Tempo in contrazione.
Osservavo qualche giorno fa come, a volte, la percezione del tempo, anzi che espandersi, si contragga.
Un effetto abbastanza comune, sperimentabile ad esempio quando viviamo un momento piacevole, al termine del quale è abbastanza facile che accada di dire: Il tempo è volato.
Esattamente il contrario di quell’esempio fatto poco tempo fa, in cui il tempo si dilata, ad esempio in situazioni di pericolo.
Cosa fa la differenza? Cosa produce la percezione di una contrazione in un caso e di un’espansione in un altro?
Credo che la cosa sia da ricercare nel piano su cui si focalizza l’attenzione, o su cui diviene attiva la consapevolezza.
Evidentemente il fatto che il tempo passi più veloce di quanto si pensi implica che le impressioni che ci raggiungono cambiano in quantità e qualità.
Al di là degli aspetti emotivi legati alla percezione del tempo (aspettativa dell’istante successivo), qualcosa accade davvero al nostro sistema percettivo.
La nostra percezione della realtà, fortunatamente, ha la possibilità di espandersi, di diventare attiva su diversi livelli, un po’ come se ad un televisore aggiungessimo un decoder satellitare.
Il televisore è la nostra consapevolezza e il decoder l’accumulo di esperienze oggettive.
Il nostro spazio di esperienza si amplia nel momento in cui ciò che entra a far parte di noi genera nuove possibilità di percezione.
Quindi abbiamo la possibilità, di volta in volta sempre più marcata, di essere consapevoli, di percepire realtà meno “materiali” o, quantomeno, non usuali.
Ma come abbiamo visto in altri post, a mano a mano che ciò che sperimentiamo si fa più sottile, aumenta la frequenza vibratoria di ciò che percepiamo.
Se non vado errato, che potrebbe benissimo essere, quando la nostra consapevolezza si esplica lungo una frequenza vibratoria maggiore, si focalizza e quindi inizia a “campionare” questa nuova realtà con maggior frequenza.
Dal punto di vista soggettivo, l’intervallo di tempo sperimentato rimane sempre quello ma, al termine dell’esperienza, il numero di impressioni raccolte su un piano e sull’altro risulta essere del tutto diverso. Molte di più sul piano più sottile, molte di meno su quello più materiale.
Ed ecco che il tempo relativo al piano “inferiore” (quello più materiale) risulta passare molto più velocemente. Meno impressioni, meno fotogrammi. Meno fotogrammi, riproduzione accelerata.
Ecco perchè la percezione del tempo, in stati di meditazione o di profondo raccoglimento, cambia totalmente nei confronti della realtà esterna.
Fra’ sei un genio.
:coffee:
Un articolo davvero interessante e, credo, ricco di spunti di riflessione (oltre che stimolo, per una mente almeno “curiosa”, ad apprendere tecnologie interiori come la meditazione).
Una riflessione: di fronte a tali osservazioni, penso a quanta gente si sente “schiava del tempo”, e usa pensare (e dire) spesso: “non ho tempo”, “se avessi più tempo”, “il tempo è tiranno” o, peggio ancora, “non so come ammazzare il tempo”.… :bike:
.…credo che il tempo o lo domini o ti domina.…e per dominarlo, occorre innanzitutto prendere consapevolezza del fatto che può dilatarsi, o contrarsi e che questo, in qualche misura, dipende dal nostro stato di coscienza.…
E poi, si dice, si può arrivare a “vederlo” e, quindi, entrare nel non-tempo..e, dopo lo stupore :wow:
.…la gioia! 8)