Come nasce la moda (ovvero come gestire il pensiero altrui)
Sei un creatore di moda, uno stilista.
Prendi un opinion-maker (ovvero una di quelle persone che vengono riconosciute come “autorevoli” dal pubblico), gli dici che l’anno prossimo andrà di moda il verde vomito.
Quello, tranquillo tranquillo, comincerà a parlare, a diffondere il verbo.
Nel giro di pochi giorni il tam tam parte, serpeggiando nella rete. Ma siccome la fonte è l’opinion maker di cui sopra, le agenzie gli stanno dietro. A quelle seguono i media e dopo una settimana ti becchi il classico servizio sulla moda con un po’ di anoressiche sculettanti.
E in men che non si dica non troverai altro nei negozi che vestiti verde vomito.
E tu, che ami vestire di blu elettrico, devi continuare a vestirti come l’anno scorso, perchè se ti azzardi a chiedere qualcosa di diverso dal verde vomito… non trovi nulla!
Questo più o meno è il processo con cui, tramite la moda, si costringe in pratica la gente a vestirsi secondo canoni del tutto prefissati.
Le cose non cambiano di molto, quando si vuol fare in modo che la massa pensi in un determinato modo. Al posto dello stilista, metteteci qualcuno con abbastanza denaro e potere da ricoprire un ruolo direttivo a livello governativo internazionale.
Saltate a piè pari l’opinion maker, e il gioco è fatto. Avete mai fatto caso che i movimenti d’opinione cominciano quasi sempre dalla stampa?
A meno che non si parli di un personaggio talmente grande, talmente influente, da far parlare di se’ le persone, prima dei media.
E’ il caso di un Martin Luther King, di un Mandela o, tanto per fare un esempio illustre, un Gesù Cristo.
In questi casi la comunicazione è avvenuta prima a livello personale, di persona in persona. E solo dopo è finita in mano ai media.
Oggi la comunicazione ha raggiunto velocità completamente impensabili, fino a poco tempo fa. Questo permetterebbe il nascere di eventi spontanei e di correnti di pensiero.
Ho usato il condizionale perchè in realtà, nella stessa velocità sta anche il limite di questa possibilità.
La rete è letteralmente traboccante di stronzate, superficialità e brutture.
Questo rende estremamente difficoltoso distinguere le informazioni sensate da quelle senza fondamento ma, soprattutto, fa in modo che sia praticamente impossibile che un contenuto dalle connotazioni profonde si diffonda davvero.
E questo grazie al fatto che la gran parte degli esseri umani va alla ricerca unicamente di cazzate.
E la rete, così veloce, li accontenta immediatamente.
Quando cercate qualcosa su Google, i primi risultati sono quelli che le persone che cercano lo stesso termine vanno a vedere più frequentemente, oppure di coloro che pagano per essere lì. Il tutto in modo direttamente proporzionale alla diffusione della parola che cercate.
Se ad esempio cercaste “ricerca della verità” su Google, trovereste che sono pochi i risultati attinenti, forse 4 o 5 al massimo. Poi arrivano quelli simili, e vi trovate affogati nelle recensioni del film “La ricerca della felicità”.
Capite come funziona il giochetto? Più la gente è superficiale e meno la rete la metterà in grado di trovare contenuti seri. E meno contenuti seri troverà più si butterà sulle stronzate.
Questo mondo, da sempre non desidera che si sappia la verità, e quindi applica un famoso teorema sulla sicurezza, che ne definisce i livelli.
Primo livello: non conosco l’informazione (ma posso sempre cercarla)
Secondo livello: non so che esiste l’oggetto di un informazione (ma posso sempre farmi venire il sospetto e mettermi a cercarlo)
Terzo livello: non ho neppure il sospetto che l’oggetto dell’informazione possa esistere. (non so che esiste e non ho nessun motivo per cercarlo. Ergo non lo troverò mai)
Indovinate dove ci troviamo?
Quarto livello?
Centro! :party:
al 3° livello naturalmente se consideri la maggioranza di utenti della rete… ad ogni modo ora capisco perché fin dall’adolescenza ho sempre avuto una “naturale avversione” nei confronti della “MOTA” (come dice Attola il Fratello di Dio) tanto e vero che ho seriamente preso in considerazione la possibilità di disegnare da me gli abiti da indossare.… e poi perché deve essere un altro a determinare come io “sento” di volermi vestire? o determinare della mia vita?
Come disse Nico (mitico Steven Seagal in uno dei pochi film belli che ha fatto forse perché in parte autobiografico) “se a voi va bene così… a me non sta affatto bene!!!”
Ergo.… ne deriva che non sono un “LEMMING”!!! :deny:
Nico… troppo mitico quel film! Pensa che Seagal per parecchi anni è stato incaricato direttamente dall’Hombu Dojo (il Dojo centrale in Giappone) di sovraintendere la diffusione dell’Aikido negli States.
Seagal è stato un grande praticante di questa meravigliosa arte marziale e ha studiato direttamente con Kisshomaru Ueshiba, il figlio di Morihei.
Non un’educanda quindi…
Credo che il quarto livello (dove ci troviamo), sia quello nel quale sai con certezza qual’è l’informazione o il percorso per reperirla, solo che non è quella giusta. Ma sei assolutamente convinto che lo sia… Al punto che ti scagli con odio e veemenza contro quei rari “alternativi”, che più propugnano idee vicine alla verità, più sono attaccati con determinazione.
E non ti viene neanche il dubbio che, per esempio, il bene e il male non sono proprio quelli che ti hanno sempre descritto, che la verità non è quella che ti viene venduta come tale, che la menzogna si nasconde dietro sorrisi melliflui e spiegazioni convincenti… se ascoltate con superficialità e passività.
Credo che il mondo sia ad un passo dall’accogliere un completo sovvertimento di valori.
La forma creduta e vissuta come sostanza, lo sbagliato con il giusto, la menzogna per la verità, il lerciume ritenuto normalità.
Messi bene neh…? :bleah:
Centro pieno! :party: