Per puntare la volontà…

…occorre premere dall’interno, il che non equivale a chiudersi nel cesso, ma quasi!

Diciamo che la faccenda è abbastanza semplice; ingredienti: mente, pensiero, cuore, concentrazione… e un pizzico di conoscenza.

La dinamica di qualsiasi sforzo credo sia nota a tutti: si parte con le migliori intenzioni poi, ad un certo punto, o ci si mette la sfiga o ci passa la voglia, e l’obiettivo defunge.

Per avere una ragionevole possibilità di portare a compimento una qualche impresa, al netto di eventi catastrofici o atti divini non richiesti, occorre capire cosa significhi la frase iniziale del post.

Per spiegarmi, farò riferimento ad una sensazione che, molto probabilmente, tutti hanno provato prima o poi nella vita, anche se magari non ci hanno fatto più di tanto caso.

Parlo del momento in cui, all’interno, in modo del tutto inspiegabile, si avverte come una sorta di “accordo”, come se per un attimo ci sentissimo più “affilati”; qualcuno la chiama concentrazione, altri focalizzazione, ma comunque la percezione di noi stessi in quei momenti è di una certa “sintonia” al nostro interno.

Ecco, quella sensazione è quella che si prova quanto vi è un certo grado di focalizzazione. Mediamente tale stato è sufficiente a farci raggiungere un obiettivo prefissato o, quanto meno, farci avanzare sulla strada per realizzarlo.

Il problema è che, il più delle volte, il suddetto stato semplicemente… accade, e noi non siamo in grado di riprodurlo a volontà. Ovviamente esistono anche i colpi di culo e quelli di sfiga, ma anche loro sono fuori dalla nostra portata in genere, quindi non rimane che concentrarsi… su di se.

Innanzitutto la mente: quella cosa che mediamente non si usa e che si è abituati a scambiare con il pensiero (che invece con la mente c’entra come i cavoli a merenda).

La mente è quella cosa che, se concentrata su un’azione, sarà in grado di dirigere alcune delle nostre parti in modo coordinato.

Poi abbiamo il pensiero: come detto sopra il pensiero non c’entra un tubazzo con la mente, quantomeno quando si parla di pensiero ordinario (avete presente quelle “chiacchere” che a volte ci impediscono di prendere sonno? Ecco: quelle lì! Solo che quando ci tengono svegli ne percepiamo l’estraneità che normalmente, nella vita di tutti i giorni, non riusciamo a cogliere).

Il pensiero può essere diretto dalla mente, in modo che innesti un circolo virtuoso, per cui la mente attiva il pensiero e quest’ultimo lavora per risolvere i problemi.

Ovviamente questo implica avere un certo controllo sulle emozioni senza il quale un’emozione più o meno forte è in grado di distoglierci completamente dal nostro cammino.

Indi viene il cuore. Laddove per cuore intendasi la capacità di mettere qualcosa di “caldo” nelle nostre azioni. Il che non significa un mieloso quanto del tutto inutile emotivo new age ma quella cosa che molti chiamano “passione”. Questo serve da carburante per l’intero processo. Ma attenzione: come diceva un uomo molto, molto più avanti di me in queste cose… “la strada della passione è lastricata di cadaveri”. Cosa che sostanzialmente significa saper distinguere tra bisogno e desiderio.

Tutto questo però sarebbe inutile senza il famoso pizzico di conoscenza, ovvero conoscere le leggi che regolano lo svolgersi di un’azione nel tempo.

Ora, messo insieme il tutto, occorre semplicemente…

Inquadrare l’obiettivo, facendo in modo che la mente sia sempre puntata su di esso e non su altri che, invariabilmente, sorgeranno lungo il percorso per sostituirsi al nostro obiettivo originario. Per mantere il punto fermo dovremo usare la volontà, coordinata dalla mente e “propulsa” dal cuore (che come vedete non ci azzecca un accidente con quello che normalmente si intende con questa parola).

Fatto questo, bisogna “stare sulla palla”, senza mai mollare. Il che non significa non sbagliare o cadere, quanto non smettere mai di perseguire quell’obiettivo.

Il tutto, possibilmente, facendo in modo di non rimetterci le penne, avendo fissato un obiettivo al di là delle nostre effettive e reali possibilità.

Ma, dato che abitualmente le nostre possibilità sono ben oltre quello che riteniamo (per la paura di farci male, di far brutta figura, per pigrizia e per mille altre ragioni), intanto conviene partire.

Lungo la strada la famosa “mente”, oltre che coordinare tutto il resto, avrà un importantissimo compito; quello di capire quando stiamo pisciando troppo fuori dalla tazza (un po’ è indispensabile, d’altronde).

Messo insieme il cocktail di cui sopra, occorre ascoltarsi con molta attenzione; ad un certo punto si avvertirà la famosa sensazione di “accordo”; in quel momento occorre dare il massimo e spingere a fondo sull’acceleratore.

Anche se, a onor del vero, a volte è proprio spingendo a fondo sull’acceleratore che si trova la condizione di massimo “accordo”.

Ma questa è un’altra storia!

Condividi
2 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Luna

Grazie per l’articolo! 😀

simone

:finger: simonenomis :finger: