Dichiarare guerra alle emozioni negative
Occorre farlo, perchè sono delle carogne!
Ma per farlo bisogno stare molto, ma molto svegli. Perchè loro sono rapide ma anche subdole e mentre tu ti occupi della sfiga più grande, quella più piccola ti comincia a rodere che nemmeno te ne accorgi e, in men che non si dica… ZAC! Sei fottuto.
Le emozioni negative tendono a far convergere fondamentalmente due cose: altre emozioni negative e… il pensiero.
C’è un sottile piacere nel soffrire. Qualcosa che attrae invariabilmente tutti noi. Solo che la “macchina uomo-emotiva” non è strutturata per usare le emozioni negative (infatti si chiamano così) ma quelle positive.
Quindi, se mettiamo nella macchina un carburante per cui non è strutturata… prima o poi si guasta.
Il che è esattamente quello che succede. O si guasta la mente, o il corpo o, nei casi più gravi, entrambi.
Eppure noi andiamo continuamente a caccia di sofferenza. Quando non ci casca addosso da sola ce l’andiamo a cercare. Ci muore un parente? Soffriamo per la separazione? E vai… giù a star male sfogliando tutte le foto, tutto quello che ci ricorda la persona scomparsa.
E vai di sofferenza.
C’è un meccanismo perverso, per cui quando soffriamo ci sentiamo di più. O, almeno, così ci sembra.
In realtà non è nemmeno così sbagliata come affermazione. Solo che è come dire che fumare fa bene perchè ti rilassa. Non è vero un cazzo! Al massimo ti da’ un po’ di euforia momentanea… e ti ammazza lentamente!
L’essere umano è strutturato per tendere al piacere. Se tende al dis-piacere, prima o poi si ingolfa e si inceppa.
Allora come fare? Semplice: occorre stare attenti. Esercitare una continua attenzione e, tutte le volte che si presenta un pensiero “nero” o un’emozione dello stesso colore, distaccarsene, guardarla come se fosse un altro a provarla.
E sputtanarla a voce alta!
Provateci, è una goduria. Poniamo che io mi stia deprimendo perchè il mio capo ha fatto lo stronzo con me. Allora dirò (con il pensiero, non occorre ad alta voce):
Franz si sta deprimendo perchè il capo lo ha rimproverato
Nell’istante stesso in cui pensiamo a noi stessi in terza persona, già ci stiamo “distaccando”. Nella fattispecie quindi, ci distacchiamo dall’emozione negativa della depressione.
Guardiamo quello che abbiamo appena pensato e, novanta volte su cento, sentiremo una vocina non del tutto volontaria che dirà.
Ma cos’è… Franz è forse scemo?
E fine dell’emozione negativa!
Occorre rifiutare le emozioni negative, tutte le volte che è possibile farlo. Ridurle ai minimi termini, in cenere. Le emozioni negative non servono. Anche se hanno quella libidinosissima forza d’attrazione, occorre convincersi che non fanno per noi.
E vedrete che la vita cambierà sapore!
è proprio la lettura di cui ho bisogno in questo periodo.…
chissà perchè veniamo attratti dalle emozioni negative??
il sentirsi “di più”, ma rispetto a quale condizione iniziale?
se lo stato d’animo di partenza è diciamo “neutro”, perchè renderlo triste con sensazioni negative?
siamo masochisti?
una sorta di piacere nell’autolesionismo psicologico…
bisogna cambiare mentalità come dici tu e la vita cambierà sapore…
Secondo me, Vito, le emozioni negative sono “l’acqua” in cui nuotiamo.
E’ “qualcosa” di molto sottile che pervade la mente di tutto il pianeta e di tutti gli esseri umani inconsapevoli.
Ecco che divenire consapevoli dell’universalità delle emozioni negative è il primo passo.
Seguire il consiglio di Franz è il secondo.
Godere della vita in toto è il terzo.
non posso che essere d’accordo!!
tudo fica pior quando é numa relação porque o peso emocional é muito maior
Olá meu Português é o tradutor do Google, espero que você entenda o que eu digo o mesmo … Seu comentário é apropriado e você está certo.
Você pode escrever em Inglês?
perfettamente d’accordo. le emozioni negative sono come un veleno che assorbiamo costantemente e con cui finiamo per identificarci, intossicandoci. I motivi sono tanti.…intanto perchè ci sono!..ci travolgono talmente spesso, che finiamo per considerarle come una parte ineluttabile dell’esperire…inoltre ci “scuotono”..cosa che per alcuni è quasi un “brivido”, la conferma di esistere…alcuni creano vere e proprie automitologie basate sulla sofferenza. Soffro, quindi sono. E poi anche, sono, soffro e la colpa degli altri!!!…Insomma, su quella valanga di merda che sono le emozioni negative, c’è chi ci costruisce sopra la personalità e la “cristallizza”..
però..non si può negare che tali emozioni ci siano…ci attraversano, passano attraverso di noi, e – se non ci identifichiamo – ci rivelano anche molto sia dei varchi di coscienza che abbiamo, sia dell’atmosfera che abbiamo intorno…ma “acquisita l’informazione”, occorre sbarazzarsene subito!..con una’operazione di disintossicazione. Dolore e piacere sono i due cardini dell’esperire..appena ci muoviamo incontriamo e/o ci scontriamo con la vita, le cose e le persone. ma tutti sappiamo che ciò che ci fa crescere sono le emozioni positive.…quelle negative ci rivelano solo la complessità e l’imperfezione nostra del vivere, cioè i limiti da superare. Non sono aggirabili (se non vivendo con lo scafandro e l’armatura, a costo di non muoversi e non respirare), ma il segreto è appunto “non trattanerle”. Aggiungo, rispetto a ciò che ha detto franz, che oltre al lavoro di “cecchinaggio” mentale indispensabile per sgamarle appena si presentano, occorre anche un LAVORO FISICO..perchè le fottute emozioni negative creano contrazioni croniche nel corpo (contrazione addominale, curvatura della spina dorsale, rigidità della mascella…tanti gli esempi..), che “costringono” poi la psiche all’identificazione, visto che il corpo trattiene le negatività, cristallizzandole come una corazza muscolare-caratteriale. Quindi è necessario anche una buon lavoro sul corpo..di quelli tradizionali (yoga, tai chi..) o di terapia ad hoc (bionergetica reichiana-loweniana ad esempio..o feldenkrais..).
saludos da Rob (contratto cronico)