Stare dritti non è cosa che si improvvisa.
Come diceva il tizio? Nessuno nasce imparato.
Innanzitutto cosa significa stare dritti: è un’allocuzione gergale che sta per… non piegarsi.
Ma stare dritti non ha nulla a che vedere con la rigidità, ne con la testardaggine o con la stupidità o lo zelo. Stare dritti è quell’atto che si compie quando si agisce secondo i propri principi, anche quando questo agire viene osteggiato da tutto il resto della macchina umana, nostra o altrui.
La cosa è molto complessa, perchè bisogna imparare a discernere tra ciò che deve essere fatto e ciò che si vorrebbe fare.
Facciamo un esempio; un uomo disarmato vede tre delinquenti armati di pistola che assalgono una vecchietta. Qualcosa al suo interno lo fa accorrere in soccorso della vecchia. Risultato: i tre delinquenti uccidono la vecchia ed anche lui.
E’ stato dritto quest’uomo? No, solamente idiota, in quanto ha agito sulla base di un sentire superficiale, senza pensare e sacrificando inutilmente la sua vita e quella dell’anziana.
Un altro esempio: in una scuola uno dei professori decide che alle sue lezioni tutti gli allievi si devono vestire di bianco. Uno di essi non desidera farlo, perchè odia il bianco e, soprattutto non sente alcuna necessità di uniformarsi alle regole dettate arbitrariamente da qualcuno di cui non riconosce l’autorità, quantomeno sul modo in cui si debba vestire.
L’allievo viene progressivamente isolato dalla massa degli altri. Il professore lo interroga tutti i giorni facendogli domande assurde e appioppandogli continuamente insufficienze. Nonostante questo il giovane continua a vestirsi come gli pare, denuncia il fatto alla presidenza e, per questo, viene ancora più isolato.
Un giorno il ragazzo si alza in piedi e spiega al resto della classe perchè si comporta in quel modo, parlando di ciò che sente e delle ragioni che lo muovono. Mentre parla spiega anche a tutti gli altri ragazzi e che, da quando si sono uniformati al volere del professore, hanno anche cambiato il modo di rapportarsi con lui, che lo hanno isolato negandogli la loro amicizia semplicemente perchè diverso da loro nel comportamento. Poi, rivolgendosi al professore che schiuma rabbia, gli spiega chiaramente che il suo è un comportamento iniquo e che tutto questo è ingiusto e immorale.
Dopo di che si alza, esce dalla classe e cambia scuola.
E’ stato dritto questo ragazzo? Si! Eccome! Perchè ha seguito il proprio sentire nonostante la sofferenza che l’isolamento e le ritorsioni del gruppo gli hanno imposto nel corso dei mesi e l’ha spiegato chiaramente nonostante le conseguenze di questo atto.
Ancora un esempio. Il capo ufficio dice una palese stronzata. Tutti quanti annuiscono con fare compreso e condividono apertamente la stronzata. Noi non ci uniamo al coro e, in segno di disapprovazione, alziamo un sopracciglio. Qualcuno se ne accorge e qualcuno no. Non passiamo inosservati ma neppure partiamo per una guerra.
Siamo stati dritti? Si! Perchè abbiamo comunque espresso il nostro parere e il nostro sentire, senza cercare di convincere nessun altro delle nostre ragioni.
La capacità di muoversi in questo modo non si può improvvisare. Occorre allenarla, esattamente come faremmo con un muscolo, ma con in più la concentrazione che potremmo mettere nell’apprendere una lingua straniera.
Questo perchè la paura, il bisogno di riconoscimento e di appartenenza sociale (sia ad un gruppo di lavoro, che di amici, che religioso o altro) faranno di tutto per farci abbassare il capo e, nella maggior parte dei casi… ci riusciranno.
Non è sempre facile avere la presenza per riconoscere che un nostro atteggiamento è generato dalla paura di rimanere soli, per fare un esempio. Oppure che ci muoviamo in un certo modo solo per essere accettati da una persona che ci sta particolarmente cara.
Ma è esattamente in quel momento che cessiamo di stare dritti. E’ una cosa che accade nel momento in cui non siamo consapevoli di quello che facciamo e di quello che sentiamo.
La nostra azione (ivi compreso lo stare fermi che, anche se non sembra, in molti casi è più difficile che agire) dovrebbe sempre essere generata da una scelta consapevole.
L’importante è essere consapevoli delle nostre vere motivazioni. Solo allora possiamo davvero operare una scelta, perchè lo facciamo sulla base di ciò che riteniamo vero e non di ciò che temiamo o riteniamo di sapere. Allora l’azione diviene davvero tale, anche quando si risolve nel non fare nulla.
Ma questa non è una cosa facile da realizzare. Significa essere sempre presenti a se’ stessi, sempre di più man mano che l’osservazione dei nostri stati emotivi, mentali e fisici approfondisce la conoscenza di noi stessi e della nostra personalità.
Stare dritti non è affatto facile, perchè significa andare spesso contro la natura stessa del mondo, che tende a muoversi secondo la linea di minor resistenza.
Allora uno dice: decido di fare sempre il contrario di quello che fanno gli altri. Bravo pirla! Ancora una volta ti sei mosso per paura e non per desiderio, per cecità e non per realizzazione, per pigrizia e non per realizzare qualcosa.
Non è facile stare dritti, ma soprattutto non è cosa che si realizzi di colpo. Occorre accettare di piegarsi, opponendo sempre più resistenza e cercando di migliorare sempre di più in questo difficilissimo esercizio.
I risultati arrivano prima o poi, ma bisogna avere la pazienza di vedere la nostra schiena raddrizzarsi giorno per giorno, millimetro per millimetro.
Bellissima spiegazione!!!!!!!
Ti ringrazio. :bye:
Fin d ragazzino ho sempre avuto un motto: mi spezzo ma non mi piego.
Con gli anni ho capito che vincere non vuol dire opporsi sempre con forza, ma spesso si riesce a vincere usando sapientemente la forza degli altri.
Ti capisco perfettamente. E se mi posso permettere, aggiungerei che non sempre è necessario scegliere se piegarsi o spezzarsi, anche se a volte ci si è costretti.
Buona notte! :bye: