Voluttà.
Un raggio di sole filtra dalle persiane accostate, la penombra avvolge la stanza ricoprendola e isolandola dai rumori usuali della vita che scorre all’esterno. L’arredamento liberty conferisce all’ambiente una qualità raramente percepibile nella quotidianità delle abitazioni solitamente frequentate.
Entrando, l’ospite viene attirato dall’imponente tendaggio che protegge dalla vista esterna l’ampia porta finestra che conduce al terrazzino adornato dal parapetto in ferro battuto, finemente cesellato a mano fin nei particolari più minuti.
Nella parete opposta al punto luce, trionfa il cassettone a sette scomparti, la struttura del manufatto è un elogio alla manualità di questi artigiani che sapevano trarre dal grezzo l’anima nobilissima di questi pezzi unici. L’armadio, importante nell’espressione visiva, solido al tatto, si rivela perfettamente funzionante all’uso: gli sportelli, pur massicci, si possono manovrare con la pressione di un dito tanta è la perfetta equilibratura e scorrevolezza dei cardini; ma il pezzo forte è il letto matrimoniale, ampio, alto come a sollevarsi dal pavimento, quasi a significare l’isolamento positivo e la pace che i fruitori di quell’alcova potevano ritrovare nel momento dell’abbandono totale.
Una leggera brezza s’ insinua nella stanza facendo ondeggiare il tendaggio di lino bianco impreziosito da fitti ricami, il movimento modifica la luminosità della stanza, la diversa intensità della luce ondeggia, accarezza, induce su di lei, splendido esemplare di femmina mollemente coricata su di un fianco a contatto della coperta di cotone delle Fiandre, perfettamente modellata al morbido materasso che campeggia sul letto protagonista discreto di tante schermaglie amorose.
Lei, rilassata, concede il suo corpo, snello, sinuoso, al piacere del riposo corroborante della penombra silenziosa in questo caldo pomeriggio di giugno: gli occhi socchiusi, sognanti ma lesti a cogliere qualsiasi stimolo, salvo poi ritornare a sprofondare nell’oblio, sono testimoni di una pace interiore che raramente si riesce a raggiungere; il corpo lascivamente abbandonato concede alla vista di improbabili spettatori il trionfo della bellezza, intesa come compendio dell’architettura fisica del creato.
Lei è serena, consapevolmente abbandonata al piacere dei sensi e disponibile a ricevere tutte le carezze che il prossimo volesse offrirle. In questo ambiente ideale, all’improvviso un elemento estraneo si manifesta a disturbare l’atmosfera sognante: un insetto molesto, forse un insolente calabrone, ronza vicino a lei infastidendola. Lei senza scomporsi troppo, con un leggero movimento del capo allontana l’insetto che si dilegua rapidamente salvo poi ritornare a puntare sull’obiettivo preferito.
Il volo è fatto di cerchi concentrici sempre più ristretti fino a planare sull’oggetto del desiderio che stimolato negativamente ritorna a difendersi come prima, mantenendo se possibile, una signorilità nei gesti non comune. Il balletto si ripropone una volta ancora, poi ancora, ancora in una sorta di duello-gioco quasi gradito alle parti.
All’ennesima sfida, il calabrone si avvicina ancora di più fino a sfiorare quel corpo come a volerne cogliere il profumo, l’essenza: un movimento velocissimo come un colpo di frusta lo coglie impreparato, l’aria, l’elemento nel quale si sentiva padrone viene a mancare come sostegno al suo volo acrobatico, la caduta libera incontrollabile termina rapidamente incontrando una lingua scattante che lo sottrae al mondo da sempre conosciuto.
La nostra protagonista, Voluttà, splendido esemplare di gatta soriana, ha deciso di concedere e soprattutto di concedersi ancora uno spicchio di serenità e pace in quell’ambiente idilliaco.