Nell’esporre il semplice concetto che seguirà prenderò a prestito le Caste come erano concepite nell’antica India.
Il concetto, facile da esporre ma difficile da realizzare, è che L’INTERA SOCIETA’ E’ UN UNICO ORGANISMO E LE ATTIVITA’ DEI SINGOLI GRUPPI DOVREBBERO MIRARE AL BENESSERE COLLETTIVO.
Nella Cultura Vedica quest’unico organismo sociale era così suddiviso: la testa del corpo sociale era rappresentata dai Brahmana, gli studiosi del Brahman, i Sacerdoti illuminati. Questi davano le direttive su come dirigere il corpo sociale, sia materialmente che spiritualmente.
La classe degli Kshatriya, cioè i guerrieri e gli amministratori difensori della società, era paragonata al torace e alle braccia, ed erano sempre consigliati dai Sacerdoti.
Poi vi erano i Vaishya, cioè gli agricoltori e i commercianti che, paragonati allo stomaco e al ventre, avevano il compito di procurare la sopravvivenza fisica della società.
Infine vi erano gli Shudra, cioè gli operai, artigiani e artisti che col loro lavoro davano un prezioso contributo alla vita sociale.
Queste erano le quattro Caste, dette Varna.
Esistevano anche degli esseri “fuori” dalle caste, ma questo è un altro discorso.
Il punto importante che si mette in evidenza pensando alle caste, così com’erano concepite nell’antica India, è il fatto che tutti erano consapevoli di far parte di un unico organismo e il lavoro del singolo non era mirato esclusivamente al benessere personale, quanto piuttosto a quello collettivo.
Il concetto era questo: “se la società è sana, prospera e felice, anch’io – in quanto membro della società – sono felice e appagato.
Attenzione però a non confondere questa struttura sociale col Comunismo. Quella società era lontana dal comunismo come il giorno lo è dalla notte.
Infatti, per loro, il benessere fisico ed economico non era fine a se stesso, ma era inquadrato all’interno di una più vasta “visione” evolutiva di natura spirituale.
Ma questo è un altro discorso di cui, forse, parlerò un’altra volta.
Facile, a questo punto, riflettere sulle enormi differenze esistenti tra quella “evoluta” società e la nostra.
E’ facile notare, infatti, come nella società attuale nessuna delle parti del corpo sociale faccia il bene della collettività (anche se tutti si spacciano per benefattori).
Le attività dei singoli gruppi odierni, essendo egoistici, mirano (consapevolmente o meno) all’avvelenamento e alla disgregazione del corpo sociale; oppure assistiamo all’asservimento delle classi inferiori ai fini puramente materiali di quelle superiori.
Per dirla papele papele:
“Oggi ognuno fa i cazzi suoi…e il corpo sociale se ne va a puttane!”
Le classi sociali: elementi di un unico corpo – By Giuseppe
Nell’esporre il semplice concetto che seguirà prenderò a prestito le Caste come erano concepite nell’antica India.
Il concetto, facile da esporre ma difficile da realizzare, è che L’INTERA SOCIETA’ E’ UN UNICO ORGANISMO E LE ATTIVITA’ DEI SINGOLI GRUPPI DOVREBBERO MIRARE AL BENESSERE COLLETTIVO.
Nella Cultura Vedica quest’unico organismo sociale era così suddiviso: la testa del corpo sociale era rappresentata dai Brahmana, gli studiosi del Brahman, i Sacerdoti illuminati. Questi davano le direttive su come dirigere il corpo sociale, sia materialmente che spiritualmente.
La classe degli Kshatriya, cioè i guerrieri e gli amministratori difensori della società, era paragonata al torace e alle braccia, ed erano sempre consigliati dai Sacerdoti.
Poi vi erano i Vaishya, cioè gli agricoltori e i commercianti che, paragonati allo stomaco e al ventre, avevano il compito di procurare la sopravvivenza fisica della società.
Infine vi erano gli Shudra, cioè gli operai, artigiani e artisti che col loro lavoro davano un prezioso contributo alla vita sociale.
Queste erano le quattro Caste, dette Varna.
Esistevano anche degli esseri “fuori” dalle caste, ma questo è un altro discorso.
Il punto importante che si mette in evidenza pensando alle caste, così com’erano concepite nell’antica India, è il fatto che tutti erano consapevoli di far parte di un unico organismo e il lavoro del singolo non era mirato esclusivamente al benessere personale, quanto piuttosto a quello collettivo.
Il concetto era questo: “se la società è sana, prospera e felice, anch’io – in quanto membro della società – sono felice e appagato.
Attenzione però a non confondere questa struttura sociale col Comunismo. Quella società era lontana dal comunismo come il giorno lo è dalla notte.
Infatti, per loro, il benessere fisico ed economico non era fine a se stesso, ma era inquadrato all’interno di una più vasta “visione” evolutiva di natura spirituale.
Ma questo è un altro discorso di cui, forse, parlerò un’altra volta.
Facile, a questo punto, riflettere sulle enormi differenze esistenti tra quella “evoluta” società e la nostra.
E’ facile notare, infatti, come nella società attuale nessuna delle parti del corpo sociale faccia il bene della collettività (anche se tutti si spacciano per benefattori).
Le attività dei singoli gruppi odierni, essendo egoistici, mirano (consapevolmente o meno) all’avvelenamento e alla disgregazione del corpo sociale; oppure assistiamo all’asservimento delle classi inferiori ai fini puramente materiali di quelle superiori.
Per dirla papele papele:
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