Ricerca della Verità e meditazione 8 – La sfiga della memoria
Esiste un organo all’interno del nosto corpo. Un prodigioso elaboratore parallelo, detto cervello. Oltre a tutte le altre montagne di cose che lo compongono, gli elementi che riguardano praticamente tutti i processi che vi hanno luogo sono fondamentalmente due: neuroni (cellule) e assoni (collegamenti fra cellule). Questa prodigiosa massa spugnosa che alloggia all’interno del cranio, è stata studiata in lungo e in largo, con tutto quello che abbiamo a disposizione, ma ancora nasconde la maggior parte dei suoi segreti.
Uno di questi segreti è chiamato memoria. Poco si sa ancora di come questi pochi grammi di materia riescano a registrare tutto quello che accade nell’arco di una vita, per lunga che sia, ma quel poco che conosciamo ci ha consentito di costruire delle macchine dal funzionamento simile, i computer.
E in effetti il parallelo tra la memoria informatica e quella umana non è così azzardato. Certo, il computer è una macchina seriale, in cui il segnale entra sempre dalla stessa parte ed esce sempre da quell’altra, dopo essere stato elaborato, mentre il cervello è una macchina prettamente non-neumaniana, basata sulla topologia del segnale da elaborare.
Ma anche così non abbiamo proprio detto nulla. Non sappiamo più o meno un tubo, se non che noi “ci ricordiamo” di quello che accade. O quantomeno crediamo che sia così.
La realtà è che il nostro ricordo cosciente di ciò che ci accade, è limitato a pochi sprazzi, flash di avvenimenti, intervallati da periodi di tempo molto lunghi, in cui non ci ricordiamo di nulla, se non in modo estremamente vago. A volte un evento, fisico o emotivo, riportano a galla un ricordo sopito, ma il più della nostra giornata giace perso in mezzo ai neuroni.
Se non ci credete, fate un semplice esperimento: provate a ricordare a ritroso tutto quello che avete fatto, dal momento in cui i vostri occhi si sono posati su queste parole. Se va bene non vi ricordate nemmeno le prime parole di questo post. Tornare indietro diventa sempre più difficile e vago, se non per qualcuno di quegli sprazzi sopra citati. L’unica cosa che rimane è un vago senso di sé, che sembra collegare i vari momenti.
Ma la realtà è che non vi è praticamente alcun ricordo reale del passato. Ad esempio, mettiamo che stiate leggendo queste righe verso mezzogiorno. Se siete in ufficio, vi ricordate il momento in cui siete entrati nella stanza in cui vi trovate? Se si, provate a ricordare dove erano le altre persone, cosa stavano facendo, e come erano vestite. Provate a ricordare i loro volti, le loro espressioni con precisione. Impossibile, vero? Qui dovrebbe sorgere il primo dubbio: perchè?
C’è un bellissimo film, “L’incarico”, in cui il protagonista viene addestrato a ricordare tutto quello che vede in un frigorifero con un’occhiata di soli tre secondi. All’inizio non ce la fa, ma poi con il procedere dell’addestramento si, fino a diventare un mostro di memoria. Gli ci vogliono due mesi, ed è il caso di un miracolo presentato in un film. Pensate cosa potrebbe voler dire ricordare ogni singola impressione ricevuta dall’esterno in una giornata. Ogni parola udita, ogni cosa vista, ogni odore percepito. Bello, vero?
Ok, adesso provate ad espandere questa idea alle emozioni, ai pensieri e alle sensazioni cinestesiche in genere. Agli aneliti della sensibilità, alle micro intuizioni. Sembra un’incredibile massa di informazioni, vero?
Eppure sta tutto lì, da qualche parte registrato nell’ammasso di spugna all’interno del nostro cranio. Solo che noi non siamo più in grado di ritrovare quelle informazioni. Loro si sono registrate sul nostro “hard disk” mentale, ma noi non siamo in grado di ripescarne la mappa, per cui non siamo neppure in grado di accedervi, per il 99% delle informazioni.
Eppure, se qualcuno ci chiede: “Ma tu esisti?”, noi non ci pensiamo su un attimo a rispondere: “Si, certo!”. Cosa è che ci rende così sicuri di esistere? Il fatto che possiamo toccare noi stessi, pizzicottarci, o piuttosto il fatto che abbiamo l’impressione di ricordare noi stessi come un entità che fluisce attraverso il tempo?
Entrambe le sensazioni le possiamo provare in sogno, ad esempio, ma questo non implica che quello che viviamo nella dimensione onirica sia reale.
Le emozioni forse? Anche quelle le possiamo provare tranquillamente in sogno, per poi dimenticarle dieci minuti dopo esserci alzati dal letto, salvo il caso di quei fottuti incubi che ti rovinano completamente l’umore per tutta la giornata. Ma prima o poi anche questo umore guasto cessa (in genere con il risveglio successivo).
Ma allora, cosa esiste realmente in noi? Qual’è quella parte della nostra coscienza che permane costante nell’arco di una giornata?
Bella domanda vero? Ne parliamo nei prossimi post.
Quel che penso? C’è di più di una spugna ella nostra testolina…più dell’elettricità generata dalle sue cellule, forse un soffio speciale, impalpabile che rende spiegabile cose che in milioni di anni ancora non hanno avuto risposta. Anna
‘spetta…