L’anonimato sul web non esiste. Se non per pochissimi.
Oggi mi è arrivato un trackback ad un vecchio articolo, riferito alla richiesta da parte di più governi di togliere l’anonimato dal web.
Lavorando nel settore da qualche anno ritengo doveroso far chiarezza su questo argomento. L’anonimato sulla rete è una chimera. Il fatto di essere anonimi o meno dipende solo da quanto elevata sia la motivazione di chi cerca l’identità di un internauta e parimenti da quanto elevata sia la conoscenza di internet da parte di chi vuole rimanere invisibile.
Quando si naviga, occorrono alcune cose da cui non si può prescindere: un essere umano, un computer, un browser, una connessione a internet. Tutto il resto può esserci o meno, ma questi quattro elementi rimangono.
L’essere umano tecnologico può appartenere fondamentalmente a tre razze: quella normale, quella che crede di sapere e quella che sa. L’80% dei navigatori appartiene alla prima. Il 19,8% alla seconda e solo lo 0,2% alla terza. Di quest’ultima parte, la percentuale di chi ha conoscenze realmente utili a mantenersi in ombra non è praticamente misurabile. Gli altri tre elementi sono funzionali alla razza in esame.
Quando si naviga in rete c’è una serie di parametri che consentono l’individuazione dell’utente. Il fatto di andare a cercarli oppure no dipende esclusivamente dalla motivazione per farlo. L’anonimato quindi è garantito esclusivamente e proporzionalmente al disinteresse che esiste nell’identificazione dell’utente, tranne che per quella percentuale dello 0,2% di cui sopra, che realmente è quasi impossibile da rintracciare se non con immensi sforzi.
Ma per quanto riguarda il 99,8% dei navigatori non è così. Voi acquistate un portatile. Difficilmente lo pagherete in contanti. Più probabilmente userete un assegno o la carta di credito.
Presso il database del rivenditore sarà possibile incrociare il seriale del computer con quello del vostro pagamento. Al seriale del computer è quindi agganciata la vostra identità. Nel momento in cui quel computer viene programmato con il software di office automation che vi serve per lavorare, inizierà a spargere nella rete elementi che lo faranno associare alla vostra attività.
Per dirne una, ogni scheda di rete esistente ha un codice univoco, chiamato indirizzo MAC (non c’entra con Apple!). Ogni volta che un pacchetto di dati lascerà quella scheda si porterà dietro questo indirizzo. Presso il database del costruttore saranno associati l’indirizzo MAC e il seriale del computer. Quando vi agganciate a una qualsiasi rete (che sia vostra o no, poco importa) il vostro indirizzo MAC verrà registrato insieme al resto del traffico presso i log del provider che fornisce la connettività. Ergo: dall’attività di rete si risale all’indirizzo MAC, da quello si risale al computer e dal computer a chi l’ha pagato, cioè voi.
Che questa procedura non scatti è dovuto al fatto che il gioco non vale la candela. Ma provatevi a fare una pirlata sufficientemente grave e vedrete che improvvisamente la candela non varrà più un cazzo e vi trovere un simpatico signore con una divisa blu scuro alla porta di casa.
Comunque l’indirizzo MAC non è il solo sistema per rintracciare un utente. I metodi più validi si basano sull’incrocio dei dati. Da quelli comportamentali e sociali a quelli tecnici e pratici. Ma una cosa è certa: chi vuole rimanere anonimo in rete (a meno che non faccia parte di una sparuta minoranza) ha solo una speranza: che rintracciarlo non sia considerato remunerativo, altrimenti è fottuto!
Altro accorgimento: evitare di digitare nelle mail o nei blog parole compromettenti, anche se nel contesto possono non centrare nulla. Per esempio se facciamo finta che “patata” è una parola compromettente (chissà perchè mi è venuta in mente quella parola?! 🙂 mah…) meglio scrivere “pt_a-ta” o almeno mischiare un po’ dei caratteri nella stringa. Sicuramente ci sono dei programmi che controllano i dati che girano evidenziando quelli potenzialmente pericolosi utilizzando parole chiave.
A proposito, mi dicono che c’è un softwarino che fa il clooak dell’indirizzo ip… dove si trova?
Ottimo suggerimento. Per quanto riguarda il cloacking dell’IP è un po’ dura, nonchè illegale, se non erro, in Italia. Al massimo puoi spoofare il MAC Address, però poi a meno che non sai esattamente come fare ti pianti un casino con la navigazione che metà basta!
Alla fine se usi il pacchetto TOR con Firefox te la cavi ragionevolmente bene.