Tibet, Cina e Olimpiadi…
In un precedente articolo scrivevo (mi si perdoni l’autocitazione):
“Ma perchè noi, che non siamo al governo, ma forse un cuore ancora l’abbiamo, non facciamo qualcosa?
Inondiamo la RAI di mail e di lettere, in cui diciamo, no anzi, affermiamo che le Olimpiadi non le guarderemo. Nè in televisione nè in altro luogo. E diamo pubblicità alla cosa. Scriviamolo (chi può) sui giornali, e chi non può mandi una lettera anche ai quotidiani. Perchè se noi non guardiamo la TV, la pubblicità non serve a nulla. E senza la pubblicità, le Olimpiadi non si fanno. Perchè le Olimpiadi sono solo l’Olimipade del business.”
Oggi rinnovo l’invito. Facciamo partire una comunicazione virale, che non metterà del denaro in tasca a nessuno, ma in compenso ci farà sentire per una volta di essere stati dritti, eretti e cazzuti di fronte alla nefandezza.
I cinesi contano sulle Olimpiadi per due motivi: denaro e immagine. ROVINIAMOLI! Facciamo sapere agli sponsor che i loro spot avranno un’audience dimezzata rispetto al previsto, e che i loro loghi verranno associati ad un’altra immagine. Questa:
Allora forse, quando i vari Nike, piuttosto che Coca-Cola, dimezzeranno i loro pagamenti, i cinesi potrebbero ripensare a quello che stanno facendo.
Facciamogli fare una figura di merda!
Io personalmente invierò a tutti i miei contatti una mail con questo testo
“Il Tibet, con tutta la sua storia e tradizione, tesoro per tutta l’umanità, sta per essere cancellato dalla faccia della Terra. Io non ci sto. Non guarderò le Olimpiadi. Così tutti gli sponsor avranno buttato nel cesso i loro soldi. E questo potrebbe far cambiare idea al governo cinese. Ti allego due immagini, da usare sul tuo sito, blog o altro, da stampare o da mettere come firma ai tuoi messaggi, da mandare via fax ai giornali, alle agenzie (se ne conosci), da volantinare. Inoltra questa mail. Fai in modo che chiunque si giri, ovunque lo faccia, sia costretto a guardarle in qualche modo. Allora anche gli sponsor le vedranno, e sapranno che il marchio dei loro prodotti potrebbe essere associato per sempre al concetto di sangue e omicidio!!!”
Le immagini sono completamente libere da copyright, e per questo ringrazio il mio amico Mauro che le ha realizzate e messe a disposizione.
Se volete, potete anche cliccare QUI e scaricare il messaggio già pronto per outlook.
Oppure cliccate QUI per l’immagine grande e QUI per quella piccola.
Dai… che li stendiamo!
Facciamo vedere che siamo capaci di SCEGLIERE e non ci facciamo propinare supinamente tutta la retorica di quella “festa dello sport” che è solo un mercato gestito dai soliti. Possiamo farlo con l’unica arma che abbiamo a disposizione: la NOSTRA integrità, la NOSTRA facoltà di “non stare al gioco”. Le petizioni sono carta straccia che i governi sacrificano alle loro necessità politiche ed economiche. Nessuno vuole perdere il business cinese. Solo NOI – i soliti consumatori e cittadini che alla fine “pagano” – possiamo decidere che NON CI STIAMO.
Televisori spenti, dunque. Niente giornali. Niente sponsor. Personalmente mi impegno a non comprare più prodotti cinesi, né quelli delle multinazionali che producono in Cina. E non guarderò i giochi olimpici.
MI PRENDO IL DIRITTO di non essere responsabile del profitto basato su sfruttamento, oppressione, violenza e tortura. E’ una promessa a me stesso e a tutti quelli che condividono i valori etici fondamentali. Basta con questa merda! Alziamo la testa e abbiamo il coraggio di dirlo a tutti. Dovremo essere in milioni per produrre un cambiamento… ma i grandi numeri sono fatti pur sempre di unità… PROVIAMOCI!!!
Quante maiuscole!
Dal canto mio ho già girato l’appello al mio giornale, con la mia preghiera poi di diffonderlo il più possibile. Spero me lo pubblichino domani.
Gruppi alternativi, diciamo così, già da anni invitano a non comprare prodotti cinesi. Io qualcuno l’ho comprato. Certo è triste pensare che dobbiamo ritornare su questa linea solo a causa di numerosi morti innocenti, dimenticando lo sfruttamento che da sempre si opera in Cina a danno di questi moderni schiavi.
Ho visto un film documentario su un’azienda in cina che produce jeans.
Il manager capo, un ex comandante di polizia che monitorizza dal suo ufficio tutti gli operai avendo installato una rete di telecamere capillare in tutta la fabbrica.
– doppio cartellino di lavoro, uno lo tengono le guardie della fabbrica uno gli operai, ed in taluni casi vengono sostituiti per evidenziare che è tutto in regola.
– Età media degli operai dai 14 ai 20, e quasi esclusivamente donne perchè considerate più docili da sfruttare.
– Niente scioperi nè sindacati.
– All’nterno della fabbrica ci sono caseggiati dormitorio in cui dormono in stanze piccolissime anche dodici persone, ogni letto è separato da una tendina, e le intervistate si consideravano fortunate perchè avevano il bagno e loro stavano al quarto piano.
Condizioni igieniche allucinanti, vi era anche la mensa interna, ovviamente con ritenuta sullo stipendio, ma niente tavoli nè sedie e quindi mangiavano in camera sul letto.
Le intervistate adoravano lo spuntino di mezzanotte perchè gratuito e perchè era due ore prima della fine del turno.
– le operaie dormivano circa quattro ore a notte, tutto il resto del tempo lavoravano, soprattutto quando si era indietro con gli ordini, ma visti gli ordini che i capi prendevano quasi sempre.
– 7 giorni su 7 di lavoro.
– Se rimanevano incinta venivano licenziate.
– i supervisori che giravano per controllare avevano metodi a dir poco da carcere.
– paga di circa 0,6 centesimi di dollaro l’ora, questo è quello che dichiaravano davanti alle telecamere.
– lavorano per il mercato europeo, statunitense e dell’america del sud.
– i clienti occidentali che andavano in visita per nuovi ordini potevano osservare le condizioni di lavoro.L’unica cosa a cui erano interessati era il prezzo e la fattura dei capi.
– La cina ha fatto fare dei controlli dai fornitori occidentali ma ovviamente tutto era costruito, interviste, orari, condizioni ad hoc solo per i giorni in cui venivano fatti i controlli, poi tornava tutto come prima, questo è quanto dicevano alcuni dissidenti oscurati in volto.
– Ovviamente Den xiao ping veniva continuamente ringraziato osannato come quello che ha dato una svolta decisiva alla cina.
etc…
L’impressione che ho avuto oltre al fatto che non vi erano diritti di nessun tipo è che i cinesi si adeguano solo ed esclusivamente alla richiesta del mercato occidentale…
Ad una domanda vi è una offerta e per raggiungere i loro obiettivi applicano qualsiasi metodo, menefreghisti della vita umana e del valore di essa.
Ma soprattutto si adeguano alla richiesta del mercato occidentale ed in questo ognuno di noi si deve sentire coinvolto e responsabile.
Franz, ho sposato l’iniziativa, ma usando le immagini dell’altro articolo. Mauro, concedimi di dirti che l’immagine da te realizzata, pur suggestiva nell’evocazione è di difficile comprensione. Quegli occhi di buddha se nessuno li ha mai visti, sembrano gli occhi di una maschera veneziana, e il mondo è pieno di persone che sanno cosa sta accadendo in Tibet, ma non hanno mai visto gli occhi di un Buddha. AUM!
Sì, Alb, forse hai ragione… D’altronde rende soprattutto lo slogan e …il colore. Non importa quale immagine usare, basta che riusciamo, per una volta, a far a meno del telecomando (senza maiuscole, stavolta, vorrà dire che in quelle sere andremo a berci una birra… eh?!!) Ciao!
Se guardi bene.…
dietro una maschera veneziana.…
forse troverai un Buddha !
AUM