Oggi parla Platone, sulla democrazia

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Oggi semplicemente vi leggo un brevissimo stralcio dal Libro VIII della Repubblica di Platone. Ho tolto la forma di dialogo per presentre le affermazioni ed il ragionamento in modo continuo (e annoiarvi meno). Queste parole sono quelle originali dell’opera di Platone e non gli adattamenti effettuati nel corso del tempo.

Non ho intenzione di commentare queste parole se non facendo osservare come siano incredibilmente sovrapponibili a quanto sta accadendo in questi ultimi anni nel mondo ma in Europa in particolare e in Italia ancora di più.

Lo so che oggi un contenuto che impegni più di 30 secondi è considerato inutile ma, dato che non è mia intenzione appoggiare ignoranza e superficialità, invito a leggere il post  (o ascoltre il podcast o il video) fino in fondo; perchè il nostro futuro non può giocarsi sull’incapacità di comprendere ciò che si prospetta.

Ecco il testo:

“La disgregazione della democrazia è provocata dall’insaziabile brama di ciò che essa si prefigge come bene, cioè la libertà. In una città democratica sentirai dire che questo è il bene supremo e quindi chi è libero per natura dovrebbe abitare soltanto là.

Quando una città democratica, assetata di libertà, viene ad essere retta da cattivi coppieri, si ubriaca di libertà pura oltre il dovuto e perseguita i suoi governanti, a meno che non siano del tutto remissivi e non concedano molta libertà, accusandoli di essere scellerati e oligarchici e ricopre d’insulti coloro che si mostrano obbedienti alle autorità, trattandoli come uomini di nessun valore, contenti di essere schiavi, mentre elogia e onora in privato e in pubblico i governanti che sono simili ai sudditi e i sudditi che sono simili ai governanti. In una tale città è inevitabile che la libertà tocchi il suo culmine.

Allora un padre si abitua a diventare simile al figlio e a temere i propri figli, il figlio diventa simile al padre e pur di essere libero non ha né rispetto né timore dei genitori; uno straniero residente si eguaglia a un cittadino e un cittadino a uno straniero residente, e lo stesso vale per uno straniero completo.

Il maestro ha paura degli allievi e li lusinga, gli allievi dal canto loro fanno poco conto sia dei maestri sia dei pedagoghi; insomma, i giovani si mettono alla pari dei più anziani e li contestano a parole e a fatti, mentre i vecchi, abbassandosi al livello dei giovani, si riempiono di facezie e smancerie, imitando i giovani per non sembrare spiacevoli e dispotici

I cani, secondo il proverbio, diventano esattamente come i loro padroni, i cavalli e gli asini, abituati a procedere con grande libertà e fierezza, urtano per la strada chiunque incontrino, se non si scansa, e parimenti ogni altra cosa si riempie di libertà

La somma di tutti questi elementi messi insieme rammollisce l’anima dei cittadini a tal punto che, se si prospetta loro un minimo di sudditanza, si indignano e non lo sopportano. Tu sai che finiscono per non curarsi neppure delle leggi, scritte e non scritte, affinché tra loro non ci sia assolutamente alcun padrone

Dividiamo una città democratica in tre parti, cosa che del resto corrisponde alla realtà.

La prima, se non erro, è quella classe che nasce qui non meno che nella città oligarchica a causa della licenza ma in questo regime è molto più violenta che in quello perchè Là rimane inesperta e debole perché non viene apprezzata, anzi viene tenuta lontano dalle cariche; nella democrazia invece questa, salvo pochi casi, è la classe dirigente e la sua parte più violenta parla e agisce, mentre gli altri, seduti attorno alle tribune, ronzano e non tollerano chi contraddice. Così in un simile regime tutto è amministrato da questa classe, con poche eccezioni

C’è poi un’altra classe che si distingue sempre dal volgo. Quando tutti si danno agli affari, le persone dalla natura più equilibrata diventano di solito molto ricche

La terza classe sarebbe il popolo, composto da chi lavora in proprio e non partecipa agli affari pubblici, gente che non possiede un patrimonio cospicuo: ma nella democrazia questa è la classe più numerosa e più potente, quando si coalizza ma non vuole farlo spesso, se non riceve un po’ di miele!

Eppure ne riceve sempre ogni volta che i governanti spogliano i cittadini abbienti dei loro averi e ne distribuiscono al popolo, tenendo per sé la parte maggiore.

Perciò le vittime di queste spoliazioni sono costrette a difendersi credo, parlando e agendo tra il popolo come meglio possono e allora, anche se non aspirano alla rivoluzione, sono accusati dagli altri di tendere insidie al popolo e di essere oligarchici e alla fine, quando vedono che il popolo tenta di danneggiarli non di sua iniziativa, ma perché è ignorante e viene ingannato dai calunniatori, allora, che lo vogliano o no, diventano veramente oligarchici.

Allora nascono le denunce, i processi e le contese reciproche.

Ma il popolo ha sempre l’abitudine di mettere alla sua testa un solo individuo, di cui alimenta e accresce il potere ed è evidente che quando nasce un tiranno, germoglia dalla radice di un capo e non da un’altra

La trasformazione da capo a tiranno avviene quando il capo incomincia a comportarsi come nel mito che si racconta sul tempio di Zeus Liceo in Arcadia, secondo il quale chi ha gustato viscere umane, tagliate e mescolate a quelle di altre vittime sacrificali, si trasforma inevitabilmente in lupo.

Allo stesso modo chi è stato messo a capo del popolo, se incontra una massa troppo obbediente, non si astiene dal sangue dei concittadini, ma con false accuse, come accade di solito, trascina l’avversario in tribunale e si macchia di un delitto togliendo la vita a un uomo, e gustando con lingua e bocca impure sangue della sua razza manda in esilio, condanna a morte e proclama cancellazioni di debiti e divisioni di terre.

E’ inevitabile che dopo queste azioni un individuo simile sia destinato a cadere vittima dei suoi nemici o a diventare tiranno, trasformandosi da uomo in lupo.

Nei primi giorni e in un primo tempo rivolge sorrisi e saluti a tutti quelli che incontra, nega di essere un tiranno e fa molte promesse in privato e in pubblico, condona i debiti, distribuisce la terra al popolo e ai suoi accoliti e finge di essere mite e affabile con tutti.
Ma quando, si è liberato dei nemici esterni accordandosi con gli uni e annientando gli altri, e dal quel lato può stare tranquillo, comincia a suscitare guerre in continuazione, affinché il popolo abbia la necessità di un capo e anche perché i cittadini, impoveritisi per i tributi che devono versare, siano costretti a vivere alla giornata e pensino meno a cospirare contro di lui.”

 

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