Prima l’interesse del gruppo e poi quello dei singoli? Di cosa parliamo?

L’a­ve­vo pro­me­so a Ilia che avrei scrit­to un post sul­la sua ulti­ma fra­se. Cer­to che vie­ne pri­ma quel­lo del grup­po. Ma i pro­ble­mi sono due… pri­mo: qua­le grup­po? Secon­do: chi deci­de qua­l’è l’in­te­res­se del gruppo?

Par­tia­mo dal­l’i­ni­zio, ovve­ro da cosa si inten­de per grup­po. Se pren­dia­mo la defi­ni­zio­ne eti­mo­lo­gi­ca vie­ne qua­si da pisciar­si addos­so dal­le risa­te: “Quan­ti­tà di per­so­ne o cose uni­te insie­me in modo da poter­si abbrac­cia­re in un sol col­po d’oc­chio e con­si­de­ra­re qua­si un sol tutto.”

Ovvio che l’i­ta­lia­no non ha la strut­tu­ra lin­gui­sti­ca suf­fi­cien­te nem­me­no per par­la­re di grup­po. Ma cer­can­do di por­tar­si un po’ più in là, par­lia­mo di grup­po come un’u­ni­tà for­ma­ta da sin­go­li indi­vi­dui, che si muo­vo­no, agi­sco­no e pen­sa­no in modo coe­ren­te tra loro, come un tutt’uno?

Fino a che pun­to? Dove fini­sce l’in­di­vi­duo e dove ini­zia il grup­po? Esi­ste dav­ve­ro que­sta linea di demar­ca­zio­ne in un grup­po idea­le? Lo vede­te che non si rie­sce nep­pu­re a defi­ni­re un vero grup­po? E allo­ra come si fa a par­la­re di “inte­res­se del gruppo”?

E’ que­sto il vero, gros­so pro­ble­ma. Un grup­po deve esse­re for­ma­to da indi­vi­dui. Altri­men­ti non è un grup­po: è un bran­co (di pir­la)! Ma ponia­mo pure che si met­ta­no insie­me degli indi­vi­dui abba­stan­za svi­lup­pa­ti da rag­grup­par­si per un fine comu­ne. Nel­l’am­bi­to del­la ricer­ca di quel sin­go­lo “fine comu­ne” ogni indi­vi­duo si muo­ve­rà ver­so quel fine.

In que­sto caso l’in­te­res­se del sin­go­lo coin­ci­de con quel­lo del grup­po. Fin che dura. Ma quan­do il fine è rag­giun­to il grup­po ces­se­rà di esi­ste­re. E nel frat­tem­po si saran­no stac­ca­ti tut­ti que­gli indi­vi­dui per cui quel­lo stes­so fine ha ces­sa­to di rap­pre­sen­ta­re un interesse.

Quin­di par­la­re del­l’in­te­res­se del grup­po come supe­rio­re a quel­lo del sin­go­lo è un’af­fer­ma­zio­ne vuo­ta e pri­va di senso.

A meno che… a meno che il lega­me che uni­sce que­gli indi­vi­dui pre­e­si­sta al fine del grup­po stes­so. In altre paro­le a meno che sia il lega­me a defi­ni­re il grup­po e non una sem­pli­ce comu­nio­ne di inten­ti. Ma di qua­le lega­me stia­mo parlando?

Un lega­me inte­rio­re? Può esse­re. Ma quan­to deve esse­re for­te la con­sa­pe­vo­lez­za di quel lega­me per per­met­te­re ad ogni sin­go­lo indi­vi­duo di ante­por­re gli altri a se stes­so? Si, per­chè solo così l’in­te­res­se del grup­po diven­ta l’in­te­res­se di ognu­no: solo quan­do ces­sa l’in­te­res­se allo­ra il grup­po esiste.

E l’u­ni­co lega­me che mi vie­ne in men­te a per­met­te­re una simi­le fusio­ne è l’a­mo­re. Se tut­ti gli indi­vi­dui di un grup­po con­di­vi­do­no un amo­re asso­lu­to gli uni per gli altri allo­ra ogni indi­vi­duo del grup­po sarà per ogni altro indi­vi­duo più impor­tan­te di se’ stesso.

Allo­ra si che ci sarà un grup­po. Allo­ra si che il grup­po si muo­ve­rà, vivrà, agi­rà in com­ple­ta unità.

Nes­su­no più impor­tan­te degli altri. Tut­ti più impor­tan­ti di se’ stes­si. Ognu­no por­ta se’ stes­so in dono a tut­ti gli altri che accet­ta­no quel dono in tut­to e per tut­to, ricam­bian­do­lo con pari offer­ta. Que­sto è un grup­po, alme­no secon­do me.

E comun­que, alla fine si par­la di veri invi­dui: tut­ti diver­sa­men­te uguali.

Quin­di non di idio­ti che si muo­vo­no per come tira il ven­to e che, se il ven­to è suf­fi­cien­te­men­te for­te, si muo­vo­no tut­ti insie­me solo per­chè costret­ti dal­la for­za del­la natura.

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Valeria

Amo­re? :wow:
Bel­lo ma… su qua­le Pianeta?