Donne e figli. O forse no.
Oggi ho ricevuto una lettera da una cara amica. Una donna in carriera fino a qualche tempo fa. Oggi carriera finita, perchè è arrivata al top. Presidente della filiale italiana di una grande società di consulenza. Impegnata 214 ore su 24 (non è un errore di battitura), ha trascorso gli ultimi quattro anni dei suoi trentotto di vita in un maelstrom di viaggi, riunioni, consigli di amministrazione. Una belva, come la chiamano i suoi dipendenti. Sicuramente una donna in gamba. E anche molto, molto bella. Cito solo un passo della sua lunga lettera, scritta a mano su carta intrisa del suo profumo (chanel n° 5, guarda caso).
“…mi è difficile oggi guardarmi alle spalle e non riconoscere la grande fortuna che ho avuto nella vita. Denaro, gratificazioni, notorietà, potere. E nei sentimenti un uomo meraviglioso come compagno. Un grande. Uno di quelli che tutte vorrebbero al fianco. Ma arrivata vicino ai quaranta, sento un vuoto dentro. Nonostante tutto quello che ho avuto, tutto quello che ho.
Sento la mancanza di un figlio. Al mio interno l’ho sempre voluto, desiderato. E oggi, che sono arrivata dove sono, non riesco neppure a sentirmi una donna, senza un figlio da accudire.”
Mi ha fatto riflettere questa lettera. Che prosegue con un tono ed un linguaggio di grande sensibilità ed intelligenza. Com’è possibile, mi sono chiesto, che una donna di questo spessore possa ancora pensare di non essere tale, solo perchè non ha avuto un figlio? Come se quella del parto fosse l’unica giustificazione all’esistenza in vita di un essere femminile.
E’ ovvio che all’interno di ogni uomo e donna di questo pianeta, madre natura abbia impiantato un sistema automatico per la prosecuzione della razza. L’istinto alla procreazione deve essere forte, perchè l’essere umano continui a fare figli. Ma dietro all’irrefrenabile impulso alla maternità e alla paternità, cosa si nasconde? Perchè un uomo o una donna devono improvvisamente sentir venir meno la propria integrità se non vogliono (o non possono) avere dei figli?
Credo che la risposta stia all’interno. All’interno di quella grande inconsapevolezza che grava su questa società come un manto di piombo. Sono sicuro che un principio esista, dietro al desiderio di maternità e di paternità. E anche un principio elevato. Ma sono anche sicuro che tale principio esuli dall’obbligatorietà della generazione carnale di un essere umano.
Dopo tutto cosa significa “avere un figlio”? Cosa mai si “ha” nella paternità o nella maternità?
Nulla. Non si “ha” un altro essere. Sia esso figlio o compagno, nessun essere è di nessuno.
Il figlio che possiamo generare non è nostra proprietà. E’ un altro essere umano. Punto. E so che occorre una grande capacità di distacco per accettare questo. Ma credo che il nocciolo sia qui. Se escludiamo il fattore fisico, credo che avere un figlio si possa sintetizzare in due parole: responsabilità e dono. Responsabilità di un altro essere, del suo sviluppo, della sua crescita. Responsabilità nel fornirgli tutto quello di cui abbisogna per realizzare la sua vita. Ma non nel viverla al posto suo. Anche se questo significasse assistere alla sua autodistruzione. E in questo vi è il dono. Il dono completo di sè, in fiducia e amore. Anche se questo amore non dovesse mai essere ricambiato.
Io credo che oggi la maggior parte di coloro che hanno dei figli si trovi preda solo di un istinto, quello animale, e di una morale, quella religiosa, qualunque essa sia. Perchè quasi tutte le religioni hanno in comune il relegare la donna a semplice fattrice. Una giumenta da monta, e nei casi di maggior sentimento, oggetto di sollazzo per l’uomo.
Istinto e morale dunque, che portano la maggior parte delle gravidanze ad “accadere” agli inconsapevoli genitori.
Non una possibilità cercata. Non un’esperire consapevole guidato da un sentire profondo, e dalla ricerca di quel principio di figliolanza, occultato dietro le mentite spoglie della generazione carnale.
E allora a te, mia cara amica che mi scrivi, rispondo da queste pagine, invitandoti ad approfondire quello che senti, a comprendere quale sia veramente il motivo per cui non ti senti integra senza avere sperimentato un parto. Forse dietro tutto ciò c’è qualcosa d’altro. Qualcosa che prende origine ben più a fondo dentro di te.
Forse quel desiderio di permettere ad un altro essere di “venire alla Luce”, innegabile nella sua integrità, non ha nulla o poco a che vedere con il generare carnalmente, simulacro terreno di altro atto.
Credo che occorra esser Donna per avere un Figlio, ma sono sicuro che non occorra avere un figlio, per essere Donna.
Con amore.
Franz
Partecipo al contenuto del tuo intervento caro blogger. E se è così bella, presentacela …
E che… secondo te sono scemo?
“Credo che occorra esser Donna per avere un Figlio, ma sono sicuro che non occorra avere un figlio, per essere Donna.”
Bellissima la tua frase (sempre se è tua)… la condivido al 100%.… e tanti complimenti per il blog e per le cose che scrivi.…
Grazie per i complimenti. Se posso permettermi una domanda: come mai metti in dubbio la paternità della frase in oggetto?
Semplice curiosità, chiaramente.
Mi spiego.… non so chi sei… ho scoperto questo blog per puro caso… Non ricordo cosa ho digitato su google… ed è uscita fuori una bellissima donna… x non dire altro… 😀
Poi ho letto alcuni articoli da te pubblicati… in uno se non sbaglio si parlava di Gela… ed essendo Siculo mi sono incuriosito ed ho letto… e mi sono trovato subito daccordo con ciò che scrivevi… Quindi mi sono iscritto alla mailing list… in modo da poter ricevere i tuoi articoli… Quelli più interessanti le giro ai tanti amici sparsi per l Italia… per farli riflettere… così come faccio io…
Adesso passo alla frase “incriminata”… ho a che fare con diverse Donne che non riescono ad avere dei figli… per vari motivi… ed ho trovato la tua frase perfetta… bellissima… Non essendo un lettore di libri.… causa mancanza di tempo… m è venuto in mente che poteva essere una frase scritta da un poeta famoso… o da chissà chi… e che tu l avevi presa ad hoc per l argomento…
Se così non è… ti porgo le mie scuse per il dubbio… e ti rinnovo i complimenti!!!
Nessuna “incriminazione” 🙂 solo curiosità, nessuna scusa da porgere, dunque 🙂 Grazie.
Non credo che si farebbero molti figli se si facessero consapevolmente, credo che il sentirsi inappagati quando non vengono sia un condizionamento sociale, non animale.
Come tante altre questioni sociali che condizionano la donna e che poi vengono interpretate come loro limiti e difetti( cornute e mazziate).
Il senso comune dice che dobbiamo avere figli, che donne siamo mancando alla funzione primaria che la natura ci ha dato?
Dobbiamo essere materne prima ancora che ci nascano i figli..e quando nascono, una lente di ingrandimento si posa su di noi per vedere che madri siamo, vaccini,scuola,educazione,parolacce,le canne, il sesso, diventano tutte cose di nostra responsabilità.
Se ci si rendesse conto che avere un figlio è un metodo di crescita personale potente e doloroso, se ne sceglierebbero altri.
I figli ti danno un dono grandissimo, come dice giustamente Franz: ti insegnano l’amore senza possesso. Perchè anche se non lo hai mai capito, c’è un momento che volente o nolente diventi uno spettatore della loro vita. E se non te lo aspettavi diventa così doloroso da devastare completamente i rapporti.
Alla tua amica direi un altra cosa.Il vuoto che sente non credo sia la mancanza di un figlio,e anche se un figlio certamente le farebbe capire cos’è quel vuoto, è un metodo rischioso se non si è pronti.
Molto meglio cercare la Verità dentro se stessa. Il successo senza la crescita personale di solito non basta.
Ma se è amica tua Franz, sono molto fiduciosa che sia già sulla buona strada.
Ciao
Ah ma è un post dell’anno scorso? :noshake: