Livello di soglia nelle pratiche energetiche

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Esi­sto­no in natu­ra dei valo­ri soglia, sot­to i qua­li alcu­ne rea­zio­ni chi­mi­che, bio­chi­mi­che, elet­tri­che o fisio­lo­gi­che non pos­so­no avvenire.

Ad esem­pio sot­to i 100° l’ac­qua non bol­le, oppu­re sot­to la velo­ci­tà del suo­no non esi­ste “bang” soni­co; anco­ra, sot­to un cer­to poten­zia­le d’a­zio­ne le cel­lu­le ner­vo­se non inver­to­no la pola­ri­tà elet­tri­ca… e così via.

Que­sti valo­ri esi­sto­no e sono anche mol­to pre­ci­si, per quan­to riguar­da i feno­me­ni natu­ra­li “ordi­na­ri”.

Ma esi­ste anche un altro valo­re di soglia: quel­lo sot­to il qua­le una qua­lun­que pra­ti­ca ener­ge­ti­ca non è effi­ca­ce, lad­do­ve per “effi­ca­ce” si inten­de che pro­du­ce l’ef­fet­to per cui è sta­ta inge­gne­riz­za­ta (e il ter­mi­ne non è ovvia­men­te casuale).

In ambi­to di tec­no­lo­gia inte­rio­re, esi­sto­no miglia­ia di tec­ni­che ener­ge­ti­che, cor­re­la­te al respi­ro, alla cir­co­la­zio­ne del­l’e­ner­gia, a deter­mi­na­ti movi­men­ti, suo­ni o altro. Mol­te di que­ste tec­ni­che sono note anche alla gran par­te del­le per­so­ne, gra­zie all’o­pe­ra ed alla gene­ro­si­tà di per­so­nag­gi come Yoga­nan­da e Sri Yuk­te­swar che han­no rega­la­to al mon­do tec­ni­che incre­di­bi­li come quel­le cono­sciu­te sot­to il nome di Kry­ia Yoga, oppu­re gra­zie agli inse­gna­men­ti di altri Mae­stri che han­no dif­fu­so nel mon­do le loro tecniche.

Nes­su­na di que­ste tec­ni­che ha suc­ces­so, o meglio… è “effi­ca­ce”, se non vie­ne pra­ti­ca­ta per il tem­po e con la costan­za e la fre­quen­za necessarie.

Anche per le tec­ni­che ener­ge­ti­che esi­ste un livel­lo di soglia, sot­to il qua­le il pra­ti­can­te ottie­ne si dei bene­fi­ci ma non quel­li che potreb­be dal momen­to in cui la tec­ni­ca ini­zia ad agi­re davvero.

Que­sto poten­zia­le di soglia è diver­so per ognu­no e cam­bia addi­rit­tu­ra nel tem­po, a secon­da di quel­lo che fa o non fa nel­la sua vita. Va da sé che non si trat­ta quin­di di un poten­zia­le di soglia “scien­ti­fi­co”, cal­co­la­bi­le con una for­mu­la mate­ma­ti­ca ma varia­bi­le al pun­to da esse­re impre­ve­di­bi­le. Eppu­re esiste.

Per que­sto moti­vo chi pra­ti­ca si sen­te spes­so invi­ta­re a non mol­la­re le tec­ni­che, ad eser­ci­tar­le con una cer­ta fre­quen­za mini­ma, e per un tem­po spe­ci­fi­co. Chi inse­gna sa che una tec­ni­ca, per quan­to mera­vi­glio­sa ed effi­ca­ce, può non sor­ti­re mai gli effet­ti per cui è sta­ta pro­get­ta­ta, fin­tan­to che non vie­ne rag­giun­to il livel­lo di soglia, oltre il qua­le essa dav­ve­ro pren­de vita.

Dico “pren­de vita” per­chè è esat­ta­men­te quel­lo che spes­so si per­ce­pi­sce quan­do una tec­ni­ca arri­va ad “ebol­li­zio­ne”: pren­de vita al nostro inter­no. Per usa­re un lin­guag­gio moder­no, è il pro­ces­so del­la tec­ni­ca che ini­zia e da quel momen­to ini­zia il per­cor­so di trasformazione.

Tut­ta­via, fin­tan­to che non si pra­ti­ca per un cer­to perio­do, con la fre­quen­za mini­ma e la costan­za neces­sa­rie, il pro­ces­so non ini­zia e quin­di la tra­sfor­ma­zio­ne rela­ti­va sten­ta ad avvenire.

Atten­zio­ne però: non è che supe­ra­to il livel­lo di soglia non ser­va più pra­ti­ca­re, anzi: da quel momen­to occor­re esse­re anco­ra più assi­dui e pre­ci­si, altri­men­ti è come spe­gne­re l’ac­qua bol­len­te: per rifar­la bol­li­re occor­re sostan­zial­men­te un sac­co di tem­po. Que­sto è dovu­to alla leg­ge del­l’ot­ta­va che rego­la ogni mutamento.

Se rag­giun­go il poten­zia­le di soglia, con una cer­ta tec­ni­ca, di fat­to sto sal­tan­do all’ot­ta­va suc­ces­si­va. Ma se smet­to di pra­ti­ca­re quel­la tec­ni­ca, allo­ra tor­no indie­tro a pri­ma del sal­to e, dato che per ese­guir­lo nuo­va­men­te occor­re la stes­sa ener­gia, dovrò aspet­ta­re di aver­la accu­mu­la­ta di nuo­vo. Solo al suc­ces­si­vo pas­sag­gio di otta­va potrò esse­re abba­stan­za cer­to che, in caso di ces­sa­zio­ne, non sci­vo­le­rò al livel­lo anco­ra pre­ce­den­te; di soli­to, quan­do si sal­ta all’ot­ta­va suc­ces­si­va, al mas­si­mo si ritor­na a quel­la precedente.

A meno che non si cada suf­fi­cien­te­men­te pre­da del­l’il­lu­sio­ne, nel qual caso, tra­scor­so un cer­to perio­do di tem­po, ogni pro­ces­so rischia di arre­star­si. Ma anche in que­sto caso, gli even­tua­li cam­bia­men­ti pro­dot­ti dif­fi­cil­men­te regre­di­ran­no, se non in caso di com­ple­to e tota­le rin­co­glio­ni­men­to (cre­de­te­mi: può suc­ce­de­re anche ai migliori!)

Per que­sto moti­vo, quan­do abbia­mo la for­tu­na di ave­re per le mani una tec­ni­ca ener­ge­ti­ca effi­ca­ce, è neces­sa­rio dedi­car­le il giu­sto tem­po e la giu­sta fre­quen­za di esecuzione.

In caso con­tra­rio infat­ti, sta­re­mo sem­pli­ce­men­te riscal­dan­do il cusci­no su cui sia­mo seduti.

Ci si vede in giro!

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