Il Possesso è un’illusione mentale… un grande bluff – By Giuseppe
Gli oggetti non hanno un’esistenza indipendente.
Come ci hanno mirabilmente insegnato Buddha Shakyamuni prima, e Nagarjuna poi, tutte le forme visibili non sono altro che aggregati temporanei di atomi che, grazie ad alcune cause e condizioni, vivono un certo tempo in aggregazione, per poi disperdersi seguendo “altre rotte”.
Un oggetto, quindi, non appartiene a se stesso.
Non vi è neanche un “se stesso”, perché tutto cambia e si trasforma, ad ogni istante.
E se un oggetto non appartiene se stesso come può appartenere a qualcuno?
Soprattutto se quel qualcuno anch’egli non è che un aggregato temporaneo di atomi e…non è padrone neanche di se stesso?
Un oggetto in casa nostra, ad esempio, se ne sta lì per i fatti suoi, nella sua vacuità.
Sta seguendo il suo ciclo vitale che lo porterà invariabilmente a disgregarsi.
Ma noi che lo abbiamo comprato, pagandolo con soldi guadagnati a fatica, non vogliamo accettare l’idea che quell’oggetto non ci appartenga.
E’ nostro cazzo! L’abbiamo pagato! Sta in casa nostra. Perciò possiamo farne quello che vogliamo, appartiene a noi.
Ma appartiene a noi anche quando non lo guardiamo? Quando siamo dimentichi della sua esistenza? Forse un insetto che vi ha fatto il nido dentro se lo gode più di noi.
In verità noi ci “relazioniamo” solo temporaneamente (e quasi sempre distrattamente) con gli oggetti e con le persone. Perciò dire che ci appartengono è sbagliato.
Di sera tardi ci stendiamo stanchi morti sul materasso, un materasso che se ne stava per i fatti suoi a farsi divorare dagli acari.
Arriviamo noi, sul “nostro” materasso, e dopo due minuti ci addormentiamo dimenticandoci completamente del materasso (che continua tranquillamente la sua esistenza anche senza la nostra consapevolezza).
Noi interagiamo solo con gli oggetti e le persone: siamo campi di forza che entrano in contatto con altri campi di forza.
Se capissimo a fondo questa cosa ci sentiremmo padroni di tutto e di niente.
Mettiamo che siamo nel Giardino Botanico di Versailles. In quel momento quel posto è casa nostra. Sì, vabbé, non è che possiamo vendercelo, ma ne stiamo godendo esattamente come ne godrebbe il “legittimo proprietario”. Né più né meno!
Se poi estendiamo la cosa anche alle persone, la cosa si fa ancora più seria.
Quante volte abbiamo sentito frasi tipo: “Sono tuo” o “Quella donna appartiene a me” e roba del genere.
Ma se un essere umano non appartiene neanche a se stesso (come abbiamo visto), come può appartenere a qualcun’altro?
Proviamo ad immaginare quanta sofferenza in meno se solo realizzassimo che il possesso è solo un’illusione: niente omicidi per gelosia, niente solitudine perché non possiamo tradire la persona amata, niente faide per la conquista del territorio e cose del genere.
Chi pensa di possedere in realtà è posseduto. E’ posseduto da un’illusione mentale vorace e insaziabile che lo tiene sotto il suo controllo, impedendogli la strada verso la libertà.
Ho appena visto il trailer del tuo libro e…quasi quasi mi viene voglia di ordinarne un’altra copia.
Complimenti, veramente bello.
🙂 grazie!
E’ molto interessante quello che scrivi, anche se ti confesso che ho letto il tuo articolo almeno tre volte, e ancora non sono sicura di aver compreso bene quello che volevi dire.
Per quanto riguarda le persone, sono d’accordo con te. Come può una persona appartenere ad un’altra se non sa nemmeno chi è? “Chi” appartiene a “chi”?
Tuttavia credo che il concetto di possesso sia necessario in una società, anche solo per proteggere oggetti e animali (ritenute cose purtroppo) dall’incuria e dalla superficialità di chi si rapporta con loro in modo troppo distratto persino per la media. Loro non possono farlo da soli, quindi dovremmo pensarci noi.
Per esempio, se sul documento della macchina di mia madre non ci fosse scritto che appartiene a lei, chiunque potrebbe prenderla e farci un crash test, buttando quindi nel cesso i sacrifici che ha fatto per comprarla.
Allo stesso modo se sul libretto sanitario del mio cavallo non ci fosse scritto il mio nome, il cavaliere della domenica si sentirebbe in diritto di prenderlo dal box e sfiancarlo senza riguardo, con il rischio di ferirlo e traumatizzarlo, e anche se è “solo una bestia” è una creatura vivente che soffre fisicamente ed emotivamente esattamente come una persona. Se per proteggerlo da un cafone che non capisce che si sta rapportando con un essere vivente e non con un sasso devo dichiararlo mio possesso, va benissimo.
E’ vero che accade ordinariamente, possesso o non possesso, ma credo che potrebbe accadere cento volte di più se le persone non specificassero “questo è mio”
Ripeto, forse non ho capito bene ciò che intendevi dire.
Lungi da me l’affermare di avere “compreso”, o meglio “realizzato” il senso profondo di cosa significhi possedere, proviamo però a considerare che possesso può essere inteso anche al contrario. Se considero un oggetto come “non mio”, allora posso sentirmi in diritto di abusarne o di distruggerlo. Se invece comprendessi che non possiedo nulla, ma che proprio per questo posso godere di tutto ciò che è nella mia disponibilità, allora, credo, avrei grande cura e maggior rispetto per tutto; cose, animali, e persone.
Poi sono d’accordo che in una società che fa del sopruso una regola debbano esistere leggi, norme, vincoli e punizioni. Purtroppo però sono anche convinto che non sono queste che fanno maturare gli individui…
Saluti
Luna, non so se riuscirò a spiegarti meglio cosa intendevo, comunque ci provo.
E’ vero i “certificati” di possesso sono utili e necessari (altrimenti sai che casino). Così come è doveroso prendersi cura degli animali, degli oggetti o persone che la vita ci ha affidato.
Il punto che volevo mettere in rilievo è proprio questo: la vita ci ha affidato qualcosa in un dato momento e sempre la vita, in un momento a sorpresa, ce la può tranquillamente togliere.
Avendo questo tipo di visione si potrebbe sentire un po’ più di gratitudine e di rispetto per qualunque cosa “temporaneamente” sia in nostro possesso.
Ce comunque un altro tema affrontato nel post: quello della Vacuità, ma per questo ti consiglio la lettura delle STanze del Cammino di mezzo, di Nagarjuna, poi se vuoi ne parliamo.
Ciao e grazie.
Ecco, il concetto di vacuità non l’avevo proprio notato; sono decisamente inciampata su qualcosa che non riesco a vedere. Credo che valga la pena soffermarsi.
Ho fatto una ricerca su internet per il libro che mi hai consigliato, ma “ovviamente” è fuori catalogo oppure non è disponibile da nessuna parte. Si ricomincia a girare per i mercatini dell’usato dunque 😀
Ciao Giuseppe e grazie :bye: :bye:
E il dono di sé ad un essere superiore, dove lo mettiamo?
Ma scusa… se è superiore, che cazzo se ne fa?
tipo… entra in discepolato con profumi intensi di Figliolanza…
Credo che Giuseppe nel suo articolo abbia sollevato alcune interessanti osservazioni.
Il possesso è un concetto che qui, nella materia, assume sempre sfaccettature preoccupanti o estremamente… materiali.
Ma da un punto di vista diverso, basta cambiare il vocabolo, sostituendo la parola “possesso” con “appartenenza”.
Ecco che allora essere possesso di qualcuno può diventare “appartenere a qualcuno”.
Appartenere viene dal latino, ed è composto da “ad” e “pertinere”. “Ad” è la particella che realizza il moto a luogo figurato, “verso”, “pertinere” significa “riguardare”, “concernere”, ma anche “tendere” o “avere come scopo”.
In sostanza appartenere può anche essere letto come “non essere a parte da”.
Appartenere significa, in buona sostanza, “essere uno con”.
Il posseso, l’essere posseduti, viene sempre visto come una cosa negativa, come tutte le parole che hanno a che vedere con il potere.
Ma in realtà essere uno con l’amato è tutto ciò verso cui credo tenda l’intero universo duale.
Uomini e donne, genitori e figli, maestri e discepoli… come potrebbero non tendere verso la fusione, verso l’unità?
E come potrebbero tendere verso l’unità senza riconoscere la reciproca appartenenza?
A questo punto però non so se ho centrato quello che voleva dire Giuseppe…
Buona notte.
concordo molto con ciò che dice franz sull’ ”appartenenza”…
d’altronde un sannyasin, o un discepolo, si fonde ad esempio con il suo guru, sente di “appartenergli” e per lui prova “fedeltà”..in modo esclusivo..
il legame di appartenenza è totalitario ed esigente, ed è un imbuto stretto da cui passare per trovarsi poi in una dimensione più vasta.
Quello della vacuità è sicuramente uno dei temi da affrontare se si cerca il significato ultimo della realtà…ma se nella realtà relativa, diciamo nel samsara, mi trombi la moglie, mi graffi la macchina, mi rubi un quadro e mi demolisci la casa..beh…ti schiavardo al muro!..e c’è una logica ben precisa ‚che ha la sua funzionalità… perchè hai interrotto un momento di fusione con l’oggetto che mi serve come trampolino di comprensione del mio rapporto con il reale.. e perchè ognuno cerca delle leggi nel rapporto con le cose, inconsciamente o meno..
La comprensione della vacuità si arricchisce con la comprensione del mondo fenomenico, che non va affatto negato…la totalità è nirvana-e-samsara insieme, non solo nirvana…perlomeno se si vuole godere dei frutti della Creazione…
una Ferrari ad esempio potrebbe essere il massimo del materialismo, ma è anche il frutto di un lavoro creativo ed estetico ammirevole che dà emozioni e vibrazioni e, come ogni cosa che rientra nella categoria del “bello”, può essere un trampolino per capire il concetto di “qualità”…qualcosa che porta in alto…in questo senso tutta la complessità che porta alla creazione, produzione e fruizione di una Ferrari..beh..va salvaguardata (tra cui il fatto che costa un fottio e la devi mettere in un garage con l’antifurto) … è un esempio un pò provocatorio, ma le vie del Signore sono infinite.. lol3:
Allora..è ovvio che quando lasceremo il corpo tutto questo ci farà ridere, lasceremo cadere ogni cosa.“Questa casa non ci appartiene” è scritto in un vangelo gnostico, e siamo solo “di passaggio” …ma fino a quando siamo protagonisti di questa commedia cosmica, in questo spazio-tempo, la mia donna è “mia” e io sono “suo”, perlomeno finchè ci riconosciamo ad un livello profondo che crea la differenza con gli altri rapporti,..e il mio portafogli non me lo faccio fottere nel tram perchè cmq è un aggregato temporaneo di atomi che ruotano attorno al vuoto..
notte
:ronf: (donna mia) :smoking:
Roberto, sono daccordo col portafogli: è tuo e mai te lo ruberei, ma la moglie…se lei decidesse spontaneamente di venire con me non hai nessun diritto di “schiavardarmi” al muro. Perché ogni essere umano dovrebbe essere libero di fare le sue scelte, anche se sposato.
Tua moglie non ti appartiene! Non è un oggetto!
…sì..era una battuta, per dire che “non mi farebbe piacere”…nel senso della fedeltà tradita…altrimenti non sarebbe la “moglie”, ma solo una compagna, un’amica, una persona di passaggio…invece la “moglie”, se è tale, ha testimoniato un senso di Riconoscimento con me, che non dovrebbe essere solo un “contratto sociale” , ma molto di più..
Ponevo l’accento su questo “appertenersi”, non sulla proprietà, come un discepolo “appartiene” al guru in un progetto più alto…Se poi lei tromba con te, vuol dire o che le cose cambiano, o che forse è un pò zoccola :ronf: (e c’è a chi piace così, eh..de gustibus..),
Oppure, mettiamo un caso estremo (tanto per ragionare eh..), se tu la trombassi SENZA il suo consenso..beh..non dovrebbe lei dire “il mio corpo è il mio territorio invalicabile, mi appartiene, e tu non puoi avvicinarti”?..per dire, che anche il nostro corpo è “Io” e “mio”. Il corpo è il primo possesso, da cui derivano gli altri per estensione del concetto. Anche il nostro corpo in fondo non ci appartiene e lo lasceremo al momento dell’addio, ma lo custodiamo come un tempio, lo difendiamo e mettiamo dei paletti e limiti per evitare che il mondo invada questo “territorio”. Allo stesso modo c’è una relazione logica con gli oggetti che ci “appartengono”, che ci siamo guadagnati o che abbiamo costruito noi di persona. Capisco bene che il passo successivo è il NON-ATTACCAMENTO, allo stesso modo in cui un i Tibetani dopo aver minuziosamnete creato un mandala meraviglioso con le sabbie colorate…poi ci soffiano sopra, ad indicare l’impermanenza dei fenomeni. Ma se andassi io a scomporre il mandala mentre loro lo stanno facendo, perchè tanto è solo vacuità, i pacifici monaci s’incazzerebbero giustamente come bufali! non trovi? :swim:
Quindi, io sono per una doppia percezione, che è relativa peraltro ad una concezione antica (“due uccelli sono su un ramo, una becca l’albero e uno guarda impassibile”, ad indicare l’essere nel tempo e fuori dal tempo)… si tratta di scoprire da un lato la vacuità – come dicevi tu – e l’impermanenza dei fenomeni, e dall’altro il “gioco” dei fenomeni, la danza fenomenica per cui ti godi il Colosseo (e ti incazzeresti se qualcuno lo buttasse giù), l’esistenza di Megan Fox, e il tacchino a forno.
ciao
Scusa Roberto ma “zoccola” non significa “puttana”?
Quindi secondo te, se tua moglie facesse l’amore con Giuseppe (tanto per rimanere aderenti all’esempio) sarebbe una puttana? Uhmmm!
Adesso mi è improvvisamente più chiara la sottile e profonda differenza fra appartenenza e possesso… :smokered:
beh…valeriacara, se mia “moglie” (concetto che implica fedeltà reciproca et sincerità) andasse col simpatico Giuseppe a mia insaputa, …beh…secondo la più pura tradizione filosofica italica che va da Seneca a Renzo Montagnani :kissmyass2: la si potrebbe definire senza ombra di dubbio un pò “zoccola”. così è detto. augh
ps: e sempre nella più Alta Tradizione, io sarei definito un “cornuto” lol3:
:ronf:
Ottimo, evviva l’alta tradizione Roberto! Faresti la gioia di un integralista islamico!
E poi dimmi, sempre secondo l’alta tradizione cosa si dice di tutti quegli uomini che vanno a puttane all’insaputa della moglie? Quelli che si vantano al bar, con gli amici, delle loro (vere o presunte) arti amatorie?
In ogni caso il matrimonio implica fedeltà finché c’è amore reciproco altrimenti quella fedeltà diventa solo costrizione, ipocrisia, salvare le apparenze.
Se tua moglie va con un altro potrebbe essere successo che non ti ama più.
E sinceramente mi domando se a te sconvolgerebbe di più la cosa in se o il peso delle corna da portare, ovvero dell’ego ferito…
E guarda che ne passa fra amore ed ego ferito…
valeriacara, mai sentito parlare di ironia?..battute…e cose simili…
forse ti è sfuggito il tono scherzoso del tutto e ti stai prendendo troppo sul serio…ma se ci rifletti, non ho detto affatto una cosa integralista. Il fatto che una moglie possa essere “zoccola” è banalmente una “possibilità reale”, mica era un giudizio “assoluto”. Può tradirmi perchè ama un altro ed è confusa (o ha tutto chiaro!.. MA in ogni caso mi mente!…e su quello TU dovresti riflettere…la menzogna non è contemplata in un rapporto maturo..) , come può tradirmi perchè “c’è piace O presepe” e quindi nu poco mignotta potrebbe pure esserlo (sai quante donne sono così…esattamente come tanti uomini vanno a mignotte, e non li “difendo” affatto). In definitiva , era solo una battuta con un suo perchè, e il tuo tono mi pare a dir poco fuori luogo. Ho amiche a cui piace essere definite “zoccole” e tradiscono il marito, eviceversa..a volte se lo dicono pure! pensanpò.…in quel caso il matrimonio è un’ipocrisia di facciata, o uin gioco surreale…e io prendo tutto ciò come un grande circo della vita. Altro che giudizio integralista!
ma se parliamo di rapporti adulti e maturi, l’ipocrisia sarebbe “sposarsi” (concetto che prevede una serie di cose..appunto un’ideale nobile di “appartenenza”)senza avere la maturità di mantenere una promessa…e se anche si accetta la relatività e la complessità della vita, si dovrebbe passare dalla sincerità, non giustificare la propria confusione machiavellicamente. Se non ti amo , ti lascio…non ti tradisco. E vale per uomini e donne. Proprio perchè non sei un mio possesso, NON ti tradisco..ti dico la verità.
stammi bene lol3:
Robertocaro, a dire il vero se rileggi il testo dei miei commenti vedrai che parole come “tradimento” e “menzogna” le hai usate tu, non io. Sono perfettamente d’accordo con te a proposito della sincerità dovuta al proprio amato (o amata), assolutamente!
E tuttavia concedimi che non sempre è facile essere integri in queste circostanze perché spesso subentrano tante paure, compresa quella di ferire e di coinvolgere altri affetti nella sofferenza, come per esempio i figli, se ci sono.
Non tutto è così scontato.
Quello che non vedo onestamente possibile (matrimonio o no, convivenza o amore a distanza) è dichiararsi “amore eterno”. E non si tratta di maturità o meno di mantenere una promessa.
A volte le persone cambiano nel tempo, le loro strade si dividono, anche se non lo si vorrebbe. Altre volte possiamo scoprire dei risvolti del carattere dell’altro/altra con i quali non riusciamo a farci i conti… Può anche succedere di innamorasi di un’altra persona anche se credevamo il nostro legame di coppia integro e indistruttibile.
Non ci sono solo zoccole e puttanieri a questo mondo.
Non so, mi sembra che tu abbia molte certezze. Forse è la tua fortuna!
Stammi bene anche tu :bye:
valeria-sempre-a-me-più-cara…ehm..che fai stasera? :smoking:
ok..scherzetto! :party:
dicevo…valeriacara, a dire il vero se rileggi il testo dei miei commenti vedrai che parole come “tradimento” e “menzogna” le ho usate io..con logica!
autocitomi : “…Se poi lei tromba con te, vuol dire o che le cose cambiano, o che forse è un pò zoccola (e c’è a chi piace così, eh..de gustibus..)..”..
come dire, è contemplato il mutamento, l’amore per gli altri, la relatività della vita, lo sbagliare strada..e anche…il lato oscuro!..una moglie PUO’ benissimo essere “zoccola” e fare male ad un uomo, tanto quanto un uomo PUO’ essere uno “stronzo” e un “mignottaro” e ferire a morte i sentimenti di lei…accade spesso. Accade ogni giorno. Poi possiamo interrogarci sul perchè una/o finisca per amare uno “stronzo” o una “zoccola” (gusti strani, masochismo, fascino del brivido o semplice abbaglio..sembrava amore invece..)..e di certo nessuno ha la sfera magica per prevedere il futuro. Poi accade che persone che hanno condiviso un pezzo di strada insieme, si trovino a procedere per strade separate…accade anche questo. Spesso…e non c’è nulla di male, nessun giudizio , figurati. Ma…a monte, consapevoli del mutamento non ci si dovrebbe impelagare in cose che per loro natura nascono come un vincolo eterno, senza capire cosa significhi…il “matrimonio” è una cosa precisa..ed è dichiarato cosa richiede…se non si è consci e maturi di accettare questo vincolo, perchè impelagarsi?..quanto amori finti ci sono?..e quanti crollano al primo soffio di verità?..allora, questo “appartenersi” cosa comporta?..un Riconoscimento forte, speciale…come forte e speciale, assoluto , è l’impegno e la dedizione che lega un maestro e un discepolo. Io non ho affatto certezze, io sto dicendo che occorre una chiarezza continua.…e la volontà (assieme al sentimento) di muoversi in profondità insieme..Questo NON accade con chiunque, accade solo negli incontri speciali. Se ti sei mai innamorata(fase iniziale, molto ingannevole) e poi hai amato questo qualcuno veramente (fase profonda che, se va bene, viene dopo), sai cosa intendo…Non accade con tutti di potere scendere in profondità, nell’amore, nei sentimenti, nella ricerca di sè…nella elevazione verso qualcosa di superiore, e non sono solo parole…L’intensità è merce rara, e quando accade con qualcuno c’è un un “riconoscersi”, che non prevede il “possesso”, ma il “progetto”…e allora accade di diventare una cosa sola, fusi con l’oggetto d’amore!
quindi, mettendo da parte battute sulle zoccole e mignottari (credo che ormai ci siamo capiti..nessun maschilismo e di conseguenza nessuna rivendicazione femminista.. 🙂 ) e ritornando al concetto di “vacuità” e “non-attaccamento”..penso che una relazione così stretta con qualcuno (ma potrei anche dire con un “luogo”…un “oggetto”..un animale..) sia l’imbuto stretto da cui passare per capire la fusione con l’oggetto e superare il dualismo..aldilà di questa relazione stretta(che non dovrebbe essere una gabbia) c’è la vastità e un “amore” più grande per la vita.
ari-stammi bene :hammer:
Ciò che scrivi a proposito di “Riconoscimento speciale” e del “muoversi in profondità” è molto bello.
Ma come tu stesso dici, “l’intensità è merce rara”, “non è per tutti”. Eppure tutti si sposano. Il resto, caro Roberto, va da se…
:drunk:
Ciao, sei simpatico Roberto. 😉
“Uèèè..sei forte anche tu”…come direbbe Celentano 😉