Ricerca della verità e meditazione 19 – La respirazione, e allora?
L’uomo oggi mediamente non sa respirare. O meglio, si limita a farlo in modo completamente meccanico, ovvero seguendo semplicemente quello che gli viene richiesto in quel momento dal livello di sforzo intrapreso.
Quando è in condizioni di quiete però ecco che il respiro piano piano si riduce fino ad un debole, superficiale ansito.
Ma i polmoni sono fatti per essere riempiti, non parzialmente.
Avete mai provato a sentire l’odore che ha l’aria contenuta in una gomma? Disgustoso, vero?
Il motivo è che l’aria che sta in un pneumatico è sempre quella, e quindi si becca quelle piccole particelle di gomma (le stesse che generano l’odore), che si mescolano con essa.
L’aria che abbiamo nei polmoni subisce bene o male lo stesso destino. Se noi continuiamo a respirare con solamente una piccola parte della nostra capacità polmonare, inevitabilmente avremo sempre nei polmoni una certa quantità di aria “stantia”, che tra l’altro tenderà a diventarlo sempre di più, a causa del continuo tentativo del corpo di espellere alcune sostanze tossiche come l’anidride carbonica. Questo porterà il sangue ad una ridotta ossigenazione con tutta una serie di conseguenze che si possono facilmente immaginare.
L’importanza di una corretta respirazione non è cosa da poco, al punto che neppure la scienza “ufficiale” si azzarda a negarlo.
Ma se andiamo a vedere, in ogni disciplina, più o meno spirituale, più o meno antica, si trovano indicate delle tecniche che includono procedimenti e percorsi respiratori più o meno complessi.
Durante il sonno, ad esempio, momento in cui la nostra presenza è mediamente nulla, il notro respiro si allunga naturalmente, tendendo a divenire leggermente rumoroso (non sto parlando del russare, ovviamente). Qualcuno si è mai chiesto perchè?
Certo, durante il sonno il fabbisogno energetico diminuisce drasticamente, e così la frequenza cardiaca e di conseguenza anche il ritmo respiratorio. Ma allora perchè in condizioni di estrema rilassatezza ma comunque in stato di veglia, non si arriva agli stessi livelli di profondità?
Credo che la risposta stia nel fatto che ancora la meccanicità dell’atto respiratorio rimane comunque a livello motorio, per cui tendiamo comunque a rimanere superficiali in questo atto.
Ma lo scopo del respiro non è solo quello di introdurre aria durante l’inspiro ed espellere anidride carbonica e similia nell’espiro.
Di fatto, controllare la propria respirazione coincide col generare alcune risposte fisiche particolari, che vedremo nei prossimi post.