Vaccinazioni e cancro nei nostri soldati
L’inchiesta è di L’Espresso. Ovviamente passata sotto silenzio, perchè da noi è più importante la scorreggia di Berlusconi o la pernacchia della fighetta (si fa per dire) di turno che mettere la parola fine ad un caso su cui si indaga da anni. Trovate qui l’articolo originale.
Parliamo dell’elevato numero di patologie tumorali nei nostri soldati, sia quelli che sono stati impegnati in missioni estere che in quelli che non si sono mai mossi dall’Italia.
I numeri parlano chiaro: nel decennio 1996 – 2006, tra i nostri ragazzi ci sono stati 698 casi di cancro tra quelli che sono andati in missione e 3063 tra quelli che sono rimasti in Italia.
Non riesco ad estrapolare a che media corrispondano queste cifre ma anche così mi saltano al naso come eccezionali. La commissione di inchiesta che è stata istituita per indagare su questo comunque impressionante numero di casi è partita dall’ipotesi che a causare il tumore fosse l’uranio impoverito ma, strada facendo, si è imbattuta in un’altra realtà: quella delle vaccinazioni somministrate in modo massiccio, a distanza troppo ravvicinata e addirittura a volta con farmaci poi ritirati dal mercato.
“In molte schede dei militari ammalati si trovano vaccinazioni a brevissima distanza (anche nello stesso giorno) per la stessa malattia o somministrazione di preparati poi ritirati dal commercio. Non solo, secondo i parenti di vittime come Francesco Finessi, David Gomiero e Francesco Rinaldelli, i libretti vaccinali dei loro ragazzi, ottenuti dopo lunghe insistenze, riporterebbero anche visite mediche mai effettuate.”
L’inchiesta è notevole, non è strumentale a nulla, non contiene accuse a Big Pharma o a qualcuno in particolare. Denuncia semplicemente una realtà comune purtroppo a molti ambienti militari: l’eccessiva disinvoltura (per usare un eufemismo) con cui viene trattata la materia della sanità tra i militari, spesso approfittandosi del fatto che chi è milite deve obbedire agli ordini.
“L’avvocato Giorgio Carta difende molti militari colpiti da tumore per esposizione a uranio o vaccini e sostiene: “la ricerca della verità è resa difficile da numerosi fattori e dalla scarsa trasparenza, inoltre i medici sono ufficiali, quindi superiori gerarchici, che non impartiscono cure, ma ordini militari ai sottoposti”. Rifiutarsi o fare troppe domande non è consentito. Si rischiano sanzioni disciplinari e addirittura il carcere, come nel caso del Maresciallo dell’aereonautica Luigi Sanna che ha chiesto di rinviare i vaccini a quando avrebbe avuto risposte a una serie di domande sulla loro sicurezza e necessità.”
Cose come questa sono all’ordine del giorno in questo mondo malato.
E’ ora di aprire gli occhi e comprendere che a livello individuale, quand’anche non sia possibile produrre un cambiamento globale, è pur sempre possibile produrne uno personale: di consapevolezza, per riniziare, e poi di capacità di reazione, di opposizione a tutto ciò che non ha senso.
Nel caso dei militari questa reazione è difficile da mettere in atto, quando le sanzioni disciplinari e legali fungono da manette civili.
Ma sapere quello che accade e realizzare che succedono costantemente delle autentiche porcate sotto i nostri occhi, che noi non vediamo per pigrizia, incoscienza, superficialità e mancanza di qualsiasi forma di presenza, è il primo passo per aprire quelle manette.
Questo non interessa nessuno,poichè l’opinione pubblica,pensa che questi ragazzi prendano in giustamente tanti soldi quando sono in missione.A parte che cinquemila euro per qualche mese e a costo della vita,non mi sembra uno scandalo,ma tanti giovani del sud sono quasi costretti ad entrare nell’esercito, per guadagnarsi la pagnotta e non per fare gli eroi.
Poi si vede anche come l’Italia riesce a proteggerli ‚quando sono nei guai,come i nostri due soldati prigionieri nello stato del kerala