La legge di minor resistenza
E’ quasi Natale,
Milano è più
caotica e nebbiosa che mai.
Cammino, circondato da un caos che mi spinge
ad osservare intorno con attenzione, in una condizione di sempre
maggior introiezione. Osservo le movenze distratte e frettolose dei passanti, i loro sguardi.
Poi, di colpo, in un paio di occhi, non so neanche il perché, vedo il percorso dell’essere umano. E mi si stringe lo stomaco.
Il desiderio di sentirsi protetti, di stare comodi, di sfuggire ai conflitti, di nascondersi al confronto. Vedo come questi legittimi desideri
nascondano un pericolo enorme, la ricerca continua della “minor resistenza”.
E la ricerca della minor resistenza non è compatibile con l’autodeterminazione. Noi, l’essere umano, seguiamo il sentiero più facile, non
scegliamo una direzione. Diciamo ciò che è socialmente accettato, che ci fa sembrare simpatici, che ci inserisce in un “contesto”, non ciò che pensiamo.
Frequentiamo persone e ambienti comodi, che non ci facciano
correre il rischio di metterci in gioco.
E siamo diventati talmente bravi a farlo, che ci siamo autoconvinti che è proprio quel che vogliamo.
Così, come l’acqua che scorre giù per una china, come una biglia che rotola, veniamo incanalati e condotti in solchi già tracciati, dall’ opportunità, da forze
esterne a noi; deviati da ostacoli che sono lì per caso. E poi ci diciamo che è proprio quella la strada che vogliamo percorrere, che è proprio quella la meta
che ci eravamo prefissati. E lo andiamo a raccontare agli altri, finché una convinzione comune diventa realtà.
Andiamo verso il basso perché la gravità ci muove, e invece di prenderne atto, e magari
rammaricarci perché non godremo i panorami di montagna, affermiamo che non ci interessano, che vogliamo stare a
valle, o addirittura non sospettiamo neanche l’esistenza delle montagne. Stiamo a casa, o tra amici compiacenti, invece di ascoltare i sempre più flebili
richiami del cuore, che ci porterebbero a fare cose “discutibili”, “rischiose”, “fuori dal coro”.
Stavo per aggiungere molte altre considerazioni conseguenti, ma termino qui, con la speranza che qualcuno che legge, anche solo
uno tra migliaia, possa “risuonare” a queste quattro parole, ci rifletta, possa magari condividerle, non con me,
ma con altre biglie che rotolano, perché queste possano, in futuro, arrivare a godere dei vasti orizzonti
che solo dalla cima di un monte si possono ammirare.
Buon Natale.
com’è vera la tua descrizione! mai come in questo momento me ne sono resa conto. ascoltare i flebili battiti del cuore e muoversi al suo ritmo è solo difficile ma non impossibile.grazie Sting per questo articolo, mi ha toccato in modo particolare.auguro a tutti ,per l’anno che verrà, di alimentare il proprio sentire per non perdere di vista l’obbiettivo!
Grazie a te, Cassandra, per avere avuto il desiderio di scrivere queste righe di commento. C’è’ qualcosa di magico quando scrivi qualcosa con il cuore e scopri che qualcun’ altro ne è stato toccato. E meno male che c’è questa possibilità!!