Si sta diffondendo sempre più la moda della terapia sostituiva per alleviare i problemi indotti dall’entrata in menopausa.
A prescindere dalla fastidiosità dei sintomi del climaterio (che per molte donne sono un vero calvario), il problema è che, a quanto pare, la suddetta terapia ha effetti collaterali decisamente poco piacevoli: cancro (in particolare al seno), ma anche infarti, ictus e trombosi.
Per una volta, però, a dirlo non è la cosiddetta “medicina alternativa” ma uno studio indipendente commissionato dalla Woman’s Health Initiative e pubblicato con tutti i crismi dalla rivista JAMA, la principale risorsa della cosiddetta “evidence-based medicine”. Trovate l’articolo completo qui (è in inglese, se vi parte la pubblicità l’articolo è sotto).
Si tratta di uno studio del 2002, in cui si parla di terapia ormonale sostitutiva estroprogestinica vale a dire basata sulla somministrazione contemporanea di estrogeni e progestinici.
Lo studio è stato interrotto dopo poco più di 5 anni contro gli 8 previsti, in quanto il numero di casi di cancro al seno invasivo ha superato i limiti massimi imposti dai parametri di controllo.
Per darvi alcuni dettagli, su 16.608 donne coinvolte nello studio, tra i 50 e i 79 anni, circa la metà ha ricevuto un placebo. Sulla rimanente parte (circa 8.500 donne), i risultati avversi sono stati una quantità imponente, statisticamente parlando: cancro al seno: 290 casi, eventi arteriovascolari letali: 286 casi, ictus: 212 casi; cancro colonrettale: 112 casi e così via morendo.
La conclusione dello studio è stata: il rapporto rischi/benefici nell’uso della terapia sostitutiva estroprogestinica non è compatibile con i requisiti di una prevenzione per patologie croniche e i risultati indicano che questo regime non dovrebbe essere utilizzato a scopo preventivo nei confronti delle patologie coronariche (CHD).
“risk-benefit profile found in this trial is not consistent with the requirements for a viable intervention for primary prevention of chronic diseases, and the results indicate that this regimen should not be initiated or continued for primary prevention of CHD”
Ora, se la logica non mi inganna, se la terapia sostitutiva ormonale non dovrebbe essere utilizzata a scopo preventivo verso le patologie coronariche in quanto ha come effetti collaterali più danni di quanti siano i benefici (e non parliamo di danni leggeri: qui si parla di cancro, ictus e infarto), allora a maggior ragione la stessa terapia non dovrebbe essere usata come trattamemto nei confronti dei disturbi classici del climaterio che, pur essendo a volte insopportabili, non sono di certo letali o anche solo di gravità comparabile, cosa che invece sembra essere diventata una prassi in Italia e negli USA.
Per avere un risultato come questo è stato necessario uno studio indipendente, il che significa, fondamentalmente, non finanziato dalle multinazionali farmaceutiche, risultato che però, per una volta, non ha potuto essere ignorato dall’ambiente medico ufficiale (peccato che invece l’informazione pubblica abbia continuato a negare l’evidenza).
Ancora una volta torniamo a parlare dell’evidente conflitto di interessi che, pur essendo tale, viene sistematicamente ignorato dalla maggior parte dell’ambiente medico e da tutti coloro che, totalmente ignoranti, sostengono a spada tratta risultati che non sono assolutamente degni di alcuna fiducia.
Un conflitto ben espresso dal dubbio di un medico statunitense (ve lo scrivo dopo) spesso citato in rete, di cui non ho trovato fonte; un dubbio che, tuttavia, ritengo più che legittimo e che valga la pena esser fatto proprio perchè, nella maggior parte dei casi, è esattamente così che vanno le cose.
La domanda a cui dare una risposta è:
“Quanto i medici di base sono al corrente degli effetti collaterali di certi farmaci, visto che, quantomeno su questo argomento, sono ‘informati’ quasi esclusivamente da piazzisti pagati dalle aziende produttrici?”
Non è una domanda inutile e non si tratta di un dubbio secondario.
In gioco c’è la vita: e per quella non c’è Mastercard che tenga.
Terapia sostitutiva antimenopausa? Cancro e infarto tra gli effetti collaterali
Si sta diffondendo sempre più la moda della terapia sostituiva per alleviare i problemi indotti dall’entrata in menopausa.
A prescindere dalla fastidiosità dei sintomi del climaterio (che per molte donne sono un vero calvario), il problema è che, a quanto pare, la suddetta terapia ha effetti collaterali decisamente poco piacevoli: cancro (in particolare al seno), ma anche infarti, ictus e trombosi.
Per una volta, però, a dirlo non è la cosiddetta “medicina alternativa” ma uno studio indipendente commissionato dalla Woman’s Health Initiative e pubblicato con tutti i crismi dalla rivista JAMA, la principale risorsa della cosiddetta “evidence-based medicine”. Trovate l’articolo completo qui (è in inglese, se vi parte la pubblicità l’articolo è sotto).
Si tratta di uno studio del 2002, in cui si parla di terapia ormonale sostitutiva estroprogestinica vale a dire basata sulla somministrazione contemporanea di estrogeni e progestinici.
Lo studio è stato interrotto dopo poco più di 5 anni contro gli 8 previsti, in quanto il numero di casi di cancro al seno invasivo ha superato i limiti massimi imposti dai parametri di controllo.
Per darvi alcuni dettagli, su 16.608 donne coinvolte nello studio, tra i 50 e i 79 anni, circa la metà ha ricevuto un placebo. Sulla rimanente parte (circa 8.500 donne), i risultati avversi sono stati una quantità imponente, statisticamente parlando: cancro al seno: 290 casi, eventi arteriovascolari letali: 286 casi, ictus: 212 casi; cancro colonrettale: 112 casi e così via morendo.
La conclusione dello studio è stata: il rapporto rischi/benefici nell’uso della terapia sostitutiva estroprogestinica non è compatibile con i requisiti di una prevenzione per patologie croniche e i risultati indicano che questo regime non dovrebbe essere utilizzato a scopo preventivo nei confronti delle patologie coronariche (CHD).
“risk-benefit profile found in this trial is not consistent with the requirements for a viable intervention for primary prevention of chronic diseases, and the results indicate that this regimen should not be initiated or continued for primary prevention of CHD”
Ora, se la logica non mi inganna, se la terapia sostitutiva ormonale non dovrebbe essere utilizzata a scopo preventivo verso le patologie coronariche in quanto ha come effetti collaterali più danni di quanti siano i benefici (e non parliamo di danni leggeri: qui si parla di cancro, ictus e infarto), allora a maggior ragione la stessa terapia non dovrebbe essere usata come trattamemto nei confronti dei disturbi classici del climaterio che, pur essendo a volte insopportabili, non sono di certo letali o anche solo di gravità comparabile, cosa che invece sembra essere diventata una prassi in Italia e negli USA.
Per avere un risultato come questo è stato necessario uno studio indipendente, il che significa, fondamentalmente, non finanziato dalle multinazionali farmaceutiche, risultato che però, per una volta, non ha potuto essere ignorato dall’ambiente medico ufficiale (peccato che invece l’informazione pubblica abbia continuato a negare l’evidenza).
Ancora una volta torniamo a parlare dell’evidente conflitto di interessi che, pur essendo tale, viene sistematicamente ignorato dalla maggior parte dell’ambiente medico e da tutti coloro che, totalmente ignoranti, sostengono a spada tratta risultati che non sono assolutamente degni di alcuna fiducia.
Un conflitto ben espresso dal dubbio di un medico statunitense (ve lo scrivo dopo) spesso citato in rete, di cui non ho trovato fonte; un dubbio che, tuttavia, ritengo più che legittimo e che valga la pena esser fatto proprio perchè, nella maggior parte dei casi, è esattamente così che vanno le cose.
La domanda a cui dare una risposta è:
“Quanto i medici di base sono al corrente degli effetti collaterali di certi farmaci, visto che, quantomeno su questo argomento, sono ‘informati’ quasi esclusivamente da piazzisti pagati dalle aziende produttrici?”
Non è una domanda inutile e non si tratta di un dubbio secondario.
In gioco c’è la vita: e per quella non c’è Mastercard che tenga.
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