Nigeria, dove la vita è un inferno grazie al petrolio. By Ilia

Su Repubblica del 19 è comparso un breve articolo in cui si parla dell’attentato avvenuto in Nigeria ai danni di un impianto per l’estrazione del petrolio dell’Agip, e rivendicato dai ribelli del MEND, che si battono per l’emancipazione della popolazione locale che vive nel delta del Niger, dove le più importanti compagnie petrolifere estraggono petrolio da molti anni.

Molto probabilmente non l’avrei nemmeno notato se la sera precedente non avessi visto l’ultima puntata di Report in cui appunto si parlava di quello che succede in quella zona;  una situazione pazzesca di sfruttamento e inquinamento che va avanti da decenni, avallata da un governo militare connivente.

Non è possibile in poche righe riassumere efficacemente quello che la trasmissione mostrava. Terreni e fiumi inquinati dal petrolio, pesci e animali che non ci sono quasi più, gas di scarto bruciati contro la legge, inquinando l’aria – i soli gas bruciati nel delta del Niger contribuiscono al 3% dell’intero inquinamento mondiale – la popolazione locale povera, ai limiti della sopravvivenza, affetta da svariate malattie a causa dell’inquinamento, e così via.

Tutto questo è possibile per l’alto livello di ignoranza e di miseria in cui versano le popolazioni di quella zona, cosa che le multinazionali occidentali sfruttano coscientemente. Una delle cose più scandalose sta  nel fatto che le multinazionali se ne fregano altamente di compensare la popolazione locale fornendo lavoro e costruendo infrastrutture, se non con qualche  operazione sporadica di facciata.

Coloro che lavorano per queste compagnie petrolifere sono quasi sempre occidentali, rinchiusi al riparo di vere e proprie fortezze protette dall’esercito locale, prigioni dorate dove i tecnici occidentali che lavorano per queste compagnie vivono tra piscine e campi da golf quando non sono impegnati nel lavoro sul campo.

Non c’è da sorprendersi che in un contesto di questo genere si creino forme di lotta violenta, con azioni terroristiche e rapimenti.

Naturalmente se la consapevolezza delle persone del luogo fosse diversa tutto questo non potrebbe accadere ma le compagnie fanno di tutto per impedire che ci sia una vera presa di coscienza in grado di produrre un cambiamento.

E noi occidentali siamo complici inconsapevoli. Probabilmente immaginiamo che ci siano soprusi e forme di sfruttamento varie in diverse zone del mondo, ma vedere le immagini di quello che succede realmente, è un’altra cosa. Consiglio a tutti di investire un’ora circa per guardare la trasmissione, ne vale la pena, anche perché girare la testa dall’altra parte e non voler guardare la realtà delle cose, anche quando fa male, permette che le ingiustizie continuino.

Credo che se provassimo tutti ad essere più sinceri, prima di tutto al nostro interno con noi stessi, molte cose nella nostra vita cambierebbero, sia a livello personale che, per inevitabile riflesso, all’esterno, ed il mondo diventerebbe un posto più “giusto” e piacevole dove vivere.

Condividi
2 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Miriam

Scusa avrei da ridire su l’ultima parte dell’articolo.
Sinceri con noi stessi il mondo cambierebbe !!!
Forse sinceri con noi stessi te lo lascio¨!
Ma cosa vuoi che CAMBI.
Se neanche in un IPOTETICO GRUPPO di persone e non dico tante ,facciamo 30.Che dovessero condividere delle minime esperienze ,interagire ,o semplicemente armonizzarsi manca la voglia la volontà .Come credi di cambiare il mondo guardando una trasmissione ,di un popolo che si trova su un continente lontano da noi .Forse solo per un momento ti rammaricheresti !!
Ma per quanto tempo ?! NON VOGLIAMO CON LA SCUSA CHE NON POSSIAMO:

sting

Ciao Ilia, trovo giusto e sacrosanto cercare di contribuire affinché la gente “non giri la testa dall’altra parte”, il fatto è che situazioni di questo tipo sono di dominio pubblico da molti anni, per chiunque voglia ascoltare e vedere. Ed il punto é proprio questo. Noi occidentali non siamo complici inconsapevoli (nell’accezione comune del termine), e volendo essere sinceri con noi stessi dovremmi ammettere un’evidenza “politicamente scorretta”:
Sappiamo, nomi e cognomi, ma non ce ne frega un beato cazzo di tutte queste storture e soprusi, almeno fino a quando non ci toccano (letteralmente) lo zerbino di casa, e le nostre comodità “acquisite”.
Credo che sia importante iniziare a prendere coscenza di questo, tanto per iniziare…