Cornamuse, lacrime e forme pensiero
Ieri sera ho postato una bellissima esecuzione per cornamusa del famosissimo brano “Amazing Grace”. Quasi tutti si sono sentiti toccati intimamente da quel brano. Perchè?
Io credo che i fattori siano molti. Quelli di cui posso parlare sono quelli che ho potuto osservare in me stesso, osservazione che condivido qui.
Innanzitutto gli strumenti a fiato fanno mondo a sè nel quadro degli strumenti musicali. Il fiato è il respiro e il respiro è la base della vita. Uno strumento a fiato esprime quindi una qualità vibratoria molto vicina a ciò che più sta all’interno di un essere umano. D’altronde, quando si dice “il soffio della vita” si parla di questo, no?
La cornamusa ha però qualcosa in più. Innanzitutto è strutturata in modo da produrre due o più tonalità contemporanee. Una bassa e una alta, alla quale è riservata la produzione della melodia. Vi è quindi una continuità di conduzione sonora e tonalità che porta l’ascoltatore all’interno della musica in un battibaleno, grazie alla mancanza di “stop” nell’emissione sonora.
In più, le tonalità prodotte dalla sezione melodica solista hanno spesso la qualità di un “singhiozzo”. Il suono di una cornamusa, quando suonato volontariamente in questo modo, riverbera nella memoria emotiva come un pianto.
Fin qui la parte relativa allo strumento.
Per quanto riguarda il brano “Amazing Grace”, in particolare… beh, qui la faccenda è seria!
Ascoltandolo infatti, quanto meno per quanto riguarda il sottoscritto, l’emozione che si produce è qualcosa di estremamente malinconico, oltre che molto, molto dolce. Come la carezza o l’ultimo saluto che si può dare ad un amico in partenza o ad un caro che è mancato.
Amazing Grace è il classico brano che nel mondo anglosassone si associa… ai funerali o alle occasioni di particolare tristezza.
Chi lo ha composto voleva far riverberare in realtà un altro sentire. “Amazing Grace” significa infatti “Grazia meravigliosa”. E in effetti, in quei rari momenti in cui si tocca un vero stato di grazia, la reazione emotiva è di grandissima commozione, con una qualità del tutto diversa dalla commozione per tristezza ma che, di fatto, in qualche modo ne è affine.
Nel mondo, centinaia di milioni di persone associano questo brano con la tristezza del distacco. Questo “sentire comune”, ripetuto nel tempo, genera una sorta di onda, una perturbazione in quello che a volte viene chiamato “inconscio collettivo” ma che, almeno in questo caso e solo secondo il mio parere personale, è una specie di campo emotivo, formato dai campi emotivi dei singoli esseri umani.
A lungo andare, questa perturbazione raggiunge una sua forma, una sua persistenza, come un’eco che si riflette sulle montagne. Con la differenza che in questo caso non c’è l’attrito dell’aria a smorzarne la propagazione.
Quando si ascolta un brano così intensamente “caricato” dal dolore di tante persone che, ascoltandolo si trovano a provare tutte un’emozione simile, si finisce per collegarsi a questo campo.
Un campo immenso, molto forte, in quanto generato dall’emotivo di così tanti esseri, è in grado di influenzare il nostro stesso campo emotivo, allo stesso modo in cui una luce molto intensa lascia un fantasma sulla nostra retina, riproponendosi anche ad occhi chiusi.
Quello che ci tocca in questo caso quindi è la sinergia tra quello che chi ha scritto “Amazing Grace” voleva trasmettere, riuscendoci benissimo e quella “forma” creata dal pensiero emotivo di centinaia di milioni di persone nell’arco di decine di anni.
Qualcosa in grado di toccare chiunque, anche se non ha mai ascoltato “Amazing Grace” ad un funerale o in un’occasione triste.
Una “forma-pensiero” può essere qualcosa di estremamente potente. In grado di cambiare anche la materia.
Io personalmente ritengo che molti “miracoli” siano in realtà prodotti dalla stessa fede espressa dalle migliaia di persone che in essi ripongono la propria fiducia, concentrazione e speranza.
In natura, tutti i simili si attraggono (non sto parlando di polarità, ma di similitudine). Una forma pensiero sufficientemente condensata è in grado di attrarre a sè l’emotivo che vibra su un piano simile che, prima o poi, finisce per adeguarsi, allo stesso modo in cui un campo magnetico finisce per trasferirsi ad un pezzo di ferro originariamente dotato di carica magnetica quasi nulla.
Ritornerò sull’argomento, perchè, guardando le cose sotto questo punto di vista, sono tanti i fenomeni inspiegabili che, improvvisamente, acquistano una diversa chiarezza.
Non so se è esattamente pertinente all’argomento, ma riflettere sulle reazioni emotive collegato all’ascolto della musica mi ha fatto venire in mente un’osservazione che faccio spesso ma che non riesco bene a spiegarmi.
A volte mi capita di ascoltare distrattamente canzoni anche banali, o addirittura per le quali non provo nessunissimo interesse e, ad un certo punto un particolare cambio di tonalità, o un intervallo musicale specifico, mi attirano l’attenzione provocandomi una risposta emotiva molto forte, magari proprio la commozione.
In questo caso non è la canzone in generale né il testo (magari anche stupido), ma proprio QUEL PASSAGGIO MUSICALE che mi risuona inspiegabilmente.
La cosa mi fa intuire il grande potere del suono e della musica.
Rispetto all’articolo, osservazione impeccabile che mi sento di condividere.
Credo anche che ogni genere di musica contenga in sé, per così dire, i pensieri-forma caratteristici di quella specifica cultura da cui proviene, la storia, le abitudini, i valori etc…
Ascoltando bene un tipo di musica (soprattutto se “tradizionale”) , si può arrivare a cogliere lo “spirito” della cultura che lo ha generato, anche solo un “vago sentire”.
Come se quella musicalità contenesse il codice genetico di quella specifica tradizione.
O, prendendo spunto dall’articolo, le forme-pensiero delle gente che ha “fatto” quella tradizione…..non so….argomento importante e vasto….ma molto affascinante!
Grazie Franz!
Molto bella.
Devo dire che a me, il suono delle cornamuse, mi ha subito ricordato i file audio di mantra che ogni tanto carichi.
Hai ragione. In effetti il suono della cornamusa, insieme a quello del didjeridoo, lo strumento australiano, hanno sonorità molto simili a quelle prodotte con l’esecuzione di un mantra.
Tra l’altro, entrambi sfruttano la circolarità del suono, anche se nello strumento australiano la riserva d’aria non viene trattenuta in una sacca ma all’interno del corpo del suonatore. Una tecnica estremamente particolare che porta ad una respirazione circolare continua con importanti effetti sul corpo.
Caro Franz,
anche io penso che una “forma-pensiero” potente è in grado di cambiare la materia.
Ti immagini infatti se tutti gli individui, o parte di essi, dotati della stessa fede, fiducia, concentrazione e speranza si trasformassero per un istante in un corpo di materia diverso da quello che hanno attualmente?
Sul pianeta le “forme-pensiero” sufficientemente condensate come tu dici con musica, giornali, televisione e trasmettitori di onde sono state capaci di attirare gli emotivi di molti individui e farli adeguare alla loro “forma-pensiero”.
Mi chiedo e ti chiedo: un corpo umano, che contiene ferro, come si comporta se viene attraversato da un campo magnetico?
Spero di non essere andato fuori tema.
Saluti Vito S.
Ma… caro Vito, il corpo umano E’ costantemente attraversato da un campo magnetico, quello terrestre. Un campo che, pur essendo poco percepito, non è affatto debole.
Se parli di un campo magnetico molto, ma molto forte… beh, ricorda che, al di là degli effetti sul ferro e sulle sostanze magnetiche, un campo magnetico è sempre associato ad uno elettrico.
Se il campo in questione è sufficientemente forte… il ferro tenderà ad allinearsi lungo le linee di tale campo, ma non ho idea di quali possano essere le conseguenze. Per quanto riguarda gli altri effetti, quelli legati al lato elettromagnetico… un campo sufficientemente forte è in grado di mandare in palla l’attività di cervello e cuore.
Letale, in altre parole.
Amazing Grace non viene suonata (o associata) solo a momenti tristi (vedi funerali), ma è utilzizata anche in momenti di gioia solenne… per esempio durante i matrimoni 😉
Mais oui… solo che per un meccansimo abbastanza facile da osservare, gli eventi che producono emozioni “negative” rimango più impressi degli altri.
Grazie del passaggio e del commento!