera in cambio di un altrettanto onesto compenso. E neppure a coloro che hanno la sfortuna di imbattersi in datori di lavoro del tutto disonesti, cosa che, purtroppo, sembra essere sempre più frequente.
No, parlo a quelli per cui il posto è un diritto intoccabile, a prescindere dal fatto che sappiano fare (e facciano effettivamente) il proprio lavoro.
Parlo a quelli per cui chiunque eserciti una qualsiasi libera professione, è automaticamente un evasore, a prescindere dal fatto che lo sia oppure no.
E infine parlo a quelli che allo scadere esatto dell’ottava ora di lavoro hanno già la mano sul pomolo della porta di uscita.
A tutti questi tipi di “dipendenti”, che amano tanto dare contro a imprenditori, liberi professionisti e lavoratori autonomi, vorrei ricordare che, a parte per gli statali, se non ci fosse la categoria da voi tanto odiata, nella stragrande maggioranza dei casi… non ci sarebbe nemmeno qualcuno che vi paga lo stipendio.
Si, perchè vedete, cari i miei dipendenti di questo tipo, alla fine a pagarvi a fine mese, c’è sempre qualche imprenditore. Magari piccolo o medio, di quelli che hanno messo in piedi una piccola industria, o magari anche esagerato, come quelli che hanno messo in piedi una grande banca.
Ma alla fine, senza questa categoria da voi tanto odiata, voi non sareste altro che… dei liberi professionisti. Papali papali. Cioè finireste per odiarvi da soli.
Quindi, fatevene una ragione. Il lavoro è un diritto, certo. Ma non è un dovere per nessuno fornirne ad altri se basta a malapena per lui.
In Italia, dare un lavoro a qualcuno è diventato un autentico incubo. Avere dei dipendenti implica suicidarsi economicamente, a meno che non si abbia un fatturato sufficente per fornire loro uno stipendio dignitoso. Ergo, la maggior parte di quelli che voi odiate, finisce per farsi un culo così, dodici o più ore al giorno, senza feste e senza fine settimana, senza nessuno che dia loro anche solo un euro quando si ammalano, e senza nessuno che paghi loro lo stipendio quando vanno in vacanza.
E quando smettono di lavorare, magari a 70 anni, non c’è nessuna liquidazione ad attenderli, se non quello che, forse, sono riusciti a mettere da parte negli anni (Equitalia permettendo, si intende).
Cercate di stare un po’ dritti nella vita: non potete odiare una categoria, riempirvi la bocca con la fatidica quanto inflazionata (e francamente sfinterica) frase “andate a lavorare”, e poi pretendere che la stessa categoria si occupi di mantenervi a vita.
Un po’ di rettitudine, ogni tanto, non fa male a nessuno.
La gratitudine è una cosa sconosciuta.… Purtroppo…
I diritti, bella fregatura!
Ci hanno messo in testa che alcune cose sono un nostro “diritto”.
Balle.
A parte il fatto che alcuni pensano, ad esempio, che guadagnare in proporzione ai rischi alle capacità e alle responsabilità, è un diritto per la classe lavoratrice ma non lo è per un’imprenditore.
E il nodo della questione è “in proporzione”.
Poi ci sono gli imprenditori che una volta garantito il diritto di lavorare ai propri dipendenti si stupiscono del fatto che gli stessi vogliano anche essere pagati…
Ma vediamola così, la vita, il bene più prezioso: NON è un diritto.
Siamo nati. Non sappiamo perchè, forse per caso.
E’ nostro dovere e opportunità fare tesoro di questo dono, ma non è MIO diritto.
Pensiamoci su, se vogliamo.
:bye:
infatti prendersela con qualcuno che magari ha più coraggio di te, oppure ha più capacità: è il passatempo preferito degli ipocondriaci, degli invidiosi,e dei lamentosi che di tutto quello che succede nella loro vita,è sempre colpa degli altri. sai franz penso che tu sia un’ottimo essere, e scusa se a volte esagero nei miei commenti, ma dopo aver “compreso” cosa sono veramente le “persone” a volte perdo volutamente la paziernza. penso che mi hai capito. un abbraccio di stima. :devil: