AI – Intelligenza Artificiale. By Giuseppe
Se è programmato per questo, la risposta dovrebbe essere si.
Ma la cosa non è così semplice. Dipende da cosa intendiamo per amore.
Se per amore intendiamo un attaccamento cieco, meccanico, ripetitivo, verso qualcuno o qualcosa allora sì, un cyborg può amare.
Ma se l’amore è compenetrazione, comprensione profonda dell’altro/a, capacità di vivere in empatia ed operare i continui adattamenti che il caso richiede, allora come può un robot amare (fosse anche sofisticato all’ennesima potenza)?
Eppure in questo stupendo film di Steven Spielberg, quasi quasi veniamo convinti che David (il piccolo protagonista della storia) ami alla follia la madre adottiva, forse più del vero figlio. E fin qui va bene.
Proprio come lo Strumento Formatore (cioè la Parte Meccanica del Centro Intellettivo), David fa esattamente ciò per cui è stato programmato: non può scegliere, operare dei cambiamenti. Ma il fatto è che lui ama la mamma fino al punto di accettare di cambiare, di non entrare più in competizione col fratellastro.
In poche parole di adattarsi, di trasformarsi consapevolmente.
E questa sembra una cosa incredibile per una macchina.
L’adattabilità o scegliere di cambiare con uno “sforzo cosciente” è una funzione dell’intelligenza. Un’intelligenza che già in noi esseri umani è di scarsa reperibilità.
Eppure David, grazie al suo intenso desiderio e alla “potenza dello sforzo cosciente” riesce a rivedere la madre morta da millenni.
Inventeranno mai una macchina in grado di operare sforzi in modo consapevole?
Può un cyborg essere autoconsapevole?
Una macchina che possa cambiare “personalità” a piacimento?
E di quante “combinazioni”, di quanti “io” potrà usufruire?
Un’altra contraddizione che mi è sembrata di notare: come può un cyborg, programmato solo per amare, provare anche invidia, gelosia ed entrare in competizione con un altro essere?
Forse l’autore voleva portarci ad interrogarci proprio sulla meccanicità della natura umana presentandoci un robot più umano degli umani? Più coerente nei suoi sentimenti di quanto lo siamo noi? Più intelligente e sensibile di quanto lo siamo noi?
Per non parlare del fatto che il “bimbo” ad un certo punto parte alla ricerca di colui che lo ha creato. Quanti esseri umani si interrogano su quale sia la loro origine?
Magari fossimo tutti come David allora!
Dubbi a parte il film è bellissimo e vi sono scene che da sole regalano belle sensazioni.
Credo che ciò che l’uomo riesce a pensare e creare (sarebbe meglio dire “costruire”) è a sua immagine e somiglianza. Egli non può “creare” qualcosa che superi la sua essenza, dunque un essere superiore a lui e, suppongo, nemmeno che la eguagli. (Che la macchina riesca a fare calcoli complessi in un secondo mentre per l’uomo ci vogliono ore non fa parte della sua essenza).
È lo stesso rapporto (se uno ci crede) che intercorre tra Dio e la sua creazione: l’uomo è a sua immagine e somiglianza; mai tuttavia egli sarà in grado di superare né eguagliare il suo creatore.
Ciao Giuseppe!! Io vorrei fare solo una piccola riflessione-considerazione in senso lato. Faccio la premessa che si tratta comunque di una bella favola dai contenuti molto interessanti che tu hai ben elencato. La mia considerazione è che semplicemente un cyborg, un robot o come lo vogliamo chiamare non potrà mai amare veramente per il semplice fatto che non è dotato di “vita” intrinseca o meglio non è frutto di un atto d’ ”amore”, dotato cioè di uno “spirito”, per quanto sofisticato egli possa essere. E’ se ciò fosse possibile, che potessere essere frutto di un atto d’amore e sopratutto dotato di “vita” propria, beh! allora secondo me semplicemente non si potrebbe più definirlo un cyborg, robot,ecc. ma sarebbe un vero e proprio “essere” vivente come noi, dotato di un individualità ed “evoluzione”, cosa che secondo me sarebbe molto improbabile che accada… Comunque certe iperbole le lascerei agli alieni ed io piuttosto mi concentrerei sul fatto che noi essere umani siamo benissimo (o dobremmo essere) in grado di formare un essere nella materia e nello spirito come Cristo comanda, piuttosto che inventare delle “macchine” che possano (non so come) essere in grado di sostituirci.
Un saluto. Guillermo
Grazie del contributo Guillermo.
Di niente. L’argomento era interessante e quindi si prestava…
Alla prossima, Guillermo.