Che differenza passa tra voler bene e amare

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Premesso che l’argomento “amore”, anche solo a riguardo di questo singolo aspetto, è talmente vasto che non si può neanche pensare di risolverlo in un post… già… che differenza c’è?

Ve lo dico subito: nessuna!

Vediamo di argomentare. Cosa significa “voler bene”? Avere un buon sentimento, un affetto… in ultima analisi: volere il bene dell’oggetto del nostro sentire.

E cosa significa amare? Pensateci un attimo: significa più di voler bene? Nella comune concezione umana, si. Ma il problema è proprio questo: gli esseri umani, non avendo la minima idea di cosa significhi davvero “amare”, pensano che si tratti di un coacervo di puttanate emotive, pronte a svanire nel nulla non appena una qualunque di esse non corrisponde più al modello originale. Ed allora “Ti amo ma solo fino a che non mi tradisci”, “Ti amo ma solo se mi ami anche tu”, “Ti amo ma solo se prometti di non mentirmi mai” e così via. Peccato che tutto quello che viene prima di “ma” e “però”, come sa chiunque abbia un minimo di sale in zucca, non conta mai un cazzo.

Quando una coppia si frequenta, se A dice a B: “Ti amo” e B si azzarda a rispondere: “Anch’io ti voglio bene” ecco che scatta la tragedia.

Eppure “Amare” significa “voler bene” il che ci riporta all’inizio, ovvero volere il bene di chi si ama.

“Tutto qui?”

Si, tutto qui. Perchè l’amore non è di questa terra, non quantomeno nella terribile condizione di devoluzione in cui si trova l’umanità. Ricordate sempre che noi esseri umani, a meno che non si sia fatto un certo passo in una determinata direzione, non possiamo amare ciò che non comprendiamo, anche se solo in embrione. Se conteniamo (evolutivamente) del tutto o in parte qualcosa o un altro essere, allora riusciamo ad amarlo, se non subito, con una certa progressione, quanto meno con un’approssimazione iniziale di tale atto. Viceversa non ci sono cazzi: se va bene sentiamo una certa simpatia, se va male, ne abbiamo paura.

Ecco perchè è più facile amare un animale: lo comprendiamo completamente, lo conteniamo evolutivamente e dunque possiamo amarlo. Poi ovviamente ci sono scarti di esseri umani, simulacri che sono talmente in basso nella scala evolutiva da non essere assolutamente in grado di contenere nemmeno un piccolo stronzetto di capra, e purtroppo parliamo della stragrande maggioranza. Costoro non sono in grado di amare un animale, assolutamente, figuriamoci un altro essere umano.

Quando due esseri umani si innamorano nella prassi umana, parte dapprima un processo biochimico, del tutto meccanico. Poi, se va bene, nel migliore dei casi i due campi vibratori in qualche modo si armonizzano ed allora nasce qualcosa che comincia ad assomigliare all’amore. Prima di ciò c’è solo madre natura che spinge alla procreazione esclusivamente per la continuazione della specie (che poi certe volte viene anche da chiedersi di cosa si faccia madre natura ma questo è decisamente un altro paio di maniche).

Solo raramente l’amore inizia a trasformarsi in qualcosa che gli assomiglia davvero: è il momento dell’amore per volontà, ovvero quel momento in cui si decide, si vuole amare un altro essere umano. Allora quello che segue davvero comincia a diventare amore e ad assumere un significato evolutivo. Prima, il sentimento (quando va bene) è rappresentata dall’equazione AMICIZIA + SESSO = AMORE (l’originale vedeva un altro termine al posto di “SESSO” ma immagino che vada bene ugualmente).

So what? E quindi? E quindi cerchiamo di cominciare a crescere: per amare occorre risuonare nel cuore (nel senso di nostro nucleo) con chi amiamo. Non c’è un altro modo. Quindi prima di comincare ad amare occorre certamente… essere degli individui (essere individuati, essere uno e non molti). Consideriamo quindi che, meno conteniamo qualcosa che risuona con l’oggetto del nostro amore, più è difficile mettere in atto questa risonanza. Difficile, ma non impossibile. Una volta in più si tratta di consapevolezza e realizzazione. Sentire chi vogliamo amare, ascoltarne la pulsazione, il ritmo, il suono e la vibrazione (quindi divenirne consapevoli) fintanto che al nostro interno qualcosa, una sorta di “diapason dell’anima”, entra in risonanza e quindi rende reale (realizzazione) la stessa risonanza. Da quel punto in poi l’amore può avere inizio.

Ed è la strada maestra dell’evoluzione, quantomeno in questo sistema solare (occhio che parlo in senso occulto), che nasce, cresce ed evolve proprio sul raggio dell’Amore.

Per tutto il resto… per parafrasare un vecchio adagio: o c’è una app oppure una carta di credito.

Ricordatevi di essere eccezionali.

Ci si vede in giro!

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