Polemica sull’iPhone che traccia gli utenti: ma non è il solo.
Per una volta, ahimè, mi tocca difendere iPhone. Parzialmente, intendiamoci, ma bisogna dare a Cesare quello che è di Cesare.
Fine della parte dotta, passiamo al sodo.
Possibile che la gente ancora caschi in queste stronzate? Davvero credete che sia solo iPhone a tracciare gli utenti? TUTTI i telefoni e sottolineo quel “tutti”, tracciano l’utente. Continuamente. Dal primo GSM in poi (con la tecnologia ETACS era diverso, anche se non molto), l’architettura strutturale stessa della rete, basata su celle, determina la tracciabilità dell’apparecchio mobile.
Una tracciabilità che è diventata pressoche totale dall’implementazione delle reti 3G e, soprattutto dall’inserimento dei GPS all’interno dei circuiti dei telefoni.
Avete un telefono sulla 3G? Bene, allora sappiate che mezzo mondo sa dove siete in questo momento e l’altra metà non lo sa solo perchè non gliene frega un cazzo!
Google Maps registra costantemente la posizione anche a GPS spento, utilizzando la location service della rete cellulare, il più delle volte cone un’accuratezza intorno a venti-trenta metri.
Anche le varie Apps per Android, iPhone e Symbian possono comodamente accedere ai dati posizionali (e lo fanno spesso, senza chiedere il permesso o chiedendolo in modo del tutto sibillino).
Tre quarti del territorio urbano sono coperti da sistemi di sorveglianza video. I dati trasmessi dalla vostra carta di credito, bancomat e telepass sono chiari indicatori. Il sistema di antifurto satellitare della vostra auto, quello di geolocalizzazione dell’IP di connessione della vostra linea ADSL, l’email, la chat su Skype, Messenger, Google o MSN; sostanzialmente tutto il software distribuito su PC e telefoni presenta caratteristiche di geolocalizzazione più o meno esplicitamente dichiarate.
Ergo, la nostra posizione è nota per il 99% del tempo a una gran varietà di persone, enti, società, organizzazioni. E pensare che non venga trasmessa, incrociata, venduta, diffusa, scambiata e comunicata, è un pensiero da coglioni. Con tutte le mie scuse ai coglioni.
Non identificare nel casus belli della notizia in oggetto di questo post una evidente manovra commerciale a discredito dello smartphone più amato del mondo significa vivere con il cervello scollegato. Ma soprattutto non aver capito un cazzo della società in cui viviamo.
O forse pensate che porcate come questa gli altri produttori non le abbiano messe in atto nello stesso modo se non negli stessi tempi? Oggi la profilazione dell’utenza è il nuovo oro, ed è quindi ovvio che quella di raccogliere i dati di posizione con ogni mezzo possibile sia una tentazione a cui è assolutamente impossibile resistere.
Non volete essere tracciati? Allora chiudetevi in un bunker antiatomico e buttate via la chiave. E anche così non credo che basti.
La soluzione non c’è o meglio, c’è ma è di difficile attuazione. Si tratta di annegare la nostra traccia in mezzo a quella di milioni di altre, in modo che non costituisca in alcun modo motivo di attenzione. Ma anche così, è dura non incappare in qualche filtro, in qualche analisi semantica, in qualche raggruppamento pragmatico o sintattico.
La rete presenta questo prezzo. E oggi, stare fuori dalla rete è una cosa praticamente impossibile. Potete farlo naturalmente ma, alla fine, alla prima statistica salterete all’occhio ugualmente.
Quindi cerchiamo di farcene una ragione e di fare in modo che questi dati abbiano una funzione utile. Ad esempio quella di chiarire che non ce ne frega un cazzo di Ruby, delle scopate di Berlusconi o delle fregnacce che costantemente ci vengono sbattute in faccia.
La nostra tracciabilità si può trasformare in un mezzo di comunicazione con cui trasmettere la nostra volontà a chi gestisce la torta. E il bello è che lui crederà di averci rubato l’informazione e non che noi gliela abbiamo fornita di proposito; a quel punto la userà con grande gioia.
E il mondo potrebbe iniziare a cambiare.
in effetti mi son chiesta da dove nascesse questa polemica, come se la tracciabilità fosse la scoperta del mese?! :swim: