Lettera al Sig. Pedrocco, direttore del Museo Ca’ Rezzonico
Credo che ormai sia dominio pubblico l’episodio accaduto al museo Ca’ Rezzonico, in cui un guardasala è stato oggetto di sanzione discipliare (forse addirittura di licenziamento), per aver impedito l’ingresso al museo ad una donna musulmana completamente velata.
Girovagando su internet ho trovato un indirizzo a cui mandare una mail, ed ho provveduto a farlo. La mail la trovate qua sotto. Qualora voleste fare altrettanto, l’indirizzo è: mkt.musei@comune.venezia.it.
Ecco il testo della mail da me inviata:
Egr. Direttore, Sig. Pedrocco,
lasci che mi presenti: mi chiamo Francesco Amato, e i miei recapiti li trova in calce per ogni eventuale.
In questi giorni abbondantemente “in strillo” su tutti i media, trova ampio pubblico rilievo la vicenda occorsa nel Museo da Lei diretto.
Fermo restando il debito “beneficio d’inventario” dovutoLe, sulla corretta esposizione dell’accaduto da parte degli organismi di informazione, con la presente desidero esprimerLe la mia personale opinione di libero cittadino italiano in merito, partendo ovviamente dalla base delle suddette informazioni.
Qualora le stesse fossero incongruenti la realtà delle cose, consideri pure nullo quanto segue.
A quanto apprendo, un addetto al Museo da Lei diretto, ha impedito l’ingresso allo stesso ad una donna dal viso coperto, per motivi di sicurezza. A seguito di questa decisione, l’addetto è stato da Lei licenziato, e il suo atto definito come “grave errore”.
In questi ultimi tempi si assiste ad una progressiva quanto innegabile rinuncia da parte della democrazia a difendere i propri principi e le proprie convinzioni, di fronte alla paura della reazione del mondo islamico.
Parimenti ritengo l’ala integralista di questa religione abbia negli ultimi tempi assunto sempre maggior potere grazie all’inerzia di coloro che la democrazia dovrebbero difendere.
Lei, tra il dare sostegno ad un uomo che si è comportato come tale, e condannare pubblicamente lo stesso, ha scelto quest’ultimo corso, procedendo all’azione disciplinare nei confronti di un libero cittadino italiano che a parer mio non ha fatto altro che il suo dovere, nell’ambito delle sue funzioni (almeno credo) ritenendo contrario alla sicurezza consentire ad una persona non riconoscibile l’ingresso ad un luogo pubblico in cui si trovavano inevitabilmente concentrati un alto numero di esseri umani.
Scelta discutibile? Forse. Condannabile? Ritengo assolutamente di no. Tanto più che alla fine è Lei il responsabile ultimo per le azioni dell’addetto. (Se mai fosse accaduto qualcosa chi sarebbe stato il responsabile, Lei o il Suo addetto? In ultima analisi, quest’ultimo ha tutelato anche Lei…)
Sig. Pedrocco, ha mai provato ad entrare con un grosso crocifisso in mano in una moschea a Riad? Vuole scommettere che verrebbe immediatamente incarcerato (se non giustiziato sommariamente dalla folla) per offesa all’Islam? (e da quelle parti la pena per questo reato è molto più pesante che il licenziamento).
E allora perchè in Italia a questi personaggi deve essere consentito comportarsi in spregio e disprezzo, o nella migliore delle ipotesi completa noncuranza, delle nostre normative e consuetudini, quando noi nel loro paese dobbiamo stare attenti a come ci vestiamo, e addirittura a chi rivolgiamo la parola?
Per paura, Sig. Pedrocco. Nient’altro che paura. Continua paura della loro ipotetica reazione.
E nel suo caso, Sig. Pedrocco, qual’è stata la Sua motivazione nell’agire come ha fatto?
Sig. Pedrocco, io personalmente sono terribilmente stanco di vedere l’Italia e gli Italiani fare la solita misera figura di un paese le cui leggi ed usanze possono essere tranquillamente ignorate da un popolo in cui una gran percentuale di individui considera normale l’omicidio per motivi religiosi (veda il sondaggio sul London Times del 27 Luglio 2008).
Un popolo in cui una percentuale ancora maggiore pretende che le proprie leggi entrino a far parte dell’ordinamento giuridico del paese che li ospita.
Un popolo che quando guarda le nostre donne, nella gran parte dei casi non vede altro che delle prostitute, perchè non si coprono da capo a piedi con i loro abiti neri.
Sig. Pedrocco, io mi vergogno profondamente per questa immagine di paese debole, la cui unica preoccupazione è quella di non pestare i calli a nessuno, e che per questo è disposto a farsi fare di tutto da chiunque.
Contestualmente plaudo pubblicamente all’operato dell’addetto da Lei licenziato, che ha dimostrato di avere spina dorsale e dirittura morale, oggi qualità purtroppo assai rare.
Non so quanto possa servire, ma La invito cortesemente a ritirare l’atto di licenziamento verso l’addetto in questione, ed a sostituirlo con il Suo appoggio e la Sua approvazione.
L’Italia ne ha bisogno. Noi ne abbiamo bisogno. Forse alla fine anche Lei ne ha bisogno.
A disposizione per ogni varia ed eventuale
Francesco Amato
trovo molto coragioso dalla parte del direttore di chiedere scusa x un atto dovuto.
se uno paga x un servizio deve averlo.
come pare a lei se va in un ristorante, paga e non li danno da mangiare x ragioni di sicurezza.…..
che c’entra l’islam e tutto il resto con un fatto semplice.
o si rifiuta l’ingresso, o se pagato l’ingresso deve proseguire.
si sente molto parlare di quello che a RIAD non è possibile fare.… si cerca sempre di andare avanti e di non tornare indietro.
Possibilmente battersi che a RIAD si possa andare con la croce…e non vietare in italia di credere e manifestare la religione.…
TANTO IL CROCIFISSO IN ITALIA C’E’ D’APERTUTTO PIACE O NO.…..
Sig. Pierre, non trovo alcun atto dovuto nell’agire del Direttore. E nemmeno un motivo per chiedere scusa.
Anche sul fatto che se uno paga per un servizio debba averlo, avrei i miei dubbi. Vuole forse dirmi che se trovo qualcuno che mi vende un calibro 50 BMG allora diventa mio diritto possederlo infrangendo la legge italiana che lo vieta espressamente?
La persona alla cassa avrebbe dovuto agire esattamente come il guardasala, ed informare la signora che per motivi di sicurezza non le sarebbe stato consentito l’ingresso se non in stato di riconoscibilità.
E per quanto riguarda il confondere “l’Islam, e tutto il resto con un fatto semplice”, la invito a considerare che se il fatto in sè è semplice, i principi che entrano in gioco non lo sono affatto.
Chissà perchè quando conviene, l’Islam non c’entra mai, vero? Ma la signora perchè indossava il velo integrale? Per un suo vezzo personale o per un precetto islamico? E allora vede che l’islam c’entra?
Battersi perchè sia possibile andare a RIAD con la croce? E chi se ne frega?
Io mi batterò sempre perchè chi viene a casa mia rispetti i miei usi, costumi, leggi e tradizioni. E quindi capisco perfettamente chi a casa sua fa altrettanto.
Ma a casa sua.
Islam o non islam.
OK manca il riferimento di una legge, ma siccome non ho votato Lega Nord, non ho come riferimento neppure quel tipo lì di ideologia, quindi provo a ragionare con la mia testa, pur sapendo che è un terreno che scotta, perchè ha mille sfaccettature e ne ho mille anch’io.
Una parte di me ama talmente la libertà che se qualcuno vuole vestirsi da gallo irlandese, per me è libero di farlo. Poi tento di vestire i panni di quella donna, il burka l’ha scelto o le è stato imposto? Il divieto a farla entrare in un museo l’aiuta a liberarsi o aumenta ancora la sua frustrazione?
Se mi vanto di essere più evoluto devo essere anche in grado di favorire l’evoluzione del mio prossimo. Il divieto ad entrare non sono così sicura che vada in quella direzione.
Di certo licenziare quel guardiano sarebbe un atto privo di vera responsabilità. Mi auguro vivamente che ciò non accada. Proprio per quel principio di evoluzione.
Infatti non l’hanno licenziato.