Forme pensiero o eggregore. Cosa sono e come sono usate
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Il fatto che qualcosa non sia rilevabile oggi con gli strumenti, pur avanzati, di cui dispone la scienza, non significa che questo qualcosa non esista o non abbia effetti sulle nostre vite.
Nel 1200 non era possibile rilevare i batteri, eppure le infezioni potevano uccidere. E’ stato così fino a poco fa. Pensate che nel 1840 un medico, il Dott. Semmelweis, fu uno dei primi a ipotizzare che delle “particelle cadaveriche”, che si trasferivano dai cadaveri alle mani dei medici durante le autopsie eseguite al mattino e poi, secondo lui, alle partorienti durante le visite successive, fossero la ragione dell’alta mortalità delle partorienti ricoverate.
Istituì quindi la pratica del lavaggio delle mani, ottenendo una caduta a picco della mortalità. Ovviamente la comunità scientifico-medicale, già allora affetta da cretinismo totale, bocciò la sua teoria sui germi, e tolse la procedura di lavaggio, ottenendo così, per puro ego, la morte di altre centinaia di migliaia di persone. Fu solo 30 anni dopo che Pasteur formulò la sua famosa “teoria dei germi” secondo quello che oggi consideriamo appunto come tali.
Eppure l’esistenza dei batteri fu scoperta addirittura ben 200 anni prima da Antoni van Leeuwenhoek ma, ovviamente, sempre a causa del suddetto cretinismo delle comunità scientifiche, ci vollero altri tre anni prima che si accettasse anche solo l’idea dell’esistenza dei batteri che, peraltro, non furono mai associati all’insorgenza di una patologia fino alla fine dell’800.
E poi uno si meraviglia che l’umanità abbia raggiunto le attuali “vette” di conoscenza scientifica. Più che altro c’è da meravigliarsi che l’umanità sia sopravvissuta fino ad ora.
Scusate la digressione… ma era semplicemente per approfondire il concetto esposto in partenza: non è detto che se non puoi “vedere” qualcosa, questo non esista e che non abbia effetto sulla tua vita.
Il che ci porta dritti all’argomento di questo post, ovvero le cosiddette “forme pensiero” anche dette “eggregore”. Ovvio che in questo spazio ne parleremo in modo superficiale ma, almeno, vedremo di spiegare cosa sono, come si creano e che effetto hanno. Se qualcuno poi volesse approfondire l’argomento, suggerisco la lettura del libricino “Le forme pensiero” di A. Besant e C.W. Leadbeater, abbastanza concreto da fornire notevoli nozioni sull’argomento.
Per comprendere il concetto di “forma pensiero”, non possiamo esimere da quello di “campo”. Ora, un campo non è altro che una regione di spazio o, meglio, una dimensione, all’interno della quale si esprime un certo effetto, dovuto ad una certa causa. Poco importa quale sia l’effetto e quale la causa di esso. Ciò che ci interessa, nell’ambito di questo post, è la dimensione, ovvero la regione di spazio.
Nella materia, sappiamo tutti che esistono ad esempio i campi elettrici, quelli magnetici e quelli combinati, elettro-magnetici. Sappiamo che all’interno di un campo magnetico avvengono determinati fenomeni, così come sappiamo che se un campo elettrico si mette in movimento genera un campo magnetico. In tutti i casi, un campo magnetico esercita una certa forza, descritta con semplici espressioni matematiche, su tutto quanto si trova immerso in esso. Alcuni materiali subiranno l’effetto in modo più forte, altri meno etc. etc.
Ora, se è chiaro il concetto di campo, possiamo passare ad una descrizione del tutto fantasiosa ma non troppo di quello che succede a livello di pensiero. Come ho detto altre volte, il pensiero ordinariamente inteso come tale è del tutto meccanico, il che significa che l’essere pensante non determina alcun che del pensiero che produce. Il pensiero meccanico ha una caratteristica fondamentale: è, per l’appunto, meccanico, automatico. Ergo, a produrlo non è la volontà ma semplicemente una complessa serie di reazioni bio-elettro-chimiche all’interno del cervello.
Se cambiamo le condizioni biochimiche o elettriche in cui si trova il soggetto (cervello umano), ecco che cambiano i pensieri meccanici. E su questa cosa si basa, ad esempio, l’effetto degli psicofarmaci. Va da sé che, nel caso di un essere umano evoluto e non meccanico, le cose cambiano e di parecchio, al punto che non solo gli psicofarmaci non avrebbero la benché minima possibilità di alterarne il pensiero ma nemmeno fattori esterni decisamente più imponenti.
Purtroppo, l’umanità in genere è ben lontana da questo punto di evoluzione e qui infatti troviamo il campo di applicazione di quanto stiamo dicendo, ovvero che non è così difficile alterare il corso di un pensiero (o la nascita di un altro), anche semplicemente alterando il campo elettrico in cui si trova immerso un essere umano.
Questo semplicemente per dire che il pensiero ordinariamente inteso per tale, non ha nulla di libero o di spontaneo, ma non è niente altro che una risposta automatica ad una serie di stimoli. Ed è qui che entrano in gioco le cosiddette “forme pensiero”.
Immaginate un campo di energia, della stessa natura del pensiero umano ma dalla potenza decisamente più elevata. Cosa succederà ai pensieri degli esseri umani che si trovano in essa contenuti? Ovviamente ne verranno influenzati. Allo stesso modo in cui l’ago di una bussola subisce l’azione del campo magnetico terrestre, il pensiero umano può essere facilmente indotto ad orientarsi in una direzione piuttosto che in un’altro, semplicemente immergendolo in un campo simile (anche parecchio a dire il vero) al campo magnetico terrestre.
Non stiamo parlando di ipnosi, facciamo attenzione, quanto di orientamento. Una forma pensiero è, di fatto, un campo di energia definito che produce un orientamento altrettanto definito, oltre che del tutto involontario dei processi di pensiero esposti ad esso, in un modo che, per un essere umano meccanico, è del tutto trasparente, vale a dire che non se ne accorge.
Le forme pensiero possono essere di infinite tipologie, entità, durata, energia e dimensione. Tutto dipende da come si creano, e da quanto vengono alimentate. Ad esempio, se all’interno di una folla qualcuno comincia ad avere paura di un attentato, inizierà ad influenzare le persone attorno a sé. Se comincia a parlare in tal senso alimenterà quest’influenza. Se quella persona, colta da un attacco di panico, inizierà a fuggire, raramente non trascierà con sé qualcuno dei presenti che, vedendolo fuggire, non penserà ad un attacco di panico, ma ad una situazione di emergenza. A quel punto si unirà alla fuga, influenzando e trascinando con sè altre persone. Se il numero di fuggitivi aumenta a sufficienza, ecco che l’intera folla verrà influenzata e potranno accadere cose tragiche come quello che accadde a Torino nel 2017. Un allarme bomba del tutto inesistente provocò il panico della folla che iniziò a muoversi in modo tragico. Risultato? 8 morti e 1.400 feriti. Per nulla.
Che c’azzecca questo con le forme pensiero? Semplice: il meccanismo del panico tra la folla nasce proprio da un’influenza determinata da una piccola quanto potente “forma pensiero”, dalla durata estremamente limitata.
Ovvio che questo è un esempio, anche fuorviante, ma serve a chiarire l’idea. Il rischio, con le forme pensiero, è che si autoalimentino, crescendo costantemente e diventando sempre più potenti man mando che passa il tempo.
Questo accade perchè l’energia di cui sono composte non ha praticamente nulla a che vedere con i tipi di energia che siamo abituati a trattare e di cui abbiamo possibilità di osservazione. L’energia che compone il pensiero, soprattutto quello meccanico, pur essendo estremamente grossolana, ha già ben poco a che vedere con il piano materiale; il che ci porta avanti di un passo: a considerare cioè che una forma pensiero non è limitata ne localizzata dallo spazio. Vale a dire che se anche nasce da un gruppo di persone che stanno a New York, sarà ugualmente in grado di influenzare il pensiero di persone di Milano o di Tokyo. Il come è semplice: parliamo di sintonia.
Quando due persone pensano alla stessa cosa, si crea una sorta di legame, di connessione. E’ il principio del gruppo, dell’adesione, dell’ideologia etc. etc. Quando molte persone pensano la stessa cosa (o quantomeno formulano pensieri nella stessa direzione), la connessione si crea ugualmente. Quando pensiamo in un certo modo, dato che il pensiero è composto da un’energia che, come abbiamo detto prima, non è limitata dallo spazio o dalla distanza, ecco che di fatto ci sintonizziamo su quel modo o motivo e con tutti quelli che lo stanno facendo assieme a noi. Può essere una sintonia estremamente blanda ma, quando c’è di mezzo una forma pensiero, ecco che il nostro pensiero sintonizzato con essa ne subisce sempre più l’influenza man mano che rimaniamo su quel binario.
Questo accade perchè una forma pensiero ha una sua esistenza che è del tutto indipendente da chi l’ha generata; ha per così dire una sua vita propria. Per fare un paragone molto terra terra, è come se una scorreggia, dopo essere stata emessa, anzi che disperdersi nell’ambiente, rimanesse sempre lì ed anzi, crescesse nel tempo ad ogni altra scorreggia emessa nei dintorni.
Solo che il pensiero umano non è una scorreggia (per quanto le idee degli uomini siano spesso idee di merda), ma qualcosa di molto più sottile e permanente. Perciò, più viene alimentata dai pensieri umani (non necessariamente fisicamente vicini), più diventa grande e potente e più è in grado di influenzare il pensiero di altre persone.
Credo che sia abbastanza chiaro cosa sia una forma pensiero e ritengo che molti di quelli (pochi lo so) che saranno arrivati fino a qui cominceranno a fare connessioni, ragionamenti e ad avere idee sul perchè in un certo momento abbiano scoperto che il proprio pensiero su un determinato argomento aveva cambiato completamente direzione.
Ma c’è ovviamente di più. E’ vero che molto spesso le forme pensiero nascono spontaneamente, ma è anche vero che in altri casi vengono create appositamente. Il modo è anche piuttosto semplice: basta che un certo numero di persone pensino in un certo modo con la giusta e sufficiente focalizzazione. Quelli intorno a loro inizieranno ad orientare il proprio pensiero nella direzione voluta e in breve tempo ad alimentare in questo modo la forma pensiero originale.
Questo è perfettamente conosciuto in molti ambienti, per quanto non eccessivamente occulti e fa parte di quelle possibilità operative di una congerie di esseri non sempre evoluti e neppure particolarmente puliti che sanno perfettamente come procedere per orientare il pensiero delle folle.
Fortunatamente non ci sono solo gli stronzetti a conoscere questo procedimento ed ecco che arriviamo ad un altro passaggio: le forme pensiero possono essere dissolte, esattamente nello stesso modo in cui possono essere prodotte, ovvero dal pensiero focalizzato di ordine superiore a quello della forma pensiero da dissolvere. C’è però un problema: la potenza. Se mille persone alimentano un’eggregora, dieci che la pensano diversamente non potranno farci nulla, a meno che la loro focalizzazione non sia infinitamente superiore a quella delle prime mille. E quando parliamo degli stronzetti di prima, credetemi: quanto a focalizzazione non scherzano un cazzo!
Come è risaputo, gli esseri umani sono tanti e, per la maggior parte, sono pure idioti. Ma questo non toglie che possano pensare in modo focalizzato, anzi: più sei idiota più ti fisserai su un pensiero per quanto assurdo sia, semplicemente perchè pensi che sia giusto farlo. Un po’ come la guardia imperiale che lascia passare Ben Kenobi e Luke in Guerre Stellari. Ed è proprio così: la Forza (nel nostro caso le forme pensiero) hauna grande influenza sulle menti deboli, per parafrasare lo stesso film.
Ora che abbiamo visto tutto questo, forse vi verrà un po’ più facile capire come sia possibile che decine se non centinaia di migliaia di persone vengano portate a pensare la stessa cosa sul piano politico, oppure quello sanitario: forme pensiero.
E non pensate che i politici o chi per essi siano esenti da questo. Ed è qui che nasce il problema. Una persona influenzata inizierà a pensare in una certa direzione ma questo, nella maggior parte dei casi, non produrrà grandi conseguenze dirette. Quando invece capita ad un politico, ecco che quello inizierà a parlare secondo quel corso di pensiero ma non solo: agirà anche, portando la società nella direzione prevista dall’eggregora che lo influenza. Così si creano i famosi “pendoli” di cui parla Vadim Zeland: a quel punto il numero di persone influenzate da un’eggregora diventa così grande da generare comportamenti e tendenze che difficilmente possono essere fermate; al più (e pure con grande fatica), è possibile deviarle ma mai tanto da dissolverle.
E’ come avere davanti un pendolo che trascina un peso di due tonnellate in un arco ampio un centinaio di metri: se cerchi di fermarlo vieni schiacciato e, se cerchi di controllarlo, finirai per trovarti seduto su di esso. L’unica difesa contro una cosa simile è: stare lontani.
Stare lontani da un’eggregora significa pensare in un’altra direzione con una focalizzazione tale da non esserne influenzati. Ma per farlo bisogna saper pensare in modo consapevole. E per essere consapevoli occorre un certo lavoro che, alla fine della fiera, è quello che centinaia di Scuole, Iniziati, Istruttori e esseri spirituali in genere propongono da secoli.
Ci si vede in giro!