Le forme del pensiero

Il pensiero umano, che si tratti di quello meccanico o di qualsiasi altra forma, più profonda è consapevole, è sempre e comunque una forma di energia, la cui manifestazione più evidente è un limitato (ma neppure troppo) campo elettromagnetico. Un campo che è possibile analizzare con gli strumenti adeguati, fino a stabilire, come in recenti sperimentazioni, una corrispondenza biunivoca tra specifiche variazioni elettromagnetiche e altrettanto specifiche attività di pensiero.

Se si trattasse di un qualunque altro campo scientifico, la conclusione sarebbe stata già tratta da tempo, in modo becero quanto scontato: l’attività del pensiero non è altro che un campo elettromagnetico prodotto da reazioni bio ed elettrochimiche. Ma dato che hanno a che fare con qualcosa che caratterizza (almeno superficialmente) l’essere umano (il famoso, anzi famigerato “penso dunque sono“), ecco che prima di sparare cazzate la comunità scientifica stavolta ci va con i piedi di piombo.

Ma sotto sotto, piacerebbe molto a tanti, troppi cosiddetti uomini di scienza, poter fare un’affermazione di questo tipo.

La solita storia: se provate ad andare a dire a questi “scienziati” che quello che possono misurare loro non è affatto tutto quello che c’è, vi troverete a sbattere contro un muro di quasi totale razzismo intellettuale e verrete bollati alla voce dato che non lo puoi provare, allora non è vero”.

Invece, il pensiero è molto di più di una semplice attività biochimica. O meglio, quello biochimico è solo uno dei tanti aspetti energetici che ne caratterizzano la natura.

L’energia in gioco non è solo quella elettromagnetica. Ma un’energia molto più sottile che, quando potrà essere misurata sperimentalmente, spiegherà alcuni aspetti finora ritenuti a livello di fandonia, come ad esempio l’influenza del pensiero collettivo.

Parliamo in questo caso dell’effetto che il pensiero concentrato di un numero sufficiente di persone può avere sulla materia. Un aspetto sottovalutato ma che, se preso in debita considerazione, potrebbe spiegare molti fenomeni.

Immagino che, salvo pochi fortunati, a quasi tutti sia capitato almeno una volta nella vita di entrare in un ospedale, sia come pazienti che per andare a trovare qualche persona che non stava bene.

E credo sia altrettanto evidente che l’atmosfera di un ospedale è caratterizzata da una qualità di sofferenza perfettamente percepibile che “tocca” immediatamente chi vi entra.

Questa qualità non è dovuta unicamente ad una forma di suggestione, come molti sostengono, ma all’impatto del nostro campo energetico (tutto quanto, non solo quello elettromagnetico) con quello che si viene a creare in un luogo come un’ospedale.

Tante persone che provano sensazioni simili, pensano anche cose simili. La somma di emozioni, impressioni e pensieri simili tra loro crea a sua volta un “campo” che vibra di una specifica qualità, che potremmo genericamente definire in questo caso come sofferenza.

Quando entriamo a contatto con un campo di questo tipo, che per forza di cose è mediamente molto esteso e potente, il nostro campo personale tende immediatamente ad “allinearsi”, per legge di attrazione. Ed ecco che noi sperimentiamo un disagio che aumenta all’aumentare della nostra consapevolezza e sensibilità.

La cosiddetta “simpatia” è un fenomeno ben noto in molti campi, non solo psicologici, ma anche fisici. Strumenti diversi possono entrare in vibrazione per “simpatia” tra loro, quando le frequenze vibratorie di uno sono armoniche dell’altro o comunque compatibili.

L’emotivo ed il pensiero non fanno eccezione; anche loro entrano in vibrazione a seconda della compatibilità. Ed ecco che scattano quelle misteriose “affinità elettive” che tutti sperimentano nella vita.

Nello stesso modo, una uomo o una donna dalla personalità dominante possono creare un campo di influenza intorno a se’ di portata notevole, influenzando il pensiero ed il comportamento delle persone che li circondano. E più aumenta la similitudine, maggiori sono l’influenza esercitata e la sua efficacia e di conseguenza l’omogeneità del comportamento e delle impressioni.

Rendersi consapevoli del fatto che il nostro pensiero e le nostre sensazioni sono nella maggior parte dei casi delle risposte automatiche, per quanto complesse, ad eventi esterni a noi è fondamentale.

Solo in questo modo infatti è possibile andare a cercare quello spazio in cui ciò che pensiamo e proviamo è veramente nostro e non dipendente da ciò che ci accade.

Perchè quello spazio esiste, eccome!

Si chiama “se stessi“.

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4 Commenti
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silvana

tutto vero ho sempre pensato..che p. angela con la sua scienza non potrà mai dimostrare quello che penso di lui…

Artos

Ciao Franz, si può copiare questo articolo e magari qualche altro (copia e incolla) per creare una discussione o riflessione su altri siti o forum? Naturalmente citando la fonte. Grazie ciao

Franz
Reply to  Artos

Ciao Artos. Ne sono onorato e mi fa molto piacere. Tuttavia, permettimi di darti un suggerimento; google si accorge pressoche all’istante se un sito ne copia un altro. Quando questo accade con una percentuale sufficiente di testo “copiato”, puà accadere che Google penalizzi il sito “copiatore”. Quindi, per evitare questa cosa, sarebbe meglio che tu non incollassi tutto l’articolo ma le parti di esso che più ti servono.
Oppure, cosa che si fa spesso nei forum, potresti scrivere una cosa del tipo:
“Salve, ho letto questo articolo ….(e ci metti il link)… che sostiene bla bla bla (e ci incolli qualche spezzone”.
In questo modo non fai correre rischi al forum e oltretutto non gli rompi i maroni con testi magari per loro troppo lunghi.
Il mio è solo uno scrupolo però, quindi fai come ritieni più opportuno. Per me non c’è nessunissimo problema, anzi, come detto prima mi fa solo piacere.
Grazie mille in anticipo e buona giornata! :bye: