Le vie della mente e le stanze del cuore – by Valeria
Camminavo all’interno di gallerie di in una vecchia miniera abbandonata.
Segnava la strada una guida che ben conoscevo e di cui avevo la massima fiducia.
I primi sotterranei erano brevi e conducevano rapidamente all’esterno.
Proseguendo lungo il percorso, ciascuna galleria si faceva sempre più profonda, lunga, buia, interminabile.
Improvvisamente venni sopraffatta dalla paura pur nella certezza che da lì sarei senz’altro uscita: la guida ben conosceva l’intreccio dei vari tunnel e io al suo fianco sicuramente non avrei potuto perdermi.
Ma quando uscii all’aria aperta, dopo il primo momento di sollievo, presi atto che la percezione emotiva non migliorava: mi trovai in una strana e surreale circostanza a causa della quale provai un’emozione dolorosissima che fino a quell’istante non avevo neppure sospettato di poter sperimentare.
Ascoltavo quella sorta di dolore emotivo con curiosità; non riuscivo a spiegarmi perché mi sembrasse tanto reale e insopportabile poiché in fondo sapevo bene che stavo soltanto sognando.
Al mio risveglio cercai nuovamente di sondare quel dolore bruciante ma era del tutto scomparso, svanito.
Non riuscivo più a riprodurlo pur cercando con tutte le mie forze di ripercorrere con la mente l’evento che l’aveva provocato.
Non riuscivo a trovare la “stanza del cuore” che avevo aperto durante il sogno.
Soltanto allora mi resi conto che, nello svolgersi del “percorso onirico”, le gallerie della miniera mutavano geometria nel mio procedere: all’inizio erano tante e brevi ma nello scorrere del tempo quelle stesse gallerie si “condensavano” in poche ed immense.
Ciascuno di questi sotterranei portava in un luogo preciso al quale però l’accesso era precluso percorrendone altri.
In sostanza le gallerie non stavano “comunicando fra loro”, conducevano ad “alveoli chiusi” e l’ingresso ad ognuno di questi inibiva la possibilità di accedere ad un altro.
L’accesso ad una “stanza del cuore” escludeva l’ingresso ad un’altra.
Si perdeva così la visione d’insieme non tanto della mappatura delle gallerie sotterranee quanto dello spettro di possibilità a cui ciascuna di esse poteva condurre.
Questa reciproca esclusione, rappresentata simbolicamente dal sogno, assomiglia molto a quanto accade nella vita reale durante la quale la mente impone limiti alle nostre percezioni più profonde ritenendole pericolose, contraddittorie o irrealizzabili.
Infatti le vie della mente, spesso occluse, impediscono la libera circolazione e quindi la possibilità di sondare le proprie “stanze del cuore”.
Blocchi che sbarrano porte di accesso.
Ci si allontana così sempre più da ciò che vibra sulla nostra corda, da ciò che sentiamo profondamente affine e corrispondente alle nostre inclinazioni.
Tutti i muri mentali che negli anni abbiamo eretto ci incanalano verso una miriade di vicoli ciechi nei quali ci si identifica e, infine, ci si annulla.