Combattere il freddo con il cuore
C’è una differenza fondamentale tra “avere freddo” e “sentire freddo”.
Nel primo caso il freddo è reale, consistente in una bassa temperatura esterna che ci porta a percepire la sensazione in questione. Nel secondo invece la percezione non ha nulla a che vedere con condizioni oggettive di bassa temperatura esterna.
In entrambi i casi, la condizione vissuta non è mai piacevole. Nel primo è anche pericolosa proporzionalmente al reale rigore della temperatura.
Ma al di là di quanto oggettiva sia la condizione meteorologica, il disagio prodotto da una sensazione di freddo è invece sempre soggettivo.
Ci sono persone che col freddo rinvigoriscono, si trovano a loro agio e vedono la propria produttività aumentare e il loro ritmo guadagnare potenza. Altre si fanno abbattere, rallentano e genericamente non stanno bene.
La percezione del freddo dipende da moltissimi fattori interni, completamente emotivi. Una chiusura, ad esempio, determina sempre una insopportazione dello stesso; ci sono persone, ad esempio, che vanno in giro coperte all’inverosimile anche d’estate.
In questi casi di soliti è possibile riscontrare una condizione di chiusura nei confronti del mondo, non necessariamente patologica ma generata ad esempio da situazioni di sofferenza, paura o anche solo stress molto forte.
Al contrario, esistono persone che del freddo se ne fregano altamente (entro certi limiti) nel senso che non sono mai eccessivamente coperte, anche con le temperature più rigide. Di solito si tratta di personaggi con un’energia intrinseca molto esuberante o con un calore interno molto pronunciato.
Quello che ho scoperto dopo molti anni passati ad andare in moto nelle condizioni più assurde è che c’è un modo piuttosto semplice per resistere al freddo di qualunque tipo (vero o soggettivo quindi).
Si parte come sempre dall’ascolto e dalla percezione della differenza. Se in una condizione di freddo si ascolta bene il proprio corpo, si percepirà sempre una differenza tra la superficie (la pelle, diciamo) e le zone più interne. Questo coincide anche con una situazione fisica reale: il corpo, per difendersi dal freddo, tende a vasocostringere in superficie, sia per evitare la dispersione di calore che per aumentare il caldo intorno agli organi interni.
Se facciamo ben attenzione, ascoltando il corpo, è possibile percepire la zona più calda all’interno ovvero, nel 99% dei casi, la zona del cuore.
Se si mantiene l’attenzione sulla sensazione di caldo interno, è possibile fugare in pochi secondi gran parte del freddo e del disagio.
E’ una questione di focalizzazione. In questo modo sostanzialmente costringiamo la mente a fare caso solo al caldo interno e non al freddo esterno.
E’ un trucco che ho messo in atto molte volte in modo del tutto inconscio ma che, se guidato consapevolmente, consente una resistenza straordinaria in condizioni climatiche del tutto sfavorevoli.
Ovvio che, se a questo aggiungiamo anche alcune specifiche tecniche respiratorie, il risultato può essere del tutto sorprendente.
Ma di questo parleremo in un’altra occasione.
Vale anche per il caldo?