Stupri, Giornali, immigrazione e Governo: le cose non sono chiare

I media stanno martellando sull’affaire stupri. Dopo la pausa dedicata al caso Englaro, hanno ripreso la campagna mediatica sui casi di violenza sessuale.
La percezione del pubblico è che siano in enorme aumento i delitti a sfondo sessuale, con particolar riferimento a quelli perpetrati da extracomunitari. La realtà, almeno stando alle statistiche, un po’ meno emotive, e un po’ meno (per ora) interessate, parrebbe essere molto diversa.
I casi di stupro e violenza sessuale sono in costante calo, e almeno per quanto riguarda l’Italia, solo per un 20% circa imputabili a cittadini stranieri; ciononostante, i media portano alla ribalta solo questi ultimi, e non esitano a gettare benzina sul fuoco della xenofobia, con un occhio di riguardo ai cittadini dell’est.
Prova ne sia il fatto che su tutti i giornali l’episodio di linciaggio di ieri, ai danni di due uomini romeni che stavano semplicemente mangiando davanti ad una rivendita di kebab, non viene in nessun modo condannato, ne dai media ne tanto meno dal governo, che invece si lancia sulla farneticante elaborazione di decreti legge sull’argomento. Gil argomenti vanno dalla castrazione chimica al sovvertimento della legge con l’impedimento degli arresti domiciliari.
Non siamo negli Stati Uniti o in Inghilterra, paesi in cui la stampa attende con denti affilati la politica per sbranarla al minimo passo falso, senza riguardo per la parte in causa. Siamo in Italia, cioè un paese in cui i media sono notoriamente al servizio della politica, sempre senza riguardo per la parte in causa.
Il dubbio che mi viene, come già in qualche caso precedente è: dove vuole andare a parare il nostro governo? Perchè i media continuano a picchiare duro contro gli immigrati come se fossero tutti un esercito di violentatori e assassini?
Io personalmente non amo il fatto che questo paese sia diventato il ricettacolo per chiunque voglia andarsene dal proprio. Soprattutto quando viene da noi con la consapevolezza che verrà trattato meglio di qualunque cittadino italiano, e con molto più riguardo.
E sono anche molto convinto della necessotà di mettere un freno all’immigrazione clandestina e al lassismo grazie al quale qualunque extracomunitario può decidere di imporre la propria religione o le proprie usanze sulla nostra società contando sulla debolezza di una democrazia ormai allo sfascio e senza alcuna forza.
Ma da qui a cadere nella trappola mediatica di questi mesi, ce ne corre. Però mi sembra logico che molte persone possano lasciarsi influenzare da questo clima, e dare origine a fenomeni di aggressione e linciaggio come quelli di ieri. D’altro canto mi sembra altrettanto ovvio che un episodio come quello avvenuto ai due ragazzini a Roma possa far vedere rosso chiunque.
Ma continuo a chiedermi: cui prodest? Chi ci guadagna?
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i dispiace nn sono daccordo con te, sono una grande sostenitrice dell ‘ immigrazione e del melting pot, ospito regolarmente in casa mia ragazzi extracomunitari che venggono a studiare la nostra lingua e la nostra cultura con i vari progetti Erasmus o Leonardo. Amo i cinesi grandi lavoratori, con i loro traccheggi ma sempre rispettosissimi del paese che li ospita, amo i filippini….. qulcuno ha mai sentito di un filippino o di un cinese che abbia rubato, stuprato od altro? a me nn risulta, risulta invece che Rumeni e Rom vengono nel nostro paese pensando che che tutto quello che vi sta su ci sia caduto dal cielo, e che sia un loro diritto appropriarsene come se gli italiani di tutti i ceti nn avessero sputato sangue per avere quello che hanno attraverso lavoro e sacrificio, parole che all etnia rumena e rom restano completamente sconosciute…
Per quanto mi riguarda oltre ai provvedimenti sullo stupro che sarebbero già dovuti essere presi molto tempo fa indipendentemente dall etnia degli artefici, restano da prendere quelli sui rumeni e rom più che sull’ immigrazione in generale, a loro in particolare devrebbero essere impostie leggi restrittive perchè sono quasi esclusivamente loro a rovinare l’ immigrazione straniera in Italia. per tutti gli altri benvenga chi ha voglia di lavorare e crescere.
Io intanto me ne emigro in svizzera dove davvero 47 etnie diverse convivono nella più totale armonia, sapete come? il primo che sgarra è Fuori.!!
Se leggi anche gli altri post sull’argomento immigrazione, vedi che siamo in effetti di vedute molto simili. Sul concetto del “primo che sgarra fuori” mi trovi perfettamente d’accordo. E credo anche sul discorso etnie dell’est. Una volta parlavo con un poliziotto della stradale, che mi confessava che durante i posti di blocco quelli che gli facevano più paura erano proprio le genti dell’est. “Sai Franz, questi non sono come tutti gli altri. Per loro la vita umana ha un valore così basso che non hanno la minima esitazione a spararti in faccia, anche solo per evitare una multa!”. E se un poliziotto arriva ad avere paura…
Mi sembra che si tocchino due questioni fondamentali.
1) La certezza dell’applicazione della pena, indipendentemente da razza, religione, ceto sociale e (soprattutto) casta politica. Non c’è per gli italiani, nè per gli extracomunitari, se hai culo resti dentro, sennò sei fuori. Un fulgido esempio di uguaglianza.
2) A certe etnie l’appellativo di “umano” mal si addice, poche storie. Apro una parentesi per i cinesi, che di rispetto ne hanno solo per il guadagno, per la persona no. Solo che, in ossequio alla loro natura entomologica (si comportano come le termiti, o le formiche) fanno le cose così “all’ombra” dei loro seminterrati, che difficilmente vengono alla luce.
Per il resto meglio predare che costruire o guadagnare, e ancora meglio in italia, da tempo senza remi, timone e vele.
P.S. Ovviamente generalizzare offre il fianco a chiunque possa dire: Io conosco un (rumenopolaccoalbanesealgerinocinese) onesto e gran lavoratore. OK.
Ricordo la chiacchierata davanti a una bottiglia di rosso con un (UN) albanese che schiumava di rabbia nel vedere la quasi totalità dei suoi connazionali fare cose che esponevano lui e i suoi compatrioti ad un giudizio negativo. OK. Uno ne ho conosciuto anch’io. E allora?
Franz, devo fare delle piccole precisazioni, in quanto le statistiche un po’ le mastico. Gli stranieri in Italia sono circa il 5%. La comunità rumena dopo la prematura apertura dell’Europa alla Romania è diventata oggi la più popolosa. Circa 800.000 romeni cioè l’1,3% della popolazione.In Italia il 24% degli stupri è commesso da stranieri. In quest’ottica, significa che gli stranieri commettono percentualmente tale crimine decisamente di più rispetto agli italiani (il 5% della popolazione commette il 24% delle violenze a sfondo sessuale). Questa forbice nelle grandi città aumenta notevolmente. Non ho dati, ma se ragioniamo su quanto 5% sia occupato da cinesi, indiani, bengalesi, etc. forse arriveremmo a dire che questo 24% di reati è compiuto da un 2% della popolazione!
E benvenuto… io avevo poco tempo per scrivere il post e poche statistiche sottomano. Quando si dice un blog collaborativo… 😈 😈
Caro Franz, approfitto di questo tuo articolo per inserire per la prima volta un commento sul tuo blog per il quale ti faccio i complimenti per la veste rinnovata. In quello che dici c’è molta ragionevolezza ma secondo me manca un’aspetto molto importante del quale, finchè non si terra conto, il problema dell’immmigrazione rimmarra sempre tale, senza l’ombra di una vera soluzione. Non voglio cadere nel “buonismo” o nel “permissivismo” a tutti o costi ma dobbiamo avere il coraggio di guardare, se vogliamo risolvere i problemi, alle cause dei fenomeni, senza fermarci agli effetti. L’immigrazione clandestina di cui oggi soffriamo in Europa non è certo colpa di questi disperati che vengono da noi, ma della politica di sfruttamento che il mondo “civilizzato” fa nei confronti del resto del mondo. Il 10% della popolazione mondiale utilizza il 90% delle risorse del pianeta, in modo indiscriminato, inquinando e continuando a perpetrare quelle situazioni di sofferenza che producono poi le varie situazioni di sofferenza in varie parti del mondo (vedi le varie multinazionali occidentali che sfruttano la manod’opera a basso costo nei paesi sottosviluppati pagando queste persone 1 dollaro al giorno). Tutto questo produce sofferenza, guerre civili e, tra le altre cose… immmigrazione clandestina. Per quanto mi ruguarda questo fenomeno è il karma dell’occidente civilizzato per la politica che ha fatto e continua a fare, a partire dal colonialismo fino ad oggi. Non è questione di giusto o sbagliato, è semplicemente l’effetto, la semplice punta di un iceberg di un mare di sofferenza che continuiamo ad alimentare. Personalmente considero anche l’11 settembre in quest’ottica come altri attentati successi più recentemente…
Ovviamente l’Italia non può da sola farsi carico di un problema che riguarda l’impostazione econimica e politica mondiale ed in qualche modo deve gestire la situazione dell’immigrazione. Credo però che, la consapevolezza di essre noi tutti occidentali un po’ responsabili delle situazioni di sofferenza che producono l’immigrazione clandestina di massa ci metterebbe in condizione di affrontare meglio il problema, anche nella sua gestione temporanea dell’emergenza, lavorando allo stesso tempo per un miglioramento della siuazione del problema con gli altri paesi sviluppati. Altimenti a cosa serve la politica estera?
Concludo queste mie considerazioni caro Franz raccontandoti un esperienza personale su come il nostro sistema italiano accoglie le persone che vengono onestamente a lavorare in Italia. Come tu sai, essendo io un ricercatore scientifico, ho diversi colleghi stranieri tra cui anche persone che provengono dal nordafrica. Alcuni anni fa ti ho messo in contatto, per il tuo libro, con un mio collega di origine marocchina che si trovava in Italia ormai da 7 anni. Lui è una persona laureata nel suo paese che ha vinto una borsa di studio in italia per un dottorato di ricerca intenazionale nel 2000, concluso nel 2004, ed è rimasto a lavorare in italia fino al 2007 come ricercatore. Durante questo periodo ha dovuto a dicembre di ogni anno recarsi in questura per il rinnovo del permesso di soggiorno, rispondere a domande, fare file e spende molto tempo nella burocrazia. La burocrazia italiana gli consegnava il permesso di soggiorno verso settembre dell’anno successivo, dopo circa 9 mesi mentre in altri paesi europei veramente civili ci vogliono 30 minuti per compilare un modulo, fare la fila ed ottenere un timbro da un ufficio amministrativo e non dalla polizia. Nei 9 mesi in cui il nuovo permesso di soggiorno non c’era questa persona, come altre, non poteva andare all’estero magari per una collaborazione di lavoro, perchè altrimenti non l’avrebbero fatta rientrare senza il nuovo permesso. Questa difficoltà poteva essere superata ottenendo un permesso speciale temporaneo dal questore ma anche qui, altre carte, altre domande, altro tempo, altro stess… Nel 2007 in particolare questo collega marocchino aveva la moglie in belgio che stava per partorire e lui stava ancora aspettando il permesso di soggiorno e si è trovato nella condizione di non poter andare a stare con sua moglie mentre partoriva altrimenti non poteva rientrare in italia. Infine, nei 7 anni in cui è stato nel nostro “civile” paese i suoi genitori non hanno mai ottenuto il visto per venire a fsarci visita, parlo di un semplice visto turistico. La nostra ambasciata in quel paese, almeno che non conosci qualcuno all’interno dell’amministrazione a cui dare un amzzetta, è molta restia a dare anche semplici visti turistici, per paura che le persone non tornino.
Con questo esperienza personale ho voluto solo dare un esempio di come trattiamo noi coloro che vengono a lavorare in Italia, ed ho parlato di una persona laureata con una borsa di studio, figuriamoci le persone più umili… i clandestini poi sono senza speranza…
Ti saluto e ti abbraccio.
Ilia
Non appena possibile ti do una risposta sensata… ora ho il cervello all’ammasso, perciò mi limito a ricambiare saluti e abbracci e a darti il benvenuto.
Caro Ilia, mi permetto di dire la mia sul tuo commento, che apprezzo e spero non resti l’unico. Lascio da parte la tua esperienza personale, perché in quanto tale non aiuta ad arrivare da nessuna parte: altri possono averne avute di molto differenti e comunque credo si parli di un macro tema. Dissento decisamente dall’interpretazione seconda la quale l’immigrazione verso l’Europa sia causata ancora una volta dalle “colpe” di questa società occidentale che ha inquinato le aree di provenienza (fosse solo perché ho la presunzione di poter affermare che l’Europa è abbastanza più inquinata dell’Africa centrale, per esempio). Non ci sto a quest’interpretazione. I popoli si spostano per un motivo molto più semplice: conquista delle risorse. L’Europa è percepita come una ricca ed indifesa, terra di conquista. E la conquista sta avvenendo. Indifesa culturalmente e ricca di ciò che manca dai Paesi di origine: cibo sicuro, cure sanitarie, possibilità di lavorare, possibilità di compiere reati senza rischiare la vita, etc. Se parliamo di trattamento dell’immigrato io ti consiglio di valutare in questo ambito come in altri, il concetto di reciprocità, che sta alla base del diritto internazionale. Se un cittadino occidentale, italiano a titolo esemplificativo, si dovesse trasferire in un Paese islamico senza un lavoro, secondo te come verrebbe trattato? Tu fai bene a far notare le pecche, i difetti del nostro sistema, ma se lo paragoniamo con gli altri cosa succede? E poi, perdonami, ma se esiste una società che culturalmente non reputa lo stupro riprovevole come invece lo si reputa qui da noi, non diamo la colpa alla nostra cultura anche per questo. Il nostro sistema è pieno di difetti e contraddizioni, non ha nulla a che vedere con ciò che vorremmo essere. Non esistono i valori su cui si fondano le nostre costituzioni, nella pratica quotidiana. Ed hai ragione e dobbiamo cercare di fare qualcosa, dobbiamo attivarci, quanto meno esserne consapevoli, saperlo. Ma da qui a dire (scusami se banalizzo) che vengono qui per colpa nostra e che compiono i reati più aberranti perché non abbiamo un sistema di accoglienza dignitoso (cosa che condivido in pieno) credo che il passaggio logico sia errato. Grazie comunque per la partecipazione. Spero di leggere il tuo apporto qui e su altri post, perché si necessita sempre di posizioni differenti, pur che siano ben ragionate. Buona serata.
Caro Umberto, innanzi tutto grazie della risposta e… giusto per precisare sono un maschio… ma non ti ptroccupare, ci ho fatto il callo da quando ero bambino al fatto che il mio nome, assolutamente maschile, (la versione russa di Elia) sia confuso in Italia per quello di una femmina.
Da quello che mi scrivi ritengo di dover precisare alcuni punti. Innanzi tutto riguardo all’esperienza personale che ho riportato, non si tratta di un semplice caso isolato ma della consuetudine. Ti do delle statistiche che forse sono meno emotive e più impersonali. La legge italiana prevede che il permesso di soggiorno, se vi sono i requisiti, venga emesso entro 20 giorni (che comunque sono un enormità rispetto ad un procedimento che nel resto d’europa si fa entro qualche ora in un semplice ufficio comunale). Da noi in Italia la media per ricevere il permesso di soggiorno richiesto sono 7 mesi! Lo stato italiano viola le sue stesse leggi nel modo in cui tratta gli stranieri che vengono o già si trovano nel nostro paese aumentando lo stato di tensione e di insicurezza sociale. E questo è solo un esempio di come sia a mio parere ipocrita parlare e legiferare sulla sicurezza e sull’immmigrazione quando è lo stato in primis che viola le sue stesse leggi.
Andando poi sulla questione del motivo dell’immigrazione, di cui cercavo di analizzare solo un aspetto, non capisco l’obiezione, anche perchè quello che dici conferma quello che dicevo. Non affermavo che il problema principale fosse che l’occidente inquina le aree di provenienza ma che, ne sfrutta indiscriminatamente la risorse, umane e non, mantenendo una situazione sociale e culturale di miseria in quei paesi che non permette a queste società di crescere. E fa questo a volte anche legittimando e supportando governi antidemocratici ed integralisti all’interno di questi stessi paesi. Come giustamente dici tu i popoli si spostano per conquistare le risorse. Come dicevo nel mio primo intervento noi occidentali ci arroghiamo il 90% delle risorse mondiali con cui mantenuamo il nostro stile di vita (al quale non ci sarebbe comunque bisogno di rinunciare se usassimo le stesse risorse in maniera diversa), e quindi i popoli si muovono verso le nostre terre. Facciamo un esempio. Se noi occidentali non legittimassimo il sistema dei paesi arabi in cui i soldi del petrolio sono concentrati in pochissime mani di pochi sceicchi ricchissimi, leggitimnando quindi il loro regime integralista, forse nel tempo questi stati inizierebbero a cambiare dall’interno diventando più democratici e i flussi di massa verso i nostri paesi lentamente diminuirebbero verso un flusso più normale. Ovviamente è un problema difficile la cui vera soluzione richiede tempo, ma sarebbe bello iniziare prima o poi ad incamminarsi verso questa strada. Per andare al principio di reciprocità di cui parli, scusami ma in questo contesto non centra. Nessun cittadino occidentale, a meno di un’offerta di un trattamento economico molto vantaggioso come avviene per alcuni (molto pochi) dirigenti, tecnici o professori, si trasferirà mai in un paese culturalmente e socialmente più arretrato del proprio, al limite come ho fatto io per lavoro, vivendo 2 anni in Inghilterra e adesso da un mese in Norvegia, si muove all’interno dei paesi già sviluppati. E’ ovvio che un paese non sviluppato come le democrazie occidentali sia peggiore di noi. E allora? Come mi aiuta guardare i limiti di chi sta peggio di me a risolvere il problema? Peronalmente penso che in ogni ambito, dai rapporti intepersonali tra persone, a quelli internazionali rtra gli stati, chi ha la fortuna di trovarsi nelle condizioni migliori debba per primo dare inizio al cambiamento assumendosi in primis le proprie responsabilità. Non possiamo aspettare che siano i paesi arretrati o quelli integhralisti a cambiare per primi se noi continuiamo ad essere corresponsabili del loro stato. Non saremo considerati credibili dai paesi arabi finchè la nostra politica internazionale in quelle zone del mondo sarà come quella fatta negli ultimi 30 anni (ed infatti Obama sembra sta cercando di cambiare in tal senso e qualche timida reazione forse comincia ad arrivare). Se invece cominceremo a trattarli verramente con rispetto, al di la delle parole e delle franche strette di mano ipocrite dei politici, allora si che cominceremo ad aquistare agli occhi dell’opinione pubblica di questi paesi l’autorità per poter parlare, aiutarli e anche criticarli. Ed infine non parlerei di colpa. Io, da ricercatore scientifico, cerco di fare un’analisi delle cause che producno certi effetti, e nella mia analisi cerco di evidenziarne solo una, certamente non tutte, che spesso per una certa forma di arroganza della nostra cultura, mi sembra non venga sufficientemente tenuta in considerazione.
Ti ringrazio dell’occasione di discussione e precisazione che mi hai fornito con il tuo intervento. Un saluto.