Smettetela di fare affidamento sui social e su youtube per comunicare il vostro pensiero; usate i social fino a che si può ma solo per condividere quello che dite o scrivete sui vostri siti o blog che sono molto più difficili da censurare. E non fate affidamento sui social perchè sono strutturati per catturare contenuti e renderli fonte di guadagno per gli stakeholders (i “soci” delle aziende che li possiedono), ma non chi quei contenuti ha scritto.
Ritornate alle origini, quando l’effetto di un sito dipendeva dal fatto che le persone ne apprezzavano i contenuti, e quindi ne parlavano, diffondevano i link agli articoli, li condividevano si, ma con una mail e, ancora prima, con gli sms che poi andavamo a digitare su un browser (allora era Netscape… chissà chi se lo ricorda).
Ci si iscriveva alle newsletter proprio per essere informati quando usciva un nuovo post e si commentava sul sito e non sui social, perchè si discuteva direttamente con l’autore e tra commentatori. E non c’era nessuno, tranne l’autore, a censurare per ideologia o stronzate simili, e nessun autore censurava chi la pensava diversamente, perchè sarebbe stato un boomerang. Piuttosto si impegnava in una discussione, il più delle volte sana e civile. Certo, c’erano anche allora i troll e gli hater ma quelli non era difficile levarseli dai coglioni con un ban sull’IP o sulla mail e comunque erano pochi.
Non c’era questa bulimia di contenuti, dove le persone passano il tempo scrollando col pollice e consumando e vomitando al contempo centinaia di contenuti al secondo, volandoci sopra come delle mosche sulla spazzatura.
Chi aveva davvero qualcosa da dire lo diceva ma non sparava cazzate per il gusto di farlo perchè scrivere un post degno di essere letto implica sforzo, attenzione e volontà. Si condividevano i contenuti, citandoli sul proprio blog con un link, così che l’autore originale potesse essere al corrente di questo e, magari, rendere il favore perchè lui (o lei) avesse in quel momento maggior visibilità.
C’era rispetto per chi scriveva dei contenuti, anche i più assurdi, perchè si era consapevoli dello sforzo che erano costati anche solo per essere scritti, e quando si discutevano quei contenuti lo si faceva appunto sul contenuto, non su quello che (per fare un esempio assurdo ma rappresentativo) aveva mangiato l’autore il giorno prima.
Torniamo alle origini: se basate la vostra lettura su quello che propongono i social e lo stesso Google, non farete altro che lasciare a loro la selezione di ciò con cui nutrite la vostra mente, che sarà di volta in volta esclusivamente quella che porta più soldi e non cultura e contenuti. Oggi social come Facebook e siti come youtube censurano a tutto spiano tutto quello che non va bene alla politica del paese cui fanno riferimento, e non di certo per proteggere gli utenti ma perchè altrimenti guadagnano di meno o vengono sanzionati. Le cosiddette “fake news” circolano grazie ai social, che adorano far circolare i contenuti “acchiappa-like” perchè sono quelli che a loro portano maggiori introiti e quindi i contenuti spazzatura sono proprio quelli che fioriscono di più (anche grazie al fatto che la gente è sempre più acefalica).
I cosiddetti “influencer” continuino pure a condividere ogni istante della loro vita, e chi lo desidera continui pure a rincoglionirsi al loro seguito. Volete fare gli “influencer”? Sappiate che funziona esattamente come uno schema di vendita piramidale: guadagna solo chi è in cima; gli altri beccano le briciole. Volete diventare ricchi facendo sponsorizzare i vostri contenuti? Va benissimo ma non fate di certo parte di chi vuole diffondere contenuti, quanto di quelli che vogliono fare soldi vendendo la propria vita. Niente da eccepire, naturalmente.
Google è diventato il dittatore di internet, perchè le persone si sono abituate ad usarlo. Facebook è diventato il social mattatore delle comunicazioni perchè le persone vi si sono riversate in massa senza rendersi conto che dipendevano sempre più da quello che veniva scelto per loro. E oggi si lamentano per la censura e perchè i video e gli articoli vengono rimossi.
Google è diventata una macchina per costringere i siti ad essere sempre più veloci, rapidi, e seguire le assurde regole che impone (credetemi, ne so davvero qualcosa), con la scusa che se non fai come vuole lui ti toglie dall’indice e nessuno ti trova nelle ricerche.
Ma essere presenti nei risultati di Google non conta proprio nulla, a meno che non vogliate vendere qualcosa, e anche lì… pensate che Amazon venda grazie a Google? O perchè tutti sanno che esiste e come funziona e che quello che vende arriva in tempi rapidissimi e direttamente sulla porta di casa?
Pensate che a siti come New York Times, Washington post, Mashable (per citarne alcuni) importi qualcosa se Google li esclude dai risultati di ricerca?
No! Google è diventato una trappola che raccoglie informazioni molto ma molto più in profondità di Facebook e compagnia bella. E la cosa divertente è che lo fa imponendo pure come fornirgliele.
Ma Google non è nulla! Nell’istante in cui sparisse dal pianeta, ci sono almeno una dozzina di altri motori di ricerca pronti a prenderne il posto, solo che VOI siete troppo pigri per usarne un altro. O pensate che Chrome sia un browser gratuito? Ricordatevi che ogni volta che qualcuno vi offre qualcosa di gratuito, il prezzo siete voi!
Per creare un blog non servono nemmeno soldi, all’inizio; il mondo è pieno di piattaforme gratuite che offrono spazio e grafica; tuttavia l’ideale è creare il proprio spazio. Costa davvero poco, ci sono offerte per spazi e siti web a poche decine di euro l’anno. Certo, poi si può voler crescere e qualcosa tocca spendere… ma considerate che oggi, creare il proprio sito o blog, con un po’ di buona volontà può avere un costo inferiore a 200 euro e poi la manutenzione costare meno di 90/100 euro l’anno (no, non vi sto proponendo del business, vi sto solo dando la dimensione economica della vostra libertà).
“Eh ma così non mi legge nessuno”.
Balle! Tutti possono leggervi, leggere quello che dite, vedere i video che postate (non metteteli su YouTube: caricateli su Vimeo o su un’altra piattaforma simile e poi includeteli nei vostri post). Potete sempre condividerli via mail a coloro che vi conoscono di persona. Chiedete loro che vi aiutino a diventare visibili e perchè no? Fino a che non vi censurano usate i social per farvi conoscere, fare conoscere il vostro pensiero, ma non regalando contenuti su di essi, bensì condividendo i vostri post. Fino a che non vi censureranno, le persone potranno conoscervi e segnarsi il vostro link.
E tornate a iscrivervi alle newsletter, e se qualche sito o blog ne manda troppe… ditelo a chi lo gestisce!
Insomma tornate ad avere un rapporto diretto con le vostre fonti di informazione e smettetela di passare il vostro tempo sui social, mentre, se possedete un sito o un blog, smettetela di preoccuparvi dell’audience: scrivete (o parlate, cantate… etc. etc.) per chi vi leggerà, non per i motorii di ricerca, altrimenti ritornerete nel circolo vizioso dei contenuti spazzatura.
Non mettete più contenuti originali direttamente sui social: condivideteli su di essi (semmai) a partire dal VOSTRO spazio in rete, invertendo la logica del traffico web: portate sul vostro sito il traffico dai social e non il contrario. E quando condividete un contenuto che vi piace, se è un sito esterno, salvatevi il sito nei preferiti e poi tornate a visitarlo; se un sito pubblica qualcosa di buon livello una volta, è possibile che poi lo faccia ancora.
Iniziate ad usare piattaforme come Telegram per fare dirette streaming (da poco si può fare anche questo) ed è gratis! Ma anche per diffondere i vostri contenuti. Sempre su Telegram, ad esempio, potete anche attivare i commenti per un canale, in modo da interagire con il vostro pubblico.
Oppure usate piattaforme di podcasting ma sempre per condividere contenuti che avete sul vostro sito.
Se avete un sito vostro, a meno di gravissimi reati, per bloccarvelo devono fare dei numeri notevoli, tra cui ottenere l’autorizzazione di un giudice su indicazione dell’autorità di Pubblica Sicurezza, mentre rimuovere un contenuto su YouTube, Facebook o Google è facilissimo ed è esclusivamente appannaggio di privati che possono farlo come e quando vogliono senza risponderne a nessuno.
Il traffico sarà minore? E chi se ne frega! Almeno saranno solo persone interessate e non gente che passa di lì per vedere un gatto con la faccia da scemo oppure che vi insulta senza nemmeno leggere quello che avete scritto (anche perchè su un sito privato non possono poi cancellare il commento)!
Chiaro che tutto quanto detto sopra vale se volete diffondere dei contenuti che abbiano un senso. Se invece volete parlare di puttanate… beh, allora i Social per voi sono un “must” irrinunciabile.
Ci si vede in giro!
Tornate alle origini della rete
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Smettetela di fare affidamento sui social e su youtube per comunicare il vostro pensiero; usate i social fino a che si può ma solo per condividere quello che dite o scrivete sui vostri siti o blog che sono molto più difficili da censurare. E non fate affidamento sui social perchè sono strutturati per catturare contenuti e renderli fonte di guadagno per gli stakeholders (i “soci” delle aziende che li possiedono), ma non chi quei contenuti ha scritto.
Ritornate alle origini, quando l’effetto di un sito dipendeva dal fatto che le persone ne apprezzavano i contenuti, e quindi ne parlavano, diffondevano i link agli articoli, li condividevano si, ma con una mail e, ancora prima, con gli sms che poi andavamo a digitare su un browser (allora era Netscape… chissà chi se lo ricorda).
Ci si iscriveva alle newsletter proprio per essere informati quando usciva un nuovo post e si commentava sul sito e non sui social, perchè si discuteva direttamente con l’autore e tra commentatori. E non c’era nessuno, tranne l’autore, a censurare per ideologia o stronzate simili, e nessun autore censurava chi la pensava diversamente, perchè sarebbe stato un boomerang. Piuttosto si impegnava in una discussione, il più delle volte sana e civile. Certo, c’erano anche allora i troll e gli hater ma quelli non era difficile levarseli dai coglioni con un ban sull’IP o sulla mail e comunque erano pochi.
Non c’era questa bulimia di contenuti, dove le persone passano il tempo scrollando col pollice e consumando e vomitando al contempo centinaia di contenuti al secondo, volandoci sopra come delle mosche sulla spazzatura.
Chi aveva davvero qualcosa da dire lo diceva ma non sparava cazzate per il gusto di farlo perchè scrivere un post degno di essere letto implica sforzo, attenzione e volontà. Si condividevano i contenuti, citandoli sul proprio blog con un link, così che l’autore originale potesse essere al corrente di questo e, magari, rendere il favore perchè lui (o lei) avesse in quel momento maggior visibilità.
C’era rispetto per chi scriveva dei contenuti, anche i più assurdi, perchè si era consapevoli dello sforzo che erano costati anche solo per essere scritti, e quando si discutevano quei contenuti lo si faceva appunto sul contenuto, non su quello che (per fare un esempio assurdo ma rappresentativo) aveva mangiato l’autore il giorno prima.
Torniamo alle origini: se basate la vostra lettura su quello che propongono i social e lo stesso Google, non farete altro che lasciare a loro la selezione di ciò con cui nutrite la vostra mente, che sarà di volta in volta esclusivamente quella che porta più soldi e non cultura e contenuti. Oggi social come Facebook e siti come youtube censurano a tutto spiano tutto quello che non va bene alla politica del paese cui fanno riferimento, e non di certo per proteggere gli utenti ma perchè altrimenti guadagnano di meno o vengono sanzionati. Le cosiddette “fake news” circolano grazie ai social, che adorano far circolare i contenuti “acchiappa-like” perchè sono quelli che a loro portano maggiori introiti e quindi i contenuti spazzatura sono proprio quelli che fioriscono di più (anche grazie al fatto che la gente è sempre più acefalica).
I cosiddetti “influencer” continuino pure a condividere ogni istante della loro vita, e chi lo desidera continui pure a rincoglionirsi al loro seguito. Volete fare gli “influencer”? Sappiate che funziona esattamente come uno schema di vendita piramidale: guadagna solo chi è in cima; gli altri beccano le briciole. Volete diventare ricchi facendo sponsorizzare i vostri contenuti? Va benissimo ma non fate di certo parte di chi vuole diffondere contenuti, quanto di quelli che vogliono fare soldi vendendo la propria vita. Niente da eccepire, naturalmente.
Google è diventato il dittatore di internet, perchè le persone si sono abituate ad usarlo. Facebook è diventato il social mattatore delle comunicazioni perchè le persone vi si sono riversate in massa senza rendersi conto che dipendevano sempre più da quello che veniva scelto per loro. E oggi si lamentano per la censura e perchè i video e gli articoli vengono rimossi.
Google è diventata una macchina per costringere i siti ad essere sempre più veloci, rapidi, e seguire le assurde regole che impone (credetemi, ne so davvero qualcosa), con la scusa che se non fai come vuole lui ti toglie dall’indice e nessuno ti trova nelle ricerche.
Ma essere presenti nei risultati di Google non conta proprio nulla, a meno che non vogliate vendere qualcosa, e anche lì… pensate che Amazon venda grazie a Google? O perchè tutti sanno che esiste e come funziona e che quello che vende arriva in tempi rapidissimi e direttamente sulla porta di casa?
Pensate che a siti come New York Times, Washington post, Mashable (per citarne alcuni) importi qualcosa se Google li esclude dai risultati di ricerca?
No! Google è diventato una trappola che raccoglie informazioni molto ma molto più in profondità di Facebook e compagnia bella. E la cosa divertente è che lo fa imponendo pure come fornirgliele.
Ma Google non è nulla! Nell’istante in cui sparisse dal pianeta, ci sono almeno una dozzina di altri motori di ricerca pronti a prenderne il posto, solo che VOI siete troppo pigri per usarne un altro. O pensate che Chrome sia un browser gratuito? Ricordatevi che ogni volta che qualcuno vi offre qualcosa di gratuito, il prezzo siete voi!
Per creare un blog non servono nemmeno soldi, all’inizio; il mondo è pieno di piattaforme gratuite che offrono spazio e grafica; tuttavia l’ideale è creare il proprio spazio. Costa davvero poco, ci sono offerte per spazi e siti web a poche decine di euro l’anno. Certo, poi si può voler crescere e qualcosa tocca spendere… ma considerate che oggi, creare il proprio sito o blog, con un po’ di buona volontà può avere un costo inferiore a 200 euro e poi la manutenzione costare meno di 90/100 euro l’anno (no, non vi sto proponendo del business, vi sto solo dando la dimensione economica della vostra libertà).
“Eh ma così non mi legge nessuno”.
Balle! Tutti possono leggervi, leggere quello che dite, vedere i video che postate (non metteteli su YouTube: caricateli su Vimeo o su un’altra piattaforma simile e poi includeteli nei vostri post). Potete sempre condividerli via mail a coloro che vi conoscono di persona. Chiedete loro che vi aiutino a diventare visibili e perchè no? Fino a che non vi censurano usate i social per farvi conoscere, fare conoscere il vostro pensiero, ma non regalando contenuti su di essi, bensì condividendo i vostri post. Fino a che non vi censureranno, le persone potranno conoscervi e segnarsi il vostro link.
E tornate a iscrivervi alle newsletter, e se qualche sito o blog ne manda troppe… ditelo a chi lo gestisce!
Insomma tornate ad avere un rapporto diretto con le vostre fonti di informazione e smettetela di passare il vostro tempo sui social, mentre, se possedete un sito o un blog, smettetela di preoccuparvi dell’audience: scrivete (o parlate, cantate… etc. etc.) per chi vi leggerà, non per i motorii di ricerca, altrimenti ritornerete nel circolo vizioso dei contenuti spazzatura.
Non mettete più contenuti originali direttamente sui social: condivideteli su di essi (semmai) a partire dal VOSTRO spazio in rete, invertendo la logica del traffico web: portate sul vostro sito il traffico dai social e non il contrario. E quando condividete un contenuto che vi piace, se è un sito esterno, salvatevi il sito nei preferiti e poi tornate a visitarlo; se un sito pubblica qualcosa di buon livello una volta, è possibile che poi lo faccia ancora.
Iniziate ad usare piattaforme come Telegram per fare dirette streaming (da poco si può fare anche questo) ed è gratis! Ma anche per diffondere i vostri contenuti. Sempre su Telegram, ad esempio, potete anche attivare i commenti per un canale, in modo da interagire con il vostro pubblico.
Oppure usate piattaforme di podcasting ma sempre per condividere contenuti che avete sul vostro sito.
Se avete un sito vostro, a meno di gravissimi reati, per bloccarvelo devono fare dei numeri notevoli, tra cui ottenere l’autorizzazione di un giudice su indicazione dell’autorità di Pubblica Sicurezza, mentre rimuovere un contenuto su YouTube, Facebook o Google è facilissimo ed è esclusivamente appannaggio di privati che possono farlo come e quando vogliono senza risponderne a nessuno.
Il traffico sarà minore? E chi se ne frega! Almeno saranno solo persone interessate e non gente che passa di lì per vedere un gatto con la faccia da scemo oppure che vi insulta senza nemmeno leggere quello che avete scritto (anche perchè su un sito privato non possono poi cancellare il commento)!
Chiaro che tutto quanto detto sopra vale se volete diffondere dei contenuti che abbiano un senso. Se invece volete parlare di puttanate… beh, allora i Social per voi sono un “must” irrinunciabile.
Ci si vede in giro!
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