Se lo senti tu, prima di non capirci un cazzo, pensa che lo sentono tutti.

Dipende da come uno si interfaccia con la vita: può essere più o meno sensibile, più o meno vulnerabile e di conseguenza può sentire più o meno distintamente delle sensazioni emotive più o meno profonde.
Quando si dice che qualcosa è nell’aria (riferito ad una sensazione, più o meno forte), non è proprio un modo di dire e basta. In realtà, non tutte le nostre sensazioni hanno un origine endogena (ovvero che parte dall’interno).
Anzi, molto più spesso, queste sensazioni originano dal nostro esterno: da qui il detto di cui sopra.
Ma siccome noi uomini siamo molto egoici, ecco che pensiamo di essere gli unici a provare quel tipo di emozione. Capita così che qualcuno, in particolare vena introspettiva, si ritrovi in serie preoccupazioni perchè non si spiega come mai in un tal giorno si senta in un tal modo. Se poi è poco poco ipocondriaco… è la fine!
Un buon modo per rapportarsi a ciò che si sente è cercare di esulare da questa convinzione, ovvero quella di essere gli unici fatti in un certo modo, e iniziare a pensare che, quando il nostro stato diventa “particolare” e in assenza di motivazioni oggettive per la sua sussistenza, molto probabilmente esso è generato dall’esterno, ovvero dalla situazione che può essere un particolare momento sociale, meteorologico o altro.
Pensandola in questo modo, si ottengono diversi vantaggi: il primo è che, portando la causa di una sensazione di disagio da noi all’esterno, si tenderà ad osservarla in modo meno soggettivo: cosa che porta quasi sempre al ridimensionamento della cosa.
Secondo, con un semplice processo deduttivo potremmo arrivare a pensare che le persone intorno a noi non sono poi così diverse da noi. Il che ci porterebbe a considerare il vicino un po’ meno estraneo di quanto non sia.
Terzo, potremmo osservare che in un certo periodo, alcune sensazioni sembrano essere troppo forti per la realtà dei fatti. Oppure, al contrario, troppo superficiali per essa. E questo ci permetterebbe di farci venire un dubbio in più, tipo: a che gioco stanno giocando? E chi sono i giocatori? O altro.
E’ un modo leggermente diverso di sperimentare la realtà emotiva quotidiana che presenta una sorta di carattere “globale” che, tra le altre cose, è perfettamente in linea con questa epoca.
Provare per credere!
Ciao Franz,
credo, come tu scrivi, che, alle volte, la sensazione di disagio che viviamo provenga dall’esterno
ed effettivamente approcciarsi alla vita a partire da quest’ottica, aiuta a vedere gli eventi con maggiore
distacco e lucidità.
Allo stesso modo credo che quando non troviamo in noi risorse per capire e per vivere uno stato armonico,
possiamo, talvolta, cogliere all’ “esterno” qualcosa in grado di sollevarci, quello stesso qualcosa che
unisce il Tutto (e che al tempo stesso è in noi).
Lo credo anch’io. Se vale in una direzione, perchè non dovrebbe valere nell’altra? Grazie del passaggio e del commento. Buona serata! :bye: