Diritto d’autore: è diventato la scusa per bloccare la condivisione
Condivisione: di fatto la parola d’ordine in questa era. E’ idiota, anacronistico, liberticida e oscurantista qualsiasi atteggiamento cerchi di opporsi a questo fenomeno.
Durante la diretta della notte della rete, lo scorso 5 Luglio, qualcuno, non ricordo più chi, ha detto che la democrazia termina nel momento in cui si impedisce la condivisione del sapere.
Trovo questa frase a dir poco illuminante. Quando il sapere viene tenuto segretto, in quel momento la democrazia muore.
Oggi una qualsiasi nozione impiega meno di 20 secondi per fare il giro del mondo. Ed è questo che fa paura a chi detiente il potere. Oggi rappresentato dall’informazione, più che dal denaro. L’informazione è la vera moneta di scambio nell’era della globalizzazione, perchè tramite essa si può gestire il mondo: l’opinione pubblica, il pensiero della gente, le loro emozioni e di conseguenza il loro potere d’acquisto, la loro volontà di spendere denaro… tutto viene gestito tramite l’informazione condivisa.
La rete è un terreno incredibilmente complesso, in cui reperire la giusta informazione è diventata quasi una forma d’arte. Ma sta di fattoc he chunque può diffondere le proprie idee con pochissimo denaro. Certo, Google permettendo, in teoria, ma non è neanche vero questo. Il motore dei motori può fare in modo che un contenuto sia ritrovabile da chi cerca argomenti affini.
Ma chi invece sa che c’è qualcuno che dice cose che gli interessano… di Google se ne fa una sega; va dritto sul sito.
Perchè alla fine diffondere un contenuto sulla rete non è così difficile come si crede. Bastano pochi volantini e il tam-tam delle persone.
Supponiamo che ci sia un sito che spiega come costruirsi un’auto volante con mille euro, ed immaginiamo che si chiami… che so… www.autovolante.it. Google può castrarlo quanto vuole ma basta che uno solo si costruisca un’auto in quel modo e svolazzi in giro e che, quando qualcuno gli chiede “come hai fatto ad averla?”, semplicemente gli dia il nome del sito: “Vai su autovolante.it e trovi tutte le istruzioni”.
E’ un esempio scemo, d’accordo, ma serve per dire che in realtà i contenuti veri, quelli che davvero fanno la differenza, sono difficilmente controllabili. Persino l’onnipotente Google non può fare nulla se il nome di un sito si sparge per passaparola.
Ecco a cosa serve il copyright, il diritto d’autore; non ad assicurare che ad un artista venga attribuita ilmgiusto compenso per l’opera del suo ingegno, ma per evitare che quell’opera possa essere patrimonio di tutti.
Il diritto d’autore, come dice Stallman, non ha nulla a che vedere con la garanzia del diritto dell’autore, ma con quella della major che lo ha sotto contratto.
Personalmente ritengo che inconsapevolmente il mondo stia entrando in una nuova era: quella della vera comunicazione. La nostra società è piena di personaggi che si definiscono “comunicatori” e che, nel migliore dei casi, hanno dei contenuti ma non hanno la minima idea di come davvero si possa trasmetterli con efficacia.
Le persone confondono la comunicazione, ovvero l’atto del comunicare ed il relativo know-how, con il contenuto. Io posso avere tutti i contenuti del mondo, ma se non so come trasmetterli il risultato è sempre lo stesso: non servono a un cazzo.
Se oggi ci fosse in giro un personaggio come Gesù Cristo, ammesso che riuscisse a rimanere vivo, molto probabilmente si affiderebbe alla rete per far conoscere il suo messaggio. Ma non per trasmetterlo.
Si, perchè far conoscere e trasmettere non sono la stessa cosa. A volte si e a volte no. Ci sono cose che non si possono trasmettere se non direttamente, mentre altre possono essere semplicemente diffuse.
Ecco a cosa serve la condivisione. Ed ecco perchè ostinarsi a voler tenere per sè la paternità di un’idea porta solo alla mancata diffusione dell’idea stessa.
Ed è esattamente a questo che stanno puntando con il diritto d’autore: una banale scusa per impedire la condivisione del sapere (si, perchè anche la musica, le immagini e i video sono in realtà “sapere”). Moltissimi l’hanno capito. Solo pochi egoisti, come le major, e alcuni cosiddetti artisti con la capacità di comprensione di un calorifero, si oppongono ancora a questo.
La scusa è idiota quanto banale: secondo loro chi scarica la musica dalla rete fa un danno all’autore. Non è vero un cazzo! Immaginiamo che il signor Smith componga la canzone più bella del secolo. Il signor smith ha un sito, da cui è possibile scaricare un intero CD al prezzo di 5 euro.
Non ci sono spese per il Sig. Smith. Non deve stampare CD, copertine o juwel box. I soldi vanno direttamente a lui. Quindi il guadagno, tasse a parte è tutto suo. Se 100.000 persone scaricano il suo CD a 5 euro, quanti soldi vanno in tasca al sig. Smith? Mezzo milione! Mi pare che ce ne sia a sufficienza, o no?
Il problema è che se facessimo così, le grandi compagnie discografiche andrebbero tutte a puttane nel giro di qualche mese. Perchè non farebbero più parte del processo, capite?
Ecco chi vuole proteggere il diritto d’autore: le major! Perchè senza di esso, i soldi andrebbero tutti davvero agli autori e loro non saprebbero più come campare!
Uno dei primi articoli che scrissi su questo blog fu proprio a proposito dell’idiozia del copyright nei nostri anni. Oggi, a distanza di tre anni lo ripeto: il diritto d’autore è una grandissima cazzata, una manifestazione dell’oscurantismo e della meschinità di questa epoca dedita unicamente al dio dollaro.
:ronf: