Respirate gente… respirate!

Il respi­ro è l’as­se por­tan­te del­la vita. Si può sta­re set­ti­ma­ne sen­za cibo, gior­ni sen­za acqua ma, sen­za respi­ra­re, al mas­si­mo pochi minu­ti (sal­vo raris­si­me ecce­zio­ni). Il respi­ro è quel­la cosa che, da sem­pre, in qua­lun­que cul­tu­ra, per­si­no in quel­la occi­den­ta­le, è rico­no­sciu­to come il pri­mo e più impor­tan­te pro­ce­di­men­to per inte­ra­gi­re con il pro­prio interno.

L’a­ria, di fat­to, è la cosa che intro­du­cia­mo di più nel nostro cor­po. Più del­l’ac­qua e di qual­sia­si altra mate­ria, l’a­ria è il pri­mo e più impor­tan­te cibo del nostro corpo.

Ma qua­l’è il modo cor­ret­to di respi­ra­re? Ovvia­men­te non ce n’è uno vali­do per tut­te le situa­zio­ni. Nel­la vita di tut­ti i gior­ni il nostro respi­ro cam­bia in con­ti­nua­zio­ne, a secon­da del­le impres­sio­ni che rice­via­mo dal­l’e­ster­no e del­le varia­zio­ni fisi­che cui sia­mo sottoposti.

La fisio­lo­gia del­la respi­ra­zio­ne è una cosa par­ti­co­la­re, qual­co­sa che occu­pa inte­ri trat­ta­ti. Allo stes­so modo, nel­le cul­tu­re più anti­che, la scien­za del respi­ro ne occu­pa altrettanti.

Il con­trol­lo del respi­ro, inte­so come uti­liz­zo con­sa­pe­vo­le del­lo stes­so è un car­di­ne di qua­lun­que disci­pli­na, dal­le più anti­che alle più moder­ne e sportive.

Come det­to pri­ma, per­si­no nel­la super­fi­cia­le, ese­cra­bi­le cul­tu­ra fisi­ca occi­den­ta­le, il con­trol­lo del respi­ro occu­pa un posto di tut­to rilievo.

Noi ten­dia­mo a dare tut­to per scon­ta­to. Com­pre­sa la respi­ra­zio­ne, sem­pli­ce­men­te per­chè abbia­mo un mec­ca­ni­smo che ci impe­di­sce di smet­te­re di respi­ra­re. Ma il respi­ro, al di là del fat­to che acca­da auto­ma­ti­ca­men­te, ha dei com­por­ta­men­ti (sem­pre auto­ma­ti­ci) osser­van­do i qua­li è già pos­si­bi­le trar­re parec­chie con­clu­sio­ni, sia sul nostro sta­to che su quel­lo del mon­do che ci circonda.

Per fare un esem­pio, in caso di spa­ven­to, è natu­ra­le pro­dur­re un imme­dia­to quan­to rumo­ro­so inspi­ro. Il rumo­re è dato da un rifles­so, che ten­de a chiu­de­re la gola, men­tre l’in­spi­ro è pro­dot­to da un altro, anco­ra più ance­stra­le, che indu­ce ad inspi­ra­re come pri­ma rea­zio­ne di dife­sa (del­la serie: non so se e quan­do potrò respi­ra­re di nuovo…).

Subi­to dopo la rea­zio­ne suc­ces­si­va, spe­cial­men­te nel­la popo­la­zio­ne fem­mi­ni­le, vi è il gri­do: di fat­to un espiro!

Duran­te una cri­si di ansia, o di pani­co, il respi­ro a vol­te va fuo­ri con­trol­lo, inne­scan­do cri­si iper­ven­ti­la­to­rie o, al con­tra­rio, insuf­fi­cien­za respiratoria.

Insom­ma, il respi­ro è il pri­mo atto quan­do venia­mo al mon­do, la pri­ma rea­zio­ne a qua­lun­que sti­mo­lo e, per fini­re, l’ul­ti­mo atto pri­ma di mori­re. Non dovreb­be stu­pi­re quin­di che inte­re gene­ra­zio­ni di sag­gi ne abbia­no fat­to una scienza.

Eppu­re, a par­te nel­le disci­pli­ne inte­rio­ri e in alcu­ne arti mar­zia­li (peral­tro in modo assai ridot­to), oggi la respi­ra­zio­ne non fa par­te del­le cose che si stu­dia­no nor­mal­men­te. A par­te for­se gli atto­ri, anche se in modo alquan­to superficiale.

Per acco­star­si a que­sta scien­za, la pri­ma cosa da fare è: osser­va­re. Osser­va­re come si respi­ra, può anche esse­re uno shock. Potrem­mo sco­pri­re, ad esem­pio, che i nostri atti respi­ra­to­ri sono del tut­to ridot­ti, mol­to bre­vi e fre­quen­ti e, in gene­re, qua­si total­men­te inefficienti.

Un respi­ro inef­fi­cien­te por­ta qua­si inva­ria­bil­men­te a tut­ta una serie di rea­zio­ni in casca­ta. Sen­za entra­re in ter­mi­ni ener­ge­ti­ci, chiun­que può ren­der­si con­to che una scar­sa o cat­ti­va ossi­ge­na­zio­ne del san­gue non è di cer­to qual­co­sa che fac­cia bene al corpo.

Quin­di, la secon­da cosa da fare, oltre all’os­ser­va­zio­ne è: respi­ra­re con­sa­pe­vol­men­te. Nien­te di par­ti­co­la­re. Nes­su­na tec­ni­ca stra­na: sem­pli­ce­men­te respi­ra­re per­chè lo si vuo­le fare e non per­chè “così fan tut­ti” e, nel fare ciò, sta­re bene atten­ti a quan­to tem­po si dedi­ca ad ogni fase respi­ra­to­ria. Inspi­ro, pau­sa, espi­ro, pau­sa. Tre fasi (di cui una ripe­tu­ta per un tota­le di quattro).

Tut­to lì? Si, tut­to qui. Ma si trat­ta del­l’i­ni­zio di un viag­gio incre­di­bi­le in un mon­do com­ple­ta­men­te sconosciuto.

Cre­do che a tut­ti sia nota la mia pas­sio­ne per i man­tra. Ecco, la respi­ra­zio­ne è un ele­men­to fon­da­men­ta­le per riu­sci­re a pro­dur­re dei man­tra degni di tale nome.

Ma sen­za sta­re a sco­mo­da­re altro, pen­sa­te alla pos­si­bi­li­tà di con­trol­la­re il pro­prio sta­to emo­ti­vo in pochi secon­di, la pos­si­bi­li­tà di tro­va­re all’in­ter­no spa­zi incre­di­bi­li, vere e pro­prie oasi di silen­zio e di magia.

Tut­to que­sto dipen­de da una buo­na capa­ci­tà di respirare.

Non dal caso.

Alla pros­si­ma…

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