Il risveglio è la sconfitta della morte
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Quello che sentiamo è davvero uguale per tutti. Ciò che cambia è solo il modo di viverlo e di manifestarlo, ma i sentimenti e le emozioni sono uguali.
Quando abbiamo paura, possiamo sentirla per cose diverse, a livelli diversi e comportarci in modo diverso ma la paura in sé, quell’emozione, è la stessa per tutti, non fa differenza tra colore della pelle, etnia, religione o età.
E lo stesso vale per l’amore, la gioia, la rabbia, il piacere o il dispiacere.
Certo, c’è chi si incazza se lo prendono in giro e chi si diverte, per fare un esempio, ma quello che si diverte magari si incazza quando non trova quello che cerca. L’incazzatura avrà livelli diversi, ma l’essenza dell’emozione provata sarà identica.
E questo vale per tutte le emozioni.
Cosa deduciamo da questo? Ad esempio che le emozioni non sono affatto soggettive, ma comuni. Soggettivi sono i paradigmi con cui esse insorgono, mentre le emozioni in sé sono comuni, direi di un grado di oggettività superiore a quello della percezione della realtà.
Attenzione, le emozioni non hanno nulla di oggettivo in senso lato, ma solo quando vengono vissute dall’interno di quell’immenso campo che è il campo emotivo.
Senza stare a scomodare Platone, possiamo dire che ogni “soggettività” è oggettiva all’interno del suo campo d’azione. Così, ad esempio, la legge di gravità è oggettiva nel piano materiale ma lo è sempre di meno ad ogni progressivo piano sottile fino a diventare qualcosa che addirittura non esiste proprio, raggiunta una sufficiente velocità vibratoria.
La malattia ha una sua valenza oggettiva all’interno del piano materiale mentre in quelli sottili perde ogni sua connotazione.
Quindi quello che sperimentiamo ci appare oggettivo quando lo osserviamo dallo stesso piano su cui avviene come fenomeno. Ma nell’istante in cui vibriamo ad una velocità sufficiente da spostare la nostra consapevolezza su un piano sufficientemente elevato, ecco che quel fenomeno di oggettivo ha sempre di meno, fino a rivelare, raggiunta una sufficiente elevazione, la sua inesistenza.
In questo senso, la realtà come noi la viviamo, essendo il gradino più basso della manifestazione, è completamente illusoria, ed ecco perchè è così difficile rendersene conto: perchè vi siamo completamente immersi dal punto di vista percettivo.
Un sogno è molto tangibile e “oggettivo” fintanto che siamo immersi nel sonno, ma quando ci svegliamo, perde completamente consistenza e svanisce nel nulla, lasciando al massimo qualche ricordo o sensazione. Traslando verso l’alto questa similitudine è facile comprendere come ogni “strato” di realtà, percepito come oggettivo ed innegabile fintanto che vi siamo immersi, rivela la propria illusorietà nell’istante stesso in cui lo osserviamo da un livello che lo contiene.
Il risveglio coincide, tra le altre cose, con la realizzazione del piano di appartenenza e con la completa percezione di ciò che di noi esiste, l’illuminazione con la realizzazione del piano delle cause. Non sono la stessa cosa, come già dissi in altri post, tuttavia già essere risvegliati all’interno della propria realtà permette di non subirne la maggior parte degli effetti.
Chi ha provato a fare un sogno lucido, ovvero un sogno in cui ci si rende conto appunto di stare sognando, si sarà reso conto che a quel punto il sogno diventa responsivo ai propri desideri. questo appunto perchè ne abbiamo realizzato l’intera natura, ma non solo: nel momento in cui ci rendiamo conto che stiamo sognando, la nostra normale “propriocezione”, intesa come percezione di noi stessi, irrompe all’interno del mondo onirico come un fiume in piena e, quando ci svegliamo fisicamente, non c’è differenza tra il “noi” onirico e quello dello stato di veglia.
Per traslato, risulta a questo punto semplice comprendere come il risveglio nella materia coincida di fatto con la fine della morte: nell’istante in cui cessa la funzionalità del corpo materiale infatti, ciò che passa “dall’altra parte” è per intero ciò che già c’era.
Il che, come disse il Bardo, è pur sempre qualcosa!
Ci si vede in giro!